Sede arcivescovile era la città di Arles, dove fungeva da cattedrale la chiesa di San Trofimo, edificata nel V secolo e interamente ricostruita nel XII secolo. Nel 2003 sono stati riportati alla luce i resti di una precedente cattedrale paleocristiana.
Delle molte abbazie presenti nel territorio dell'arcidiocesi, al momento della rivoluzione francese ne sussistevano solo due[3]: l'abbazia benedettina di Montmajour nei pressi di Arles, e l'abbazia femminile di San Cesareo all'interno della città episcopale.
Storia
La diocesi di Arles è stata una delle sedi della Chiesa cattolica più antiche e venerabili della Gallia. La data dell'erezione della diocesi non è nota, ma in ogni caso risale all'inizio dell'instaurazione della Chiesa cattolica in Gallia. Secondo la tradizione san Trofimo avrebbe evangelizzato la città di Arles e ne sarebbe divenuto il primo pastore tra il 220 e il 240.
Storicamente la traccia più antica risale al III secolo. Si tratta di una lettera di Cipriano, vescovo di Cartagine, indirizzata a papa Stefano I per invocare la difesa dei cristiani pentiti della città di Arles, dopo le persecuzioni di Decio, nella quale è nominato il primo vescovo storicamente accertato, Marciano, del quale Cipriano chiede al papa, su rapporto di san Faustino, vescovo di Lione, la deposizione per la sua adesione allo scisma di Novaziano. Questa lettera è datata 254.
Pur essendo una semplice civitas della provincia della Gallia Viennense, nel corso del IV secolo crebbe l'importanza della sede di Arles. In questo secolo vi furono celebrati due importanti concili: il concilio del 314, sotto la presidenza del vescovo Marino, per condannare il donatismo; e quello del 353, quando il vescovo Saturnino cercò d'imporre l'arianesimo.
Fu solo agli inizi del V secolo che anche nella Gallia iniziò ad instaurarsi il sistema metropolitano, già largamente diffuso nelle province orientali dell'Impero. Nel 417papa Zosimo conferì l'autorità metropolitana al vescovo di Arles sulle province della Gallia Viennense e della Gallia Narbonense I e II.[4] Tale decisione fu contestata dai vescovi di Narbona e di Marsiglia, che facevano valere il concetto che nessun vescovo di una determinata provincia poteva essere ordinato dal vescovo di una provincia straniera; e dai vescovi di Vienne, che rivendicavano il diritto metropolitico per il fatto che la città era stata la capitale della provincia Viennense. Questi argomenti furono riconosciuti da papa Bonifacio I che, nel 420, dichiarò che il primato concesso al vescovo Patroclo di Arles era a titolo puramente personale ed attribuì le funzioni di metropolita all'arcivescovo di Vienne. Nel 426 fu nominato vescovo l'abate sant'Onorato fondatore dell'abbazia di Lerino e nel 429 gli successe come vescovo il suo compagno monaco sant'Ilario.
Ma le dispute fra le sedi di Arles e di Vienne continuarono per tutta la prima metà del secolo. Il 5 maggio 450papa Leone I divise la Gallia Viennense in due province ecclesiastiche distinte[5], assegnando a Vienne le diocesi di Valence, Grenoble e Ginevra, mentre ad Arles rimanevano tutte le altre diocesi della provincia, oltre ad alcune della Narbonense II.[6]
Nel corso del VI secolo, l'importanza di Arles crebbe di nuovo, quando nel 513papa Simmaco concesse a san Cesario importanti privilegi e poteri, confermati l'anno seguente[7], che fecero dell'arcivescovo di Arles il rappresentante della Santa Sede nelle Gallie e nella Hispania. Gli storici parlano dell'istituzione di un vicariato di Arles[8], paragonabile a quello di Tessalonica per la Grecia e l'Illirico, che risale già all'epoca di papa Zosimo, ma che si sviluppa soprattutto nel VI secolo. Gli arcivescovi, nella loro qualità di vicari papali, presiedettero a numerosi concili nazionali nel corso del secolo: Parigi nel 552 e 573; Arles nel 554; Orléans nel 541 e nel 549; Mâcon nel 581 e nel 585; Lione nel 570 e Valence nel 574. Durante il VII secolo la primazia di Arles venne meno, fino a scomparire completamente a vantaggio della sede di Lione.
Nel 1475, alla morte dell'arcivescovo di Arles, Philippe de Lévis, papa Sisto IV ridusse il numero delle diocesi appartenenti alla provincia ecclesiastica di Arles, staccandone quella di Avignone, eretta a diocesi metropolitana, alla quale attribuì come diocesi suffraganee quelle di Carpentras, Cavaillon e Vaison.
Nel giugno 1817 fra Santa Sede e governo francese fu stipulato un nuovo concordato, cui fece seguito il 27 luglio la bolla Commissa divinitus, con la quale il papa restaurava la sede metropolitana di Arles, con le suffraganee di Marsiglia e di Ajaccio. Il 1º ottobre fu nominato nuovo arcivescovo Jean-Claude Leblanc de Beaulieu, vescovo di Soissons. Tuttavia, poiché il concordato non entrò in vigore in quanto non ratificato dal Parlamento di Parigi, queste decisioni non ebbero alcun effetto e la sede di Arles non fu mai più ristabilita.
Il più antico catalogo episcopale è contenuto in un sacramentario della Chiesa di Arles; nella sua parte originaria il catalogo è databile all'incirca al 900. L'elenco, compatibile con i dittici per l'uso liturgico, è corrotto in più parti, non contiene nomi di vescovi certi, documentati da altre fonti storiche; e contiene altresì nomi di vescovi dubbi o addirittura spuri.[9]
^Documentazione in Gallia christiana novissima, coll. 21-24, nn. 27-41.
^Testo della lettera papale in Gallia christiana novissima, coll. 39-40, n. 66.
^John N.D. Kelly, Gran Dizionario Illustrato dei Papi, Casale Monferrato (AL), Edizioni Piemme S.p.A., 1989, ISBN 88-384-1326-6. p. 123
^Gallia christiana novissima, coll. 52-53, n. 110.
^Storia della Chiesa, diretta da Hubert Jedin, vol. III, 1992, pp. 259-263.
^Il catalogo è riportato da Duchesne, op. cit., pp. 250-251, e da Albanès, op. cit., coll. 1-3; Duchesne conclude che il catalogo non può essere utilizzato come fonte sicura se i singoli vescovi non sono confermati da documentati storici.
^Menzionato in un catalogo episcopale dell'XI secolo (in francese: Rieul), dove sono menzionati i santi vescovi di Arles, è assente nel catalogo più antico.
^Gallia christiana e La France pontificale inseriscono dopo Marciano san Vittore, che secondo Duchesne è frutto dei lavori di un falsario del Cinquecento, Polycarpe de la Rivière.
^L'antico catalogo episcopale , dopo Marino, inserisce, di prima mano, i vescovi Martino, Nicasio e Crescenzio, non documentati da altra fonte. Duchesne e Albanès non li inseriscono nelle loro cronotassi.
^Un vescovo di nome Valentino, che alcuni autori identificano con il Valentino di Arles, partecipò al concilio di Sardica, celebratosi fra il 342 ed il 344.
^Venne deposto al concilio di Parigi, accusato di eresia ariana. Secondo Duchesne, non è certo che fosse già vescovo quando partecipò al concilio di Arles nel 353; la sua assenza nell'antico catalogo è motivata dal fatto che, essendo per un uso liturgico, il catalogo non poteva menzionare un eretico.
^L'epitaffio di Concordio è datato da Albanès nel 380 circa.
^I vescovi da Grato a Savino, menzionati nel catalogo episcopale arelatense, sono esclusi da Gallia christiana, La France pontificale e Gams. Anche Duchesne e Albanès non danno credito all'antico documento, ad eccezione di Ingenuo, che potrebbe essere l'omonimo vescovo che partecipò al concilio di Nimes del 396. Secondo Duchesne, Ambrogio, Martino, Agostino e Girolamo non sarebbero che i nomi dei grandi santi della Chiesa, venerati e ricordati nel catalogo per il suo uso liturgico.
^Vissuto all'epoca dell'usurpatore Costantino III, che aveva fatto di Arles la sua sede, venne deposto da Costanzo III.
^Assassinato dal magister militum Flavio Felice. Dopo Patroclo, il catalogo arelatense menziona un Euladio; tuttavia è certo che a Patroclo succedette direttamente Onorato; tutti gli storici lo escludono dalla cronotassi di Arles.
^Ravennio convocò e partecipò ad un concilio celebrato ad Arles in data incerta, che gli autori pongono fra il 455 ed il 461.
^Questo vescovo, assente nel catalogo di Arles, è menzionato nel martirologio geronimiano (Arelato civitate in Galliis, Agustalis episcopi, Albanès col. 41). Ammesso da Albanès e La France pontificale, è escluso invece da Gallia christiana e da Duchesne, per il quale potrebbe essere vescovo di Tolone.
^Succedette a Leonzio, secondo una lettera di Ruricio di Limoges, di difficile datazione (Albanès mette un 491 con un punto interrogativo). La vita di Cesario d'Arles lo dà come immediato predecessore del grande santo arelatense: gli autori perciò escludono il vescovo Giovanni, menzionato dal catalogo episcopale tra Eonio e Cesario.
^Menzionato in una data certa per la prima volta nel settembre 506, quando partecipò al concilio di Agde.
^Secondo Gregorio di Tours succedette nel 588 a Licerio. È menzionato nelle lettere di Gregorio Magno da giugno 591 a giugno 601. Incerta è la data della morte. La France pontificale (p. 487), propone quella del 10 ottobre 610, in base ad alcune lettere di papa Bonifacio IV del 613.
^Cipriano è presente nel catalogo episcopale di Arles tra Virgilio e Teodosio; il catalogo ignora Floriano, per cui è incerta la collocazione di questo presunto arcivescovo, se prima o dopo Floriano. È citato come successore di Floriano da Charles-Louis Richard, Bibliothèque sacrée, ou Dictionnaire universel historique, dogmatique, canonique, géographique et chronologique des sciences ecclésiastiques, 1827, p. 69. Jean-Pierre Papon ne critica l'esistenza, pur ponendolo dopo Floriano (Histoire générale de Provence, p. 303). Accettato da Gallia christiana dopo Floriano (col. 541) e da Gallia christiana novissima (col 71) prima di Floriano; è assente invece in La France pontificale, Duchesne e Gams.
^Sospeso dalla carica durante il concilio di Chalon-sur-Saône
^Datazione controversa, in riferimento ai privilegi concessi dall'arcivescovo di Sens all'abbazia di Saint-Pierre-le-Vif, dove viene citato il vescovo Giovanni: per Fisquet e Gams l'anno è il 658; per Albanès il 659; mentre Duchesne dice 660.
^L'antico catalogo menziona in successione due vescovi di nome Giovanni; alcuni autori ipotizzano che le date attribuite a questo vescovo possano in realtà riferirsi a due persone distinte (cfr. Albanès, col. 76, e Gams).
^Dopo i due Giovanni, il catalogo di Arles menziona Anastasio e Austroberto, sconosciuti alla storia, mentre ignora Felice, documentato al concilio di Roma del 679; secondo Fisquet (p. 492) questa omissione rende molto sospetto il catalogo. Anastasio e Austroberto sono esclusi da tutti gli autori fin qui citati.
^Dopo Wolberto, l'antico catalogo arelatense riporta una serie di undici nomi, da Aureliano II ad Arladio compreso, sconosciuti dalle fonti storiche. Nessuno degli autori recenti considera degno di fede questo elenco: Gallia christiana, La France pontificale e Gams ammettono solo i nomi di Policarpo e Ratberto; Duchesne e Gallia christiana novissima invece li escludono completamente dalle loro cronotassi.
^Menzionato nel catalogo arelatense, ma senza nessun'altra documentazione storica a favore. Escluso da tutti gli autori citati.
^La data di morte tradizionalmente attribuita a Notone, 25 aprile 851, non è sostenuta da alcun documento (Albanès, col. 84).
^Secondo Albanès (coll. 97-98), Rostagno potrebbe aver governato l'arcidiocesi oltre il 913, anno tradizionalmente accettato dagli altri autori come quello del suo decesso.
^Non prende possesso della sede, vedi: Jean-Pierre Papon, Histoire générale de Provence, Moutard, 1777, p. 306: «…la sede di Arles rimase vacante per un anno, dopo il quale Pons, vescovo di Orange, ne fu nominato ma non prese mai possesso della sede stessa.» Nessun altro autore accenna a questa nomina, mentre invece è documentato che quando Ponzio divenne vescovo di Orange nel 914, la sede di Arles era vacante.
^Dubbia è la data di dimissione di Iterio, soprattutto perché continuò ad utilizzare il titolo di arcivescovo in documenti posteriori al 981. Di certo Annone è documentato per la prima volta come arcivescovo nel mese di giugno 981.
^Ritiratosi a Cluny, morì lo stesso anno, il 18 novembre.
^Il catalogo episcopale di Arles non menziona alcun vescovo tra Annone e Pons; nessun documento storico accenna ad una sede vacante. In ogni caso il canonico Pierre Saxi, colloca in questo periodo due vescovi: Ugo o Eudo, dal 995 al 997; e Almarico, dal 997 al 1005 (cfr. Gilles Duport, Histoire de l'Eglise D'Arles, 1690, pp. 167-168). Gallia christiana esclude queste ipotesi di Saxi.
^Il 12 dicembre 1371 è nominato patriarca titolare di Gerusalemme.
^L'antipapa Benedetto XIII mantenne per sé, fino a quando fu cacciato da Avignone, la sede di Arles, nominandovi degli amministratori apostolici: Guglielmo, vescovo di Marsiglia; Arduino, vescovo di Angers; Antonio, vescovo Bolsinensis (cfr. Muro Lucano).
Jacques Marie Trichaud, Histoire de l'Église d'Arles, Nimes, Paris, 1857
Édouard Baratier (sotto la direzione di), Histoire de la Provence, Toulouse, Privat Editeur, 1969
Jacques Biarne, Renée Colardelle, Paul-Albert Février, Charles Bonnet, Françoise Descombes, Nancy Gauthier, Jean Guyon, Catherine Santschi, Provinces ecclesiastiques de Vienne et d'Arles (Viennensis et Alpes Graiae et Poeninae), Paris, De Boccard; Topographie chrétienne des cités de la Gaule : des origines au milieu du VIIIème siècle, 1986, vol. 3. - 149, ISBN 2-7018-0029-3
Gérard Cholvy (a cura di), Un évêque dans la tourmente révolutionnaire, Jean Marie du Lau, archevêque d'Arles, et ses compagnons martyrs, 1792-1992. Colloque du IIème centenaire tenu à Arles les 2-4 octobre 1992. Montpellier, Université Paul Valéry, 1995