«Abile, duttile, conservatore seppur risoluto antischiavista, dotato di acuta intelligenza ma non di forte personalità, lungimirante anche se portato a compiacersi eccessivamente delle sue capacità ed a sopravvalutare se stesso sottovalutando talora gli altri, pronto a compromessi, egli era l'uomo della nuova borghesia newyorkese[1].»
Tenne la carica con abilità, tanto da essere riconfermato anche durante la presidenza di Andrew Johnson, dopo l'assassinio di Abraham Lincoln avvenuto nell'aprile 1865. Fu in tal veste che Seward negoziò con l'ambasciatore russo a Washington, Eduard de Stoeckl, l'acquisto dell'Alaska da parte dello zarAlessandro II, che voleva cederla agli Stati Uniti sia per motivi economici (il ricavato della vendita avrebbe risollevato la condizione delle disastrose finanze russe) che politici (cedere la regione agli Americani sarebbe stato meglio che farla aggregare al dominion britannico del Canada). Lo stesso Seward, fautore di un'espansione territoriale statunitense, vi vedeva sia un rafforzamento del Paese nei confronti dell'Impero britannico, che all'inizio della guerra civile sembrò parteggiare quasi palesemente per gli Stati Confederati d'America, sia un'ulteriore applicazione della Dottrina Monroe. Già prima del conflitto civile, del resto, Seward preconizzava per le regioni artiche un ruolo di avamposto settentrionale dell'Unione[2].
Le trattative, dunque, proseguirono, e si conclusero dopo una lunga riunione notturna che portò, il 30 aprile 1867, alla firma di un accordo secondo il quale l'Alaska veniva ceduta agli Stati Uniti in cambio di una somma di 7200000 $ (pari a 1,6 miliardi di dollari del 2006). Il Senato ratificò l'accordo il 9 aprile di quell'anno con 37 sì e 2 no, mentre alla Camera dei Rappresentanti il pagamento fu accettato solo nel luglio 1868, con 113 voti favorevoli e 48 contrari.
Tuttavia, il passaggio delle consegne di poteri era già avvenuto il 18 ottobre 1867, quando nel capoluogo dell'ex-colonia russa, Sitka, la bandiera russa fu ammainata e venne issato il vessillo a stelle e strisce: primo governatore del nuovo territorio fu il generale Jefferson Columbus Davis. L'opinione pubblica e i giornali americani non accolsero favorevolmente la notizia dell'acquisto dell'Alaska, considerandola un territorio gelido e inospitale; l'influente quotidiano New York Tribune la definì in vari modi, tutti negativi: "la follia di Seward", "la ghiacciaia di Seward" e "lo zoo degli orsi polari di Andrew Johnson".