Sorto come Hospitium tra il VII e l'VIII secolo, luogo in grado di offrire ospitalità a viandanti e viaggiatori[5] che ha dato origine al nome stesso del Comune, dalla metà dell'Ottocento ha subito una pesante trasformazione da borgo agricolo a centro primariamente basato sull'industria metalmeccanica, sull'artigianato e i servizi.
È il secondo comune della provincia per densità abitativa[6], preceduto soltanto da Brescia.
Geografia fisica
Territorio
Il territorio di Ospitaletto è complessivamente omogeneo: esso è interamente pianeggiante risultando compreso tra i 134 e i 165 ms.l.m.[7] e l'unico corso d'acqua che scorre nel paese è la "Seriola di Chiari", canale un tempo utilizzato per l'irrigazione dei campi.
Parte del suo territorio è compreso nei limiti storici della Franciacorta. Il confine meridionale dell'area corrisponde infatti all'ex statale 11 che attraversava il paese tagliandolo a metà[8].
Situato nella pianura padana, Ospitaletto ha un clima di tipo subtropicale umido, con inverni rigidi ed estati calde e particolarmente afose.
A causa dell'elevata umidità relativa (in media del 75,1%[8]) è presente il fenomeno della nebbia che si manifesta soprattutto negli ultimi mesi dell'anno, come le frequenti gelate.
La primavera e l'autunno sono le stagioni più piovose, con valori massimi di precipitazioni di 274.9 mm registrati nella seconda. Entrambe le stagioni presentano temperature medie di circa 15 °C[8].
Le precipitazioni nevose sono abbastanza rare e concentrate nei primi mesi dell'anno.
Secondo il Mazza (1986) il toponimo deriverebbe dal latinohospitale, ovvero casa dell'ospitalità[12].
Una seconda ipotesi fa derivare il nome da ospitale, probabilmente in riferimento ad un palazzo longobardo chiamato ospitale del Duca[9]
Storia
Secondo quanto riportato da Mazza (1986), l'attuale centro di Ospitaletto è sorto verso il XIV-XV secolo prevalendo sul precedente nucleo di Lovernato, attualmente (2012) grosso cascinale nella campagna a meridione dell'abitato principale.
Le prime attestazioni di Lovernato risalgono all'807, quando viene citato in un documento un signore longobardo, Dragone di Rodermundo, abitante in Vico Luernaco. In un altro documento, conservato nel Codice diplomatico Sant'Ambrosiano e risalente ai primi anni del IX secolo, è citato un Rodolfo di Biosmondode vico Luberniaco fine bresciana[13].
Epoca romana
Il Guerrini ipotizza che presso Lovernato sorgesse una stazione di cambio sulla consolare Brescia - Bergamo, la quale sarebbe ricordata nell'Itinerario burdigalense come mutatio tetellus, non lontano da Brixia[14].
Di epoca romana nel territorio di Ospitaletto sono state trovate numerose epigrafi, resti murari, monete del III-IV secolo e tombe di tipo alla cappuccina. Una lapide conservata al Museo della città a Brescia, ricorda il legato di un certo Lucio Vezzo Orsiniano al Collegio dei Seviri per celebrare gli annui parentali in memoria di Clodia Elia Cirilla, sua moglie. Alla Baitella fu ritrovata una lapide che ricorda il seviro Picazio Trofino, mentre in un muro della parte sinistra del presbiterio della chiesa di Lovernato è conservata un'epigrafe di un voto fatto da Tarquinio Alipio nelle mani di Publio[13].
Epoca medievale e dominio veneto
La prima attestazione dell'Hospitale S. Jacobi, dedicato a Giacomo di Compostela, protettore dei viandanti, risale all'843, quando il vescovo di BresciaRamperto ne affidò la giurisdizione al monastero di san Faustino. Nel documento è definito hospitale ducis e hospitale denni, facendo intuire che in epoca longobarda era stato soggetto al Duca di Brescia[14].
Intorno al 1107, il vescovo Arimanno fondò un nuovo cenobio benedettino (in seguito vallombrosano) alle porte della città di Brescia, nella zona che oggi corrisponde al Villaggio Badia (dal latino abbatia, poi abbadia, deriverebbe appunto il nome del quartiere) e lo intitolò ai santi martiri milanesi Gervasio e Protasio (al Mella)[15][16]. Verso la fine del secolo XII, il vescovo di Brescia trasferì alcuni diritti di esazione da san Faustino Maggiore al neonato monastero: tra questi vi erano anche quelli esercitati sull'ampia area nota come hospitale Denni[17]. Fino al 1979, Ospitaletto serbava il ricordo di questa dipendenza dal cenobio vallombrosano grazie alla presenza di un grosso cascinale posto all'estremità occidentale di via Domenico Ghidoni, chiamato appunto la Badia: esso costituiva uno dei principali possedimenti del monastero sul territorio del comune. Sull'esterno di questa costruzione era murata una lapide datata 1603, commemorativa del restauro voluto e realizzato dal veneziano monsignor Giovanni Emo, abate commendatario dell’abbazia del Mella e in seguito vescovo della città di Bergamo (1611-1622)[18][19].
Il paese viene menzionato come Comune per la prima volta nel 1369, a causa di una disputa tributaria con il Comune di Passirano. In quel periodo faceva parte dei territori viscontei ed era governato dal Sindaco Giovanni da Offlaga.[20]
Altri riferimenti si hanno quando il comune viene citato nell'Estimo Visconteo del 1385 come Hospedaleto[20] e appartenente alla quadra di Rovato[21]. Secondo quanto riportato da Mazza (1986), il Guerrini afferma che il prevalere di Ospitaletto su Lovernato fu il frutto di repentini avvenimenti, tuttavia Mazza confuta tale tesi riportando varie testimonianze che rivelano il persistere di una comunità a Lovernato con proprie istituzioni almeno fino al XVII secolo[14].
Nel corso del XV secolo passò, come tutto il territorio bresciano, alla Repubblica di Venezia che inserì il comune all'interno della quadra di Travagliato[21]. Giovanni Da Lezze nel suo Catastico Bresciano (1610) oltre ad elencare il numero di abitanti e di case e a dare un giudizio qualitativo sulle terre, avverte che metà dei proprietari terrieri risiedeva a Brescia, mentre l'altra metà abitava in paese[14].
Nel 1630, il paese fu colpito dalla peste, giunta da Palazzolo e che sterminò buona parte della popolazione, passando così dai 1 500 abitanti riportati nel 1610 ai 1058 residenti del 1658[20].
Nel 1687, la comunità chiese al Doge il permesso di costruire una nuova chiesa parrocchiale, che fu completata nel 1720[14].
Dominio napoleonico e asburgico
Con l'occupazione napoleonica del territorio bresciano (1796), la successiva istituzione dell'effimera Repubblica Bresciana (marzo 1797) e il suo incorporamento all'interno del Dipartimento del Mella della Cisalpina (novembre 1797) il comune di Ospitaletto fu inserito nel cantone di Garza occidentale. Nel maggio 1798, fu poi inserito nel Distretto di Garza occidentale. Dopo la riforma amministrativa della seconda repubblica Cisalpina (maggio 1801) fu assegnato invece al Distretto I di Brescia e in tale veste si mantenne con il passaggio alla napoleonica Repubblica Italiana[22].
Con l'avvento del Regno d'Italia, vi fu una nuova riforma amministrativa: il comune fu definito di terza classe e fu inserito all'interno del cantone II di Brescia appartenente al Distretto I, avente medesimo capoluogo, sempre del Dipartimento del Mella[22].
Nel 1810 ottenne il territorio dei soppressi comuni di Paderno[23] e Castegnato[24], ricevendo inoltre la contrada di Borbone, appartenuta in precedenza a Rodengo[22].
Dopo il Congresso di Vienna (1815), il comune di Ospitaletto perdette le acquisizioni territoriali napoleoniche e fu assegnato, come tutto il territorio bresciano, al Regno Lombardo-Veneto retto dagli Asburgo. Fu capoluogo del Distretto II della provincia di Brescia, disponendo quindi di un ufficio postale[14][25].
Nei decenni successivi all'Unità, il paese divenne centro produttore di seta con l'apertura delle filanda Serlini che a cavallo dei secoli XIX e XX occupò fino a 1 200 persone. Nel 1885, l'energia elettrica fu impiegata per la prima volta in provincia di Brescia dal calzificioCorrado Forster e C.[27].
Nel 1923 fu soppresso il Mandamento, mentre nel 1926 l'amministrazione fu affidata ad un Podestà[26]. Durante la seconda guerra mondiale furono attive in paese le Brigate Fiamme Verdi[28]. Nel 1946, l'amministrazione fu riconsegnata ad un sindaco, ad una giunta e ad un consiglio eletti dai cittadini[26].
Simboli
Lo stemma comunale si blasona:
«D'argento, al ferro di vanga accostato da due piante di lupino, fruttifere d'oro, attraversate alla base da due quaglie addossate, il tutto al naturale.[29]»
Il gonfalone è un drappo partito di verde e di bianco.
Monumenti e luoghi d'interesse
Chiesa di San Giacomo Maggiore
È la chiesa parrocchiale. Edificata a partire dal 1687 e consacrata nel 1720, è dedicata a san Giacomo apostolo, al quale era dedicata in precedenza l'ospizio per i viaggiatori e la precedente parrocchiale[14].
La fabbrica è di stile tardo cinquecentesco con un vano unico e volta a botte comprendente navata e presbiterio. La facciata è adornata di statue di stile calegaresco. L'interno presenta sette altari: alcuni in stile barocco, altri in stile neoclassico. La pala dell'altare maggiore raffigura il Martirio di san Giacomo ed è opera di Antonio Paglia. È presente una Pietà del Romanino, secondo Mazza (1986) pala originaria della precedente parrocchiale, la quale è incastonata all'interno di una tela più grande ad opera di Antonio Gandino e dedicata alla Resurrezione di Cristo. Un'altra tela, infine, raffigura i santi Fermo e Rustico, opera di Giuseppe Tortelli[30]. Il Paglia ha infine dipinto la Natività di un altare laterale[14].
I cittadini stranieri residenti ad Ospitaletto sono 2 422[32][33], e rappresentano il 16,9% della popolazione totale. Sono così suddivisi per nazionalità (vengono indicati soltanto i dati superiori alle 50 unità):
Nel corso degli anni, grazie ad un processo di urbanizzazione dovuto ad un grande incremento economico, i terreni coltivati sono stati gradualmente sostituiti da abitazioni e grandi fabbriche.
Economia
Industria
I primi centri industriali sorsero ad Ospitaletto a partire dalla seconda metà dell'Ottocento: erano per lo più legati alla produzione della seta e alla lavorazione delle fibre tessili. Diverse filande e calzifici sorsero nel paese offrendo anche un certo benessere, date le paghe mediamente più alte rispetto a quelle delle aziende concorrenti della provincia[38]. Degna di menzione è la Filanda Serlini, che al tempo impegnava circa 1200 operai, considerando i diversi stabilimenti[38].
Ospitaletto è anche sede di Sabaf S.p.A.[42], azienda di rilevanza internazionale specializzata nella produzione di componenti per il settore degli apparecchi per la cottura a gas e quotata presso la Borsa valori di Milano (Borsa Italiana: SAB).
Altra realtà industriale da annoverare nel panorama ospitalettese è la Gnutti Transfer S.p.A.[43] (fondata nel 1955 come Officine di Ospitaletto Gnutti) che opera con successo nel settore delle macchine transfer pluriutensile[44].
Ospitaletto è anche servito dal casello omonimo sull'Autostrada A4, situato nella zona confinante a nord col comune di Passirano. Nelle vicinanze è presente il raccordo che collega il casello alla strada provinciale 19, che da Concesio prosegue verso i comuni della bassa bresciana.
La squadra di pallavolo maschile nei primi anni 2000 ha partecipato al campionato nazionale di B2 maschile. L'attuale squadra di pallavolo femminile milita nel campionato nazionale di B1 (terza serie nazionale)
^Comune di Ospitaletto - Le origini, su comune.ospitaletto.bs.it. URL consultato il 15 giugno 2023 (archiviato dall'url originale il 19 dicembre 2012).
^abcComune di Ospitaletto - Lo sviluppo, su comune.ospitaletto.bs.it. URL consultato il 15 giugno 2023 (archiviato dall'url originale il 18 dicembre 2012).
«L'Italia resta così il terzo produttore mondiale nella progettazione e realizzazione di transfer. Risultato ottenuto anche grazie a due tra le maggiori imprese operanti nella nostra provincia: la Btb di Bovezzo e la Gnutti di Ospitaletto»
^Trasporti Brescia - Chi siamo, su trasportibrescia.it. URL consultato il 28 agosto 2012 (archiviato dall'url originale il 2 ottobre 2012).
^ Trasporti Brescia Nord, Rete Lotto Sud (PDF), su trasportibrescia.it. URL consultato il 28 agosto 2012 (archiviato dall'url originale il 12 luglio 2013).
^ Prefettura di Brescia, Nomina commissario prefettizio, su www1.interno.gov.it, 17 dicembre 2011. URL consultato il 15 giugno 2023 (archiviato dall'url originale il 15 giugno 2023).
Paolo Guerrini, Ospitaletto Bresciano, Brescia, Opera Pavoniana, 1946.
Attilio Mazza, Il Bresciano - Volume IV. La pianura, Bergamo, Bortolotti, 1986, pp. 202-204. ISBN non esistente
Enzo Abeni, Storia di Ospitaletto, Brescia 1981.
Luciano Anelli, Patrimonio artistico della chiesa parrocchiale, in L. Anelli – C. Barbera – I. Gianfranceschi, Il Patrimonio artistico di Ospitaletto, Vol. I, Ospitaletto (Bs), Editrice La Rosa, 1994, pp. 51–219.
Roberta Bergoli, Note sulla vertenza per la decima dell'hospitale Denni, in G. Archetti (a cura di), Vites plantare et bene colere: agricoltura e mondo rurale in Franciacorta nel Medioevo. Atti della 4ª biennale di Franciacorta organizzata dal centro culturale artistico di Franciacorta, (Erbusco, presso Cantine Ca' del Bosco, 16 settembre 1995), Brescia 1996, pp. 255–268.
Vallombrosa a Brescia, IX centenario di fondazione: dall'abbazia dei santi Gervasio e Protasio ai villaggi marcoliniani della Badia e del Violino. Atti del convegno di studio di Brescia (19 novembre 2007, Salone Vanvitelliano - Palazzo Loggia) a cura di Gruppo ricerca Badia Trenta, Breno (Brescia) 2009.
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