«L'anno 1908, li 29 del mese di ottobre nella città di Ivrea ed in loco proprio del Signor Ing. Camillo Olivetti situato alla regione Ventignano e Crosa, avanti a me Gianotti Cav. Felice regio notaio iscritto presso il Collegio Notarile di Ivrea, ivi residente - Conservatore e Tesoriere dell'Archivio Notarile di questo Distretto - coll'intervento dei testimoni sotto nominati - sono presenti i signori: Olivetti Camillo, fu Salvatore, Quilico avv. cav. uff. C. Alberto, Jona Gioberti fu I. David, Quaglio Vincenzo fu cav. Francesco, Ambrosetti Ugo fu cav. Emilio, Aluffi Alberto del vivente Giuseppe, Rossi cav. Mario, Gatta Dino fu Francesco, Domenico Domenico, che dichiara di agire per proprio conto ed in rappresentanza dei signori: Sacerdoti cav. Carlo del vivente cav. Leone, Porcheddu Giovanni fu Israel, Verdun di Cantogno nobile Lorenzo del vivente Domenico, Guagno Enrico fu Antonio.»
Il capitale sociale iniziale fu di 350 000 lire, Camillo vi partecipò con 220 000 lire costituite dal valore di alcuni terreni e di un fabbricato industriale che ospitava la C.G.S, fabbrica di strumenti di misura elettrici, fondata precedentemente dallo stesso Camillo. Gli altri azionisti erano amici e parenti, le modeste somme dei quali servirono ad acquistare i primi torni automaticiBrown&Sharpe e le prime fresatrici, che vennero scelte durante un viaggio negli Stati Uniti d'America poco dopo la fondazione.
Sul tetto della fabbrica a due piani in mattoni rossi venne affisso un cartellone, grande quasi quanto il lato est dell'edificio, che riportava la scritta: ING. C. OLIVETTI & C. PRIMA FABBRICA NAZIONALE MACCHINE PER SCRIVERE. Al tempo, la campagna separava ancora la città di Ivrea dalla fabbrica, mentre il Canavese era stato fino ad allora una zona con tradizioni unicamente agricole e artigiane.
La Fiat a Torino era nata 10 anni prima e contava appena 50 operai, Camillo aveva 4 ragazzi inesperti ai quali insegnava di persona elementi di meccanica, aritmetica e tecniche di costruzione. A capo del gruppo vi era Domenico Burzio, figlio di un operaio fucinatore, lavoro che egli stesso eseguì fin dall'età di 13 anni. La sua carriera scolastica si concluse in seconda elementare su consiglio dell'insegnante, successivamente lavorò al mantice, in una fucina dove si costruivano i torchi per l'uva e lì rimase fino al 1895 quando l'ing. Camillo Olivetti lo assunse nella sua fabbrica. Ottenuto il brevetto di conduttore di caldaie, Burzio entrò nel 1896 a far parte della C.G.S. e dopo pochi mesi fu messo a capo del gruppo di operai che lavorava alla costruzione di strumenti elettrici di misura.
In quel periodo la C.G.S venne trasferita a Milano e fu Burzio a gestire e sorvegliare il trasferimento dei macchinari, del personale e delle attrezzature. Nel 1909 tornò a Ivrea quale direttore tecnico dello stabilimento dove Camillo aveva iniziato la fabbricazione delle macchine per scrivere.
Periodo 1932-1960: Adriano Olivetti e le officine meccaniche
Sotto la guida di Adriano Olivetti, figlio di Camillo, divenuto direttore della Società Olivetti nel 1932 e presidente nel 1938, nel 1940 comparve la prima addizionatrice Olivetti, seguita nel 1945 dalla Divisumma 14, la prima calcolatrice scrivente al mondo in grado di eseguire le quattro operazioni. Venne inventata da Natale Capellaro, che avrebbe progettato in seguito tutte le calcolatrici Olivetti. Nel 1959 Olivetti sviluppò l'Elea 9003, uno dei primi mainframe computer transistorizzati, concepito da un piccolo gruppo di ricercatori guidati da Mario Tchou e prodotto nello stabilimento appositamente dedicato di Borgolombardo, una frazione di San Giuliano Milanese lungo la via Emilia.
Fu negli anni sessanta che l'azienda conobbe la massima espansione sui mercati mondiali. In aziende, banche e uffici postali italiani erano presenti una macchina contabile chiamata Audit e una fatturatrice chiamata Mercator. Ma soprattutto nelle attività commerciali di ogni livello era solitamente presente la macchina da calcolo Divisumma 24. Quest'ultima venne prodotta in milioni di esemplari e venduta a un prezzo pari a circa 10 volte il costo di produzione, assicurando enormi profitti all'azienda. Un progetto successivo Logos 27/1/2/3 (in codice MC27), fu la massima e ultima espressione della tecnologia meccanica applicata al calcolo (900 cicli al minuto), un progetto ambizioso volto al rilancio della meccanica, ma che si rivelò molto costoso in termini economici.
In quel periodo, l'elevata qualità dei prodotti meccanici era garantita dal sistema organizzativo adottato sulle catene di montaggio. Il manufatto, dalla prima fase di impostazione fino alla fase finale di imballo dopo molte ore di "stagionatura" per i prodotti elettrici, era seguito da due enti autonomi e in competizione tra loro, il primo definito "montaggio", costituito da operai, operatore, caporeparto, segretaria e schedarista, era addetto all'assemblaggio del manufatto, il secondo, definito "controllo", strutturato in modo identico, aveva il compito di controllare dopo un certo numero di fasi di lavorazione, se le tolleranze di accoppiamento dei cinematismi fino ad allora assemblati, regolati e lubrificati, rientravano nei valori di tolleranza previsti dalle norme di montaggio: nel caso in cui una sola regolazione risultasse fuori tolleranza o mancasse la lubrificazione in un punto, la macchina veniva scartata e rispedita alla fase di lavorazione responsabile del difetto. Ogni macchina era accompagnata da una scheda in cui l'operaio apportava la firma nella casella relativa alla propria fase di lavorazione. Per macchine complesse, ad esempio la Tetractys-CR con carrello tabulatore, erano necessarie oltre trenta fasi di lavorazione, ciascuna con tempi di 5-8 minuti. Durante la sua ascesa, la ditta Olivetti inglobò altre aziende italiane produttrici di macchine per scrivere come la Società Anonima Invicta nel 1950 (sotto il controllo della Olivetti dal 1938) e la Serio di Crema nel 1969[5]
Negli stessi anni, nella nuova sede di 7300 metri quadrati coperti della filiale O.M.O. (Officine Meccaniche Olivetti), fondata nel 1926 e ubicata in località San Bernardo d'Ivrea (4 km da Ivrea), furono in produzione varie macchine utensili, fra queste, due fresatrici a controllo numerico, la Auctor e la Horizon (quest'ultima avente un peso di 17 tonnellate e un magazzino di 48 utensili), l'azienda poté essere in concorrenza sul mercato mondiale. La Olivetti si consolidò così a livello nazionale e internazionale, e raggiunse il numero di 24.000 dipendenti.
Periodo 1960-1964: Roberto Olivetti
La morte di Adriano nel 1960 portò alla direzione dell'azienda il figlio di questi, Roberto, insieme al cugino Camillo. Roberto, in azienda dal 1955, aveva aiutato sempre di più il padre nella conduzione dell'azienda di famiglia. Con 50.000 dipendenti nel 1955[6], e l'ulteriore ingrandimento dovuto all'acquisizione nel 1963 dell'americana Underwood Typewriter Company, l'Olivetti divenne un colosso industriale internazionale.
Tuttavia, la gestione di questo colosso risultò difficoltosa sin dall'inizio e ciò, unito alla stagnazione del mercato, portò la famiglia Olivetti a prendere la decisione di aprirsi a nuovi soci. Infatti, alla morte di Adriano venne in luce la fragilità gestionale dell'azienda, le cui azioni erano per il 70% in possesso degli eredi del capostipite, Camillo, che a loro volta erano suddivisi in sei rami familiari tra i quali "la concordia e la solidarietà non erano le virtù principali"[7]. La restante parte delle azioni era suddivisa tra i dirigenti dell'azienda e persone in qualche modo legate alla famiglia Olivetti.
I soci che poco dopo il 1960 entrano nel capitale Olivetti furono la Fiat, la banca IMI, la Centrale, Mediobanca (allora statale come IMI) e Pirelli[8]. Emblematica la dichiarazione di Vittorio Valletta (persona notoriamente legata a Mediobanca) all'assemblea di entrata della Fiat nel capitale Olivetti del 30 aprile del 1964:
«La società di Ivrea è strutturalmente solida, potrà superare senza grosse difficoltà il momento critico. Sul suo futuro pende però una minaccia, un neo da estirpare: l'essersi inserita nel settore elettronico, per il quale occorrono investimenti che nessuna azienda italiana può affrontare»
(Vittorio Valletta, in La Storia siamo noi - Adriano Olivetti[9])
Il nuovo management, pertanto, puntò tutto sul lancio della nuova Logos 27, una calcolatrice ancora della tradizionale tecnologia meccanica di Olivetti. Tuttavia, questo prodotto non fu in grado di reggere la competizione con le prime calcolatrici elettroniche prodotte da aziende giapponesi e tanto meno con un prodotto elettronico della stessa Olivetti che risulterà rivoluzionario, la Programma 101[10][11], primo personal computer vero e proprio al mondo, progettato in Olivetti da Pier Giorgio Perotto proprio appena prima del periodo di transizione della vendita della Divisione Elettronica, e presentato, anche grazie al supporto di Roberto Olivetti stesso e di una parte del management (oltre alla determinazione e lucidità dello stesso Perotto), insieme alla Logos 27 alla Mostra internazionale dell’Associazione produttori di macchine per ufficio (BEMA) di New York dell'ottobre del 1965. Nel grandioso stand allestito per la Logos, la P101 venne relegata in una saletta di fondo, ma appena i visitatori la notarono, essi entrarono massicciamente nella stanza per osservare il prodotto. Nei giorni seguenti, il personale dello stand dovette improvvisare un servizio d'ordine per regolare l'imprevisto afflusso di visitatori, dato che molte persone erano rimaste stupefatte dalle caratteristiche del macchinario, in quanto permetteva di eseguire operazioni piuttosto complesse per il tempo occupando uno spazio ridotto (poteva stare sopra una scrivania, pur dando la possibilità di registrare ed eseguire programmi completi, come i grandi calcolatori dell'epoca). Tutto ciò fu possibile grazie ai progressi effettuati dall'Olivetti nell'ambito dell'elettronica. Il primo acquirente della P101 fu la rete televisiva NBC, 5 esemplari per computare i risultati elettorali da fornire ai propri telespettatori. È stata anche utilizzata dalla NASA in occasione della missione Apollo 11[12].
Periodo 1964-1978: I nuovi azionisti
Con l'entrata dei nuovi azionisti il ruolo fin qui svolto dalla famiglia Adriano Olivetti nella costruzione del gruppo Olivetti diventò sempre più marginale anche se ancora per alcuni anni il suo ruolo rimarrà centrale.
Il problema dell'Olivetti sull'ipotesi di virare decisamente sull'elettronica era legato al fatto che, nonostante essa detenesse il 25% del mercato italiano dei calcolatori grazie al suo Elea 9003, la maggior parte di banche, industrie e pubblica amministrazione continuava ad acquistare prodotti americani[13].
Pertanto, il CdA di Olivetti decise, nel 1964, di vendere la Divisione Elettronica Olivetti a General Electric (formalmente venne costituita una joint venture, Olivetti General Electric, detenuta al 75% da GE)[14][15]. Questa situazione non creò le condizioni perché la proprietà azienda puntasse decisamente su essa. Tuttavia, l'ing. Perotto, riuscì ugualmente a ultimare il progetto della P101, una calcolatrice elettronica, grazie al coinvolgimento di Roberto Olivetti e parte del management: tale lancio si rivelò un successo commerciale già dall'inizio, nel 1965 che rilevò l'apertura di un mercato totalmente nuovo, al punto da continuare a creare perplessità e difficoltà all'interno della Olivetti stessa. Nel 1967, Roberto divenne Amministratore Delegato dell'Olivetti, mentre Perotto, divenuto al suo posto, sempre nel 1967, direttore della Ricerca e Sviluppo, continuò ancora per un decennio a lavorare sui calcolatori portatili sull'onda del successo della sua P101.
Nel 1969 venne aperto lo stabilimento di Marcianise e nel 1970 quello di Harrisburg, portando così il numero dei dipendenti a quota 73.000[16]. Tra il 1973 e il 1975 venne sviluppato il sistema operativo Cosmos.
Dopo l'uscita, a partire dal 1968, di alcuni modelli di personal computer prodotti dalla HP ispirati alla P101 e in diretta concorrenza con essa (il primo fu l'Hewlett-Packard 9100A), questo mercato conobbe una brusca accelerazione e si fece pressante la necessità di proporre un modello più evoluto di personal computer da parte di Olivetti. Solo nel 1971 vide la luce il modello successivo alla P101: la Olivetti P602.
Nell'aprile del 1975, alla fiera di Hannover, vennero presentati due nuovi personal computer Olivetti, il P6040 e il P6060, sempre ideati da Perotto: il primo era basato sul microprocessore intel 8080 (il che ne permetteva una dimensione ridotta rispetto al P6060), il secondo, con CPU ancora in tecnologia TTL, disponeva di stampante grafica e floppy disk incorporato (per la prima volta al mondo in un personal computer). Il marketing, tuttavia, non ne intuì le potenzialità e i prodotti ebbero scarso successo, a parte l'ambito europeo nel caso della P6060, in particolare in Germania.
Nel 1978 la Olivetti introdusse sul mercato, dopo due anni di gestazione, la ET 101, la prima macchina per scrivere elettronica al mondo. Nello stesso anno, Carlo De Benedetti assunse la guida di Olivetti diventandone il nuovo azionista di riferimento. Il lancio dell'ET 101 fu bene accolto dal mercato e si ebbe, finalmente, un nuovo pieno successo commerciale come era accaduto per la P101.
Periodo 1978-1998: Carlo De Benedetti
1978: Carlo De Benedetti entrò in Olivetti come azionista di riferimento e ne diventò subito presidente. L'azienda al momento dell'entrata di De Benedetti possedeva una struttura poderosa e un nome rinomato, tuttavia era molto indebitata e con un futuro incerto. De Benedetti riuscì a porre le basi per un nuovo periodo di sviluppo, fondato sulla produzione di personal computer e sull'ampliamento ulteriore dei prodotti, che vide aggiungersi stampanti, telefax, fotocopiatrici e registratori di cassa.
1979: venne fondato a Cupertino, negli Stati Uniti d'America, l'Olivetti Advanced Technology Center (ATC), posizionato al numero 4 di Mariani Avenue, due isolati dalla sede della Apple, dove la divisione ricerche avanzate, sotto la direzione del fisicoUmberto Pellegrini, progetta i chip LSI, usati dalla prima macchina per scrivere elettronica al mondo, la Olivetti ET 101 (in realtà progettata a Ivrea), il primo personal computer europeo Olivetti M20, e, in seguito, l'M24, il computer che ha avuto un enorme successo in seguito alla partnership con AT&T, che lo propose con un contenitore ambrato e il nome AT&T 6300.
1980-83: A partire dall'inizio degli anni ottanta l'Olivetti ritornò all'altezza della sua fama raggiungendo nuovamente il successo internazionale con diversi, validi prodotti. Fra questi vanno menzionati l'Olivetti M10 (1983), uno dei primi veri computer portatili, con alcuni programmi integrati e la capacità di collegarsi a computer remoti; l'Olivetti M20 (1983). Olivetti dovette adeguarsi mettendo in produzione, come fecero altre aziende, un computer clone del PC IBM, l'Olivetti M24 (1983) che, grazie agli accordi con l'americana AT&T, ebbe un successo di vendite notevolissimo.
1984: In questo anno la Olivetti inglobò l'inglese Acorn Computers, posizionandosi ancora meglio nel mercato internazionale.
1988-89: Grazie agli accordi con gli americani della AT&T l'Olivetti arrivò a diventare alla fine degli anni ottanta uno dei maggiori produttori di personal computer in Europa[17][18], con il 13% del mercato continentale e 280000 pezzi venduti nel 1986[19]
Le potenzialità innovative dell'azienda, grazie anche all'esperienza acquisita nella meccanica fine, le permisero di intraprendere, unica società in Europa, il progetto, lo sviluppo e la produzione di hard disk da installare sui propri personal computer. La società era inoltre fornitrice delle telescriventi per la NATO. Contemporaneamente alla produzione di personal computer, su un'altra linea di produzione denominata "Linea 3000" venivano assemblati i minicomputer, macchine più potenti, dotate del microprocessore Motorola 68000.
1991-1992: L'azienda entrò in una situazione di forte crisi industriale, generata dall'intensificarsi della competizione globale, dalla caduta dei prezzi e dei margini in tutta l'industria informatica mondiale, dalla debolezza del mercato europeo e, in particolare, di quello italiano. Dovette pertanto dare inizio a una lunga e onerosa ristrutturazione delle attività. Dopo aver fatto ricorso ad essa già nel 1991, il 29 gennaio 1992 la Olivetti avviò la procedura di cassa integrazione straordinaria per 2200 lavoratori in esubero negli stabilimenti di Ivrea, Pozzuoli e Crema[22][23][24].
1996: L'avventura di Carlo De Benedetti in Olivetti come presidente si concluse nel 1996, quando, a causa della grave crisi dell'azienda, egli decise di lasciarne la guida dopo 18 anni[25]. Tuttavia rimase il principale azionista, pur mantenendo il ruolo di presidente onorario.
1996: Olivetti insieme a Bell Atlantic fondò Infostrada S.p.A., operatore di rete fissa[26]. Tuttavia questa operazione non riuscì a risollevare Olivetti dalla sua profonda crisi.
1997: Il gruppo Olivetti vendette a gennaio l'Olivetti Personal Computers (OPC) di Scarmagno alla Piedmont International[27][28] (in seguito questa parte di azienda Olivetti passò nelle nuove mani della ICS[29] e in un successivo crac finanziario, nell'ultima incarnazione si chiamò Oliit, fallita in ultimo nel 2004[30]). Lo Stabilimento Olivetti di Scarmagno restò per decenni in stato di abbandono. In maggio fu ceduta la Olivetti Synthesis, specializzata nella progettazione e realizzazione di mobili e arredi per ufficio[31]. Il Gruppo stimò una perdita di 264,2 miliardi contro un bilancio in rosso di 350,2 del primo semestre 1996[32].
1998: Il gruppo Olivetti vendette per far cassa anche la Olivetti Solutions (Olsy) – la società di servizi informatici da 3,4 miliardi di dollari di fatturato[senza fonte] con 11.970 dipendenti (al 31 dicembre 1997[33]), un dato che assommava quasi la metà dell'intero numero di lavoratori – alla multinazionale Wang Labs che diventò Wang Global[34][35][36]. In questo modo la Olivetti risanò la sua situazione economico-finanziaria e ritrovò la fiducia dei mercati finanziari internazionali. Alla fine di questo risanamento l'Olivetti risultò con un fatturato pari a un equivalente di 3,38 miliardi di euro[37] e 15.402 addetti: se consideriamo gli 11.970 dipendenti ceduti a Wang, Olivetti nel 1997 aveva 26.059 dipendenti.[38] Al termine di questa fase arrivò il cambio della guardia a livello azionario con Carlo De Benedetti che cedette il gruppo Olivetti Ricerca alla Getronics (giugno 1999)[39][40][41] e dopo alterne vicende Getronics arrivò nel 2006 all'interno di Eunics, di proprietà di Eutelia S.p.A.[42].
L'OPA su Telecom Italia e la fusione Olivetti - Tecnost
A partire dal febbraio 1999 Olivetti attraverso la controllata Tecnost lanciò una offerta pubblica d'acquisto e scambio su Telecom Italia, riuscendo a ottenere nel giugno dello stesso anno il controllo della società, con una quota del 51,02%. L'Opas andò a buon fine nonostante la contrarietà di Bernabè, che considerava il documento del piano "lacunoso" e non conforme alla normativa vigente.[43][44]
La somma con cui la scalata fu finanziata, complessivamente 61.000 miliardi di lire, venne ricevuta dalla Olivetti in prestito direttamente dalle banche e con obbligazioni della controllata Tecnost grazie anche all'emissione di nuove azioni per oltre 37 mila miliardi. Successivamente Tecnost venne fusa con Olivetti per accorciare la catena di controllo. A questo punto era Bell, una società con sede nel Lussemburgo, a controllare la catena con il 22% di Olivetti.[45]
Sempre nel febbraio 1999, le partecipazioni in Omnitel (e con essa quasi tutto lo stabilimento produttivo di Ivrea) e Infostrada vennero cedute a Mannesmann per un totale di 14.750 miliardi di lire.[46]
Gli anni 2000 e l'incorporazione di Telecom
A giugno 2000 il principale azionista di Olivetti era Hopa con il 26%, controllata da Fingruppo Holding S.p.A. (32,59%), Nazionale Fiduciaria S.p.A. (6,29%), G.P. Finanziaria S.p.A. (3,62%), Omniaholding S.p.A. (3,15%), BC Com SA (2,53%) e Banco di Brescia (2,21%)[47].
A giugno 2002 Olivetti S.p.A. ha incorporato Telecom Italia S.p.A., mutando però denominazione in Telecom Italia S.p.A.[48], ottenendo un colosso da 54,61 miliardi di euro di fatturato e 129.063 dipendenti[49]. La continuità del nome Olivetti è assicurata da Olivetti Tecnost (100% Telecom Italia) che poi diventerà semplicemente Olivetti[50].
Con una conferenza stampa del 29 giugno 2005 Telecom Italia annunciava di voler rilanciare Olivetti sul mercato dell'informatica, iniziando dal ripristino del marchio Olivetti, che era stato sostituito da Olivetti Tecnost. Con un investimento di 200 milioni di euro in 3 anni, l'azienda intendeva lanciare una serie di nuovi prodotti per l'ufficio e per la casa nel campo delle stampanti a getto d'inchiostro e dei dispositivi multifunzione (che riuniscono in sé le funzioni dello scanner, della stampante, della fotocopiatrice e, in alcuni casi, del fax). Nell'anno 2008 Olivetti festeggiò il centenario della sua fondazione, avvenuta nel 1908. Il 20 aprile 2011 riaprì, in collaborazione col Fondo per l'Ambiente Italiano, lo storico negozio-museo in piazza San Marco a Venezia, esponendo alcuni prodotti dell'azienda di Ivrea[51]. Strategicamente molto importante, ai fini d'un riposizionamento nel mercato, è stato il lancio del tabletOlipad, avvenuto nel marzo 2011.
Nel giugno 2012 Olivetti ha chiuso un polo di ricerca situato in Svizzera, l'Olivetti Engineering SA, che si occupava della progettazione hardware e software dei suoi prodotti. Nello stesso mese Olivetti e Telecom hanno deciso la chiusura dello stabilimento valdostano di Arnad dove la controllata Olivetti I-Jet sviluppava e produceva testine per stampanti e fax.[52][53]
Olivetti come divisione IoT del Gruppo TIM
Con il piano strategico 2021-2023 del Gruppo TIM, a Olivetti è assegnato il compito di espandersi nel mercato delle soluzioni IoT, valorizzando l'integrazione con la rete 5G TIM.[54]
L'azienda conseguentemente struttura la propria gamma di prodotti nel settore IoT & Big Data raggruppandoli in tre categorie: Servizi di connettività, soluzioni IoT e Analytics & Big Data.[55]
Cultura
Nel periodo 1930-1960 Adriano Olivetti affiancava a una gestione aziendale innovativa anche una cultura del prodotto che andava ben oltre la semplice estetica.
Macchina per scrivere portatile elettronica Praxis 35
Mario Bellini
1984
Registratore di cassa Mercator 20
Mario Bellini
1984
Auctor 400, centro di lavorazione ad asse verticale, Rodolfo Bonetto, Olivetti OCN
Rodolfo Bonetto
1991
OFX 420, FAX realizzato in collaborazione con Sanyo
George J. Sowden,
Simon Morgan
2001
Stampante ink-jet Artjet 10
Michele De Lucchi
Grafica pubblicitaria
Guidati dall'Ufficio Sviluppo e Pubblicità i prodotti vennero affiancati da una comunicazione grafica e d'impresa che rafforzò e spinse ulteriormente la cultura su cui Olivetti poneva le sue fondamenta.
I primi manifesti vennero realizzati da Marcello Dudovich, che lasciò però il campo a Costantino Nivola nel 1937, e poi a Giovanni Pintori, che curò la grafica pubblicitaria e istituzionale nel periodo 1938-1968, al quale si affiancò più tardi Egidio Bonfante.
In particolare durante la trentennale collaborazione con Giovanni Pintori (art director dell'Ufficio Tecnico di Pubblicità), la comunicazione e la grafica Olivetti attirarono l'attenzione internazionale diventando oggetto di culto e trovando spazio in importanti esposizioni in tutto il mondo: New York (MoMa 1952), Berlino (1954), Giappone (1954), Parigi (Louvre 1955), Londra (1959).[57]
Architettura
La fabbrica di Ivrea, uno dei più rinomati simboli aziendali, venne realizzata dagli architetti Figini e Pollini verso la metà del 1930.
Lo stabilimento di Pozzuoli, realizzato negli anni cinquanta da Luigi Cosenza, è un esempio d'integrazione nel panorama naturale della costa napoletana. All'inaugurazione (1955) Adriano Olivetti affermò: "di fronte al golfo più singolare del mondo, questa fabbrica si è elevata, nell'idea dell'architetto, in rispetto della bellezza dei luoghi e affinché la bellezza fosse di conforto nel lavoro di ogni giorno. La fabbrica fu quindi concepita alla misura dell'uomo, perché questi trovasse nel suo ordinato posto di lavoro uno strumento di riscatto e non un congegno di sofferenza".
Eccezionale opera di immagine coordinata sono stati i "negozi Olivetti": a New York (1954), a Venezia (1958), a Parigi (1960), a Buenos Aires (1968), tutti realizzati da rinomati architetti ed artisti, tra cui Costantino Nivola, esiliato negli Stati Uniti nel 1939, per il negozio di New York.
Durante la sua storia, la Olivetti si avvalse, per la costruzione di stabilimenti, show-room, uffici e negozi, di famosi architetti e designer. Per gli edifici commerciali, si affidò per esempio a Carlo Scarpa, che nel 1958 progettò il negozio a Venezia, Franco Albini e Franca Helg, che nello stesso anno progettano il negozio Olivetti a Parigi, e nel 1961Ignazio Gardella allestì un negozio a Düsseldorf.
La Olivetti negli anni a seguire continuò la costruzione dei propri stabilimenti e impianti industriali in linea alla sua politica legata all'immagine dinamica e moderna dell'azienda, affidando gli incarichi di progettazione a nomi prestigiosi della cultura architettonica internazionale.
Due esempi sono costituiti dal Centro tecnico Olivetti di Yokohama e dall'ampliamento del Centro di formazione di Haslemere, nel Surrey. Il Centro a Yokohama fu progettato da Kenzō Tange e dal gruppo "Urtec" e fu realizzato tra 1969 e 1972. Il progetto dell'impianto di Haslemere fu invece affidato a James Stirling, che portò a termine la costruzione nel 1973.
Nomi di prestigio figurano tra quelli chiamati dalla Olivetti alla progettazione di stabilimenti, tra cui anche Le Corbusier e Louis I. Kahn.
Le Corbusier progettò tra il 1961 e 1962 lo stabilimento di Pregnana Milanese, alle porte di Milano, che non fu però mai realizzato.
Louis Kahn invece tra il 1967 e il 1970 progettò lo stabilimento di Harrisburg in Pennsylvania, che al contrario fu realizzato, e rappresenta molto chiaramente l'intreccio tra la cultura tecnica nata nella fabbrica e la cultura architettonica coeva.
Anche moltiplicazioni; modello di punta della serie 20. Con la Multisumma 20R(1968) , l'impostazione si riduce a 7(da 10) e la capacità totale 8(da 11)[62]
Primo laptop. Sviluppato da Kyocera e prodotto con diversi marchi: Kiotronic Kc-85, Tandy Trs-80, NEC PC-8201 e Olivetti M10. Premio SMAU Industrial Design[69]
Chiamata inizialmente M80. Primo modello di mps standard con carrozzeria completamente asportabile della Olivetti. Esposta al MoMA di New York. In tre versioni.
Deriva meccanicamente dalla Lexikon 80 E, ma con disegno della carrozzeria con spigoli squadrati. La più pesante macchina per scrivere della Olivetti: 28 kg.
Originale apertura della carrozzeria con relativo azionamento del dispositivo di spegnimento della macchina, opera di Walter Albrile. Modello più economico. Nel design è simile alle Editor 4 e 5, ma per la meccanica deriva dalla Editor 2 (1968).
Olivetti ET 351 (1980), macchina di passaggio fra le macchine per scrivere e i sistemi di scrittura; nel 1981 esce inoltre una nuova versione della macchina
Olivetti ET 1250 /1250 MD (199X)
Olivetti ET 2200/ 300/ 400/ 500 (1988), professionali, disegnate da Mario Bellini[64]
Olivetti iniziò a produrre telescriventi per fornire gli uffici postali con strumentazione moderna per inviare e ricevere telegrammi. I primi modelli stampavano su un nastro di carta, che veniva tagliato e ricomposto per assumere la forma di foglio.
Le TE 300 furono anche utilizzate dalle Ferrovie francesi (SNCF).[91]
Negli anni ottanta, in un'area ad accesso riservato, negli stabilimenti Olivetti di Scarmagno erano prodotte telescriventi destinate alla Nato.
Il servizio telex pubblico italiano fu chiuso nel 2002.
Olivetti T1 (1938–1948) Disponibili due modelli: trasmittente/ricevente o unicamente ricevente..
Olivetti T2 (1948–1968)
Olivetti Te300 (1968–1975)
Olivetti Te400 (1975–1991)
Olivetti Te550 (1982) Interamente elettronica e con video
Stampanti
Olivetti PR 1230 (1975)
Olivetti PR 1370 (1978) – stampante fotografica a colori
Olivetti PR 2830 (1978)
Olivetti PR 2300 (JP 101) (1981)
Olivetti DM580 и DM590 (1985) – stampante ad aghi
Olivetti DM100 (1985)
Olivetti DM 200 (1985)
Olivetti DM290 (1986)
Olivetti DM296 (1986)
Olivetti DM600 (1986)
Olivetti DY450 (1986)
Olivetti DM400 (1986)
Olivetti DM424S (1986)
Olivetti PR 40 (1986)
Olivetti DM600S (1988) – stampante ad aghi
Olivetti PR2845 (198X)
Olivetti PR1480 (198X)
Olivetti PR15 (198X)
Olivetti PR17 (198X)
Olivetti JP 150 e Olivetti JP 350 (1990) – le prime stampanti Olivetti a getto d’inchiostro
Olivetti JP 250 (1993) – stampante bubble inkjet, a 50 ugelli per stampa monocromatica, la prima stampante Olivetti che adotta anche testine di stampa ricaricabili
Olivetti JP 452 (1993) – stampante a getto d'inchiostro disegnata d Michele De Lucchi e Simon Morgan
StudioJet 300 (1999) – uno dei primi fax inkjet multifunzione su scala mondiale (stampante, scanner e fotocopiatrice)
JetLab 600 (2000) – fax multifunzione inkjet (funge da facsimile, stampante, scanner e copiatrice), disegnata da Michele De Lucchi e Masahiko Kubo, IF product design award (CeBITHannover) (2001)
TLM 320, TLM 332 (1982) – sono tra i primi fax, con stampa su carta termosensibile, presentati da un’azienda italiana; in collaborazione con Sharp
OFX 341 (1987) – modello professionale con stampa su carta termosensibile, abbinato (non ancora pienamente integrato) con un apparecchio telefonico e una segreteria telefonica
TLM 710 (1987) – frutto della collaborazione commerciale con Canon, è destinato ad ambienti di segreteria con esigenza di trasmissione o ricezione di piccoli documenti ed ha peso e dimensioni molto contenute
TLM 810 (1987) – frutto della collaborazione commerciale con Canon, ha un’agenda telefonica che memorizza fino a 66 numeri e può trasmettere fax in differita all'ora programmata.
TLM 910 (1987) – frutto della Olivetti Canon Industriale, ha una memoria di 2 MByte, può registrare fino a 125 documenti in formato A4, che si possono inviare fino a 133 diversi utenti; può trasmettere in differita, stampa su carta termosensibile.
TLM 720 (1989) – frutto della Olivetti Canon Industriale, sostituisce il modello TLM 710, il suo design elegante ricorda quello delle macchine da scrivere elettroniche, destinato ad ambienti professionali e piccole segreterie
OFX 530 (1990) – prodotto della Olivetti Sanyo Industriale, stampa su carta termosensibile
OXF 230, OFX 330, OFX 330 AC (1991) – stampa su carta termosensibile, frutto della collaborazione con Matsui
OFX 300 (1991) – stampa su carta termosensibile, modello economico rivolto al mercato delle piccole imprese, può essere collegato con una segreteria telefonica
OFX 420 (1991) – frutto della collaborazione industriale e commerciale con Sanyo, design di George Sowden e Simon Morgan, Premio Compasso d'Oro (1991)
OFX 430 (1991) – frutto della collaborazione con Sanyo, stampa su carta termosensibile, facsimile di classe medio-bassa, può memorizzare fino a 15 pagine A4, produrre più copie di un originale, ha una casella di memoria per ricezione di documenti riservati
OFX 530 (1991) – frutto della collaborazione con Sanyo
OFX 100 (1992) – con stampa su carta termosensibile, con piccole dimensioni, può essere considerato un “personal fax”
OFX 200 (1994) – con stampa su carta termosensibile, integrato con telefono e segreteria telefonica; per piccole imprese, utenti privati e studi commerciali
OFX 2100, OFX 3100 (1993) – i primi fax a carta comune che utilizzano la tecnologia di stampa ink-jet lanciati sul mercato da un'azienda europea; sviluppati interamente in Olivetti. Il modello 3100 è stato disegnato da George Sowden.
OFX LinkFax 3100/2100 (1994) – possono essere collegati al PC grazie ad uno software speciale sviluppato dalla Olivetti
OFX 1001 (1994) – disegnato da Michele De Lucchi, grafica di Augustus De Vree
OFX 1000 (1995) – disegnato da Michele De Lucchi, grafica di Augustus De Vree
OFX 1100 (1995) – un'evoluzione dell’OFX 1000, buona qualità della stampa inkjet in bianco/nero e colori, design morbido di Michele De Lucchi, con buon successo di mrecato. Esiste anche in versione “Linkfax”
Redgate Olivetti Communications S.p.A. (Roc), joint venture tra Olivetti e la statunitense America on Line (AOL)
Siab, joint venture industriale tra Olivetti e Bull per la progettazione e produzione di sistemi self service bancari
Preservazione
La documentazione prodotta dalla Olivetti spa è conservata presso l'Associazione Archivio Storico Olivetti di Ivrea. Il fondo Adriano Olivetti, in particolare, contiene la documentazione prodotta dall'imprenditore nel corso della propria vita e durante il periodo di attività nell'azienda di famiglia (estremi cronologici: 1925-1960) di proprietà degli eredi.
La Fondazione Adriano Olivetti è stata costituita, sempre a Ivrea, nel 1962 con lo scopo di tutelare e promuovere la figura di Adriano Olivetti e il suo pensiero e conserva il patrimonio documentale relativo alle personalità imprenditoriali della famiglia Olivetti, e in particolare le carte private e gli archivi di Adriano Olivetti, di Camillo e di Roberto Olivetti.
Il Laboratorio-Museo Tecnologicamente di Ivrea è dedicato principalmente alle macchine da scrittura e da calcolo storiche dell'Olivetti.
^Cronologia Olivetti 1908-1977, su Associazione Archivio Storico Olivetti. URL consultato il 23 luglio 2016 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
^I dati sono tratti dal [1]Archiviato il 6 novembre 2013 in Internet Archive. Bilancio Primo Semestre 1998, Olivetti (Relazione degli Amministratori sull'andamento della gestione nel primo semestre dell’esercizio 1998): Copia archiviata (PDF), su borsaitaliana.it. URL consultato il 1º giugno 2020 (archiviato dall'url originale il 1º aprile 2017).
^(EN) Getronics To Purchase Wang Global, su apnews.com, 4 maggio 1999. URL consultato il 1º giugno 2020 (archiviato dall'url originale il 1º giugno 2020).
^ Dario Colombo, Eunics, il dopo Getronics, su 01net.it, 23 giugno 2006. URL consultato il 1º giugno 2020 (archiviato dall'url originale il 1º giugno 2020).
^storiaolivetti.it. URL consultato il 1º febbraio 2013 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2013).
^Olivetti, su olivetti.it. URL consultato il 27 aprile 2011 (archiviato dall'url originale il 25 aprile 2011).
^Anche l'Olivetti si arrende, su olivetti.com, Tutto sul lavoro Magazine, 14 giugno 2012. URL consultato il 15 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 2 ottobre 2012).
Mauro Chiabrando, Stile Olivetti, Charta, Padova, n. 95, 2008, pp. 72–77.
Dall'Everest all'Olivetti, Centro Galmozzi, Crema, 2005
Giuseppe Silmo, M.D.C. Macchine da calcolo meccaniche, Olivetti e non solo; Natale Capellaro - Il genio della meccanica, Ivrea, Tecnologicamente Storie, 2008, pp. 199+XVI, ISBN88-901991-5-6.