Il nome del genere deriva da due parole greche"helios" (= sole) e "chrysos" (= oro) e fa riferimento alla luminosità dei capolini.[3] L'epiteto specifico (italicum) deriva da italiano.[4] Il nome volgare, Perpetuini, deriva proprio dai capolini di queste piante, che hanno una parte delle squame involucrali secche e scariose che persistono a lungo inalterate.
Il nome scientifico della specie è stato definito dai botanici Albrecht Wilhelm Roth (1757-1834) e George Don (1798-1856) nella pubblicazione "Loudon's Hortus Britannicus: a catalogue of all the plants indigenous, cultivated in, or introduced to Britain. Part I. The Linnaean arrangement: Part II. The Jussieuean arrangement / edited by J. C. Loudon. London" ( Hort. Brit. [Loudon] 342) del 1830.[5]
Descrizione
Habitus. La specie di questa voce ha un habitus di tipo sub-arbustivo. La forma biologica è camefita suffruticosa (Ch suffr), sono piante perenni e legnose alla base, con gemme svernanti poste a un'altezza dal suolo tra i 2 e i 30 cm (le porzioni erbacee seccano annualmente e rimangono in vita soltanto le parti legnose). I cauli di queste piante sono provvisti del floema, ma non di canali resiniferi; mentre i sesquiterpenilattoni sono normalmente assenti (piante senza lattice). L'Helichrysum italicum ha un odore aromatico gradevole.[6][7][8][9][10][3][11][12]
Fusto. La parte aerea in genere è legnosa e contorta con rami arcuato-ascendenti. La pubescenza si compone di un sottile strato di peli lisci. La parte ipogea è provvista di una modesta radice a fuso e numerose radichette da cui partono vari fusticini ramosi. Altezza media: 25 – 40 cm.
Foglie. Le foglie, cauline, in genere sono disposte in modo alternato e sono sessili. Quelle inferiori spesso sono patenti e più o meno unilaterali. La lamina è intera con forme generalmente da strette (lineari) e piatte; i margini sono continui (a volte sono revoluti) oppure sono piegati verso il basso (convoluti). Spesso la superficie è tomentosa o lanosa (a volte anche stipitato o sessile-ghiandolare). Le facce sono bicolori (quelle adassiali a volte sono verdastre). La consistenza è molle. Dimensione delle foglie: 0,5 - 1 x 15 – 35 mm.
Infiorescenza. Le sinflorescenze sono composte da 25 - 35 capolini raccolti in formazioni corimbose dense. Le infiorescenze vere e proprie sono formate da un capolino terminale peduncolato di tipo discoide (con fiori omogami) o disciforme (con fiori eterogami). I capolini sono formati da un involucro, con forme da coniche a subcilindriche, composto da diverse brattee, al cui interno un ricettacolo fa da base ai fiori. Le brattee, ottuse, colorate da giallo-chiaro fino a bruno, a consistenza cartacea e lucide (a volte chitinose), sono disposte in modo più o meno embricato su più serie e sono libere o connate alla base (gli strati di stereoma sono divisi o indivisi); talora possono avere un margine ialino. Il ricettacolo è nudo ossia senza pagliette (raramente ne è provvisto) a protezione della base dei fiori; la forma è piatta. Dimensione degli involucri: diametro 2 – 3 mm; lunghezza 4 – 5 mm.
In questo gruppo di piante i fiori radiati (ligulati o del raggio) sono assenti; a volte sono confusi con i fiori femminili (tubulosi) del disco esterno più o meno sub-zigomorfi con un lembo piatto e possono essere interpretati come fiori del raggio.
Corolla: la forma della corolla normalmente è tubolare (a trombetta allargantesi all'apice) con 5 lobi (raramente 4); i lobi hanno una forma deltata o più o meno lanceolata. I colori della corolla sono generalmente giallo o giallo-bruno.
Androceo: l'androceo è formato da 5 stami sorretti da filamenti generalmente liberi; gli stami sono connati e formano un manicotto circondante lo stilo; le teche (produttrici del polline) sono prive di sperone, ma hanno la coda (una sola); le appendici apicali delle antere hanno delle piatte; il tessuto endoteciale (rivestimento interno dell'antera) è quasi sempre polarizzato (con due superfici distinte: una verso l'esterno e una verso l'interno). Il polline è di tipo echinato (con punte sporgenti) a forma sferica è formato inoltre da due strati di ectesine, mentre lo strato basale è spesso e regolarmente perforato (tipo "gnafaloide").[8]
Gineceo: l'ovario è inferouniloculare formato da due carpelli. Lo stilo (il recettore del polline) è intero o biforcato con due stigmi nella parte apicale. Gli stigmi hanno una forma troncata; possono essere ricoperti da minute papille o avere dei penicilli apicali. Le superfici stigmatiche sono separate.[8]
Frutti. I frutti sono degli acheni con pappo. Gli acheni sono piccoli a forma variabile da oblunga a obovoidale (o colonnare); la superficie è densamente ricoperta di papille ghiandolose; il pericarpo può essere percorso longitudinalmente da alcuni fasci vascolari o creste. Il pappo, prontamente caduco, in genere ridotto, è formato da una serie di diverse setole capillari (piumose o barbate; ma mai nella parte inferiore) connate o libere. Lunghezza degli acheni: 0,6 - 1,2 mm.
Biologia
Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama tramite farfalle diurne e notturne).[7][8] Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra). Dispersione: i semi (gli acheni) cadendo a terra sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria). In questo tipo di piante avviene anche un altro tipo di dispersione: zoocoria. Infatti gli uncini delle brattee dell'involucro (se presenti) si agganciano ai peli degli animali di passaggio disperdendo così anche su lunghe distanze i semi della pianta. Inoltre per merito del pappo il vento può trasportare i semi anche a distanza di alcuni chilometri (disseminazione anemocora).
Distribuzione: in Italia questa specie si trova in tutto il territorio (nelle Alpi ha una presenza discontinua), ma è comune al centro, al sud e nelle isole. Sugli altri rilievi collegati alle Alpi è presente nella Pirenei e Monti Balcani.[15] Nel resto dell'Europa e dell'areale del Mediterraneo si trova dal Portogallo all'Anatolia e nell'Africa settentrionale occidentale.[2]
Habitat: l'habitat preferito per queste piante sono le garighe, i prati aridi, i brecciai, le fiumare e le colate laviche. Il substrato preferito è calcareo ma anche siliceo con pH basico, bassi valori nutrizionali del terreno che deve essere arido.
Distribuzione altitudinale: sui rilievi alpini, in Italia, queste piante si possono trovare fino a 800 ms.l.m. (massimo 1.400 ms.l.m. secondo G. Galetti); nelle Alpi frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare (oltre a quello planiziale).
Fitosociologia
Areale alpino
Dal punto di vista fitosociologico alpino la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale:[15]
Formazione: comunità delle lande di arbusti nani e delle torbiere
Classe: Rosmarinetea
Areale italiano
Per l'areale completo italiano la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale:[16]
Macrotipologia: vegetazione casmofitica, glareicola ed epifitica
Alleanza: Artemision variabilis Biondi et al, 1994
Descrizione. L'alleanza Artemision variabilis è relativa alle comunità caratterizzata dalla dominanza di Helychrysum italicum e altre camefite, tra cui Artemisia variabilis, che si sviluppa su greti con ciottoli e sabbia di natura prevalentemente granitica in ambienti costieri nella zona Mediterranea. La cenosi sopporta limitati periodi di inondazione, di acqua per lo più dolce o leggermente salata. Alleanza è distribuita nell'Italia meridionale peninsulare e sulle isole.[17]
Altre alleanze e associazioni per questa specie sono:[16]
Crucianellion maritimae
Euphorbion rigidae
Artemisio albae-Saturejion montanae
Cisto eriocephali-Ericion multiflorae.
Tassonomia
La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[18], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[19] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[20]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie; la sottofamiglia Asteroideae è una di queste e rappresenta l'evoluzione più recente di tutta la famiglia.[1][9][10]
Filogenesi
Il genere della specie di questa voce è descritto nella tribù Gnaphalieae (una delle 21 tribù della sottofamiglia Asteroideae) e in particolare nella sottotribù Relhaniinae. Da un punto di vista filogenetico, la tribù Gnaphalieae fa parte del supergruppo (o sottofamiglia) "Asteroideae grade"; l'altro è il supergruppo "Non-Asteroideae" contenente il resto delle sottofamiglie delle Asteraceae. All'interno del supergruppo è vicina alle tribù Senecioneae, Calenduleae, Astereae e Anthemideae.[21][22]
Helichrysum, comprendente oltre 500 specie (è il più grande genere della tribù Gnaphalieae), appartiene al clade Hap, un gruppo informale della sottotribù Gnaphaliinae che occupa una posizione più o meno "basale" ed è "fratello" ai cladi Flag e Australasian. Le specie di questo clade sono caratterizzate dalla divisione dello stereoma sulle brattee involucrali (hanno la base libera) e differiscono dalle "gnaphalie s.s." per i pochi e piccoli capolini, con forme cilindriche e con poche serie di brattee involucrali.[23]
Tutte le specie del genere Helichrysum della flora spontanea italiana appartengono al clade dell'areale congiunto Mediterraneo-Asia e alla sez. Stoechadina (gruppo monofiletico). Si ipotizza che il genere, dall'Africa meridionale (probabile origine del gruppo) giunto nella regione mediterranea, si sia diversificato ed espanso ad est fino all'Asia occidentale e centrale e contemporaneamente abbia subito una riduzione del portamento legnoso.[24]
Sandro Pignatti, nella pubblicazione "Flora d'Italia" (seconda edizione) ha diviso il genere (sempre in relazione alle specie presenti in Italia) in tre gruppi.[12] La specie di questa voce appartiene al terzo gruppo ("C") caratterizzato da capolini più lunghi che larghi (altre specie del gruppo sono: H. litoreum).
I caratteri distintivi per la specie Helichrysum italicum sono:[12]
il portamento è arbustivo con rami arcuato-ascendenti;
le foglie sono poco tomentose e sono verdi sulla pagina superiore;
dimensioni delle foglie inferiori: 0,5 - 1 x 15 - 35 mm:
la forma dell'involucro varia da subconico a cilindrico;
Per questa specie sono riconosciute le seguenti sottospecie:[2][12]
Sottospecie italicum
Nome scientifico: Helichrysum italicum subsp. italicum
Descrizione: i fusti fioriferi sono erbacei e sono ricoperti da un tomento grigio-giallastro; le foglie sono lunghe fino a 25 mm e sono larghe 1,5 - 2,3 mm; le pagine superiori delle foglie sono ricoperte da un tomento persistente; le brattee esterne hanno delle forme ovate e triangolari.
Distribuzione: in Italia è comune in Liguria, al Centro e al Meridione; nel resto dell'areale del Mediterraneo si trova dalla Francia all'Anatolia e nell'Africa settentrionale occidentale.
Numero cromosomico: 2n = 28.
Fitosociologia: per l'areale completo italiano la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale:[16]
Macrotipologia: vegetazione alofila costiera e continentale e delle dune sabbiose.
Descrizione. L'alleanza Helichrysion litorei è relativa alle garighe basse dominate da Helichrysum litoreum che si sviluppa nelle falesie rocciose e nei ghiaiosi litoranei delle isole di tipo eolico e lungo le coste italiane. La distribuzione di questa cenosi è relativa più o meno a tutto il Mediterraneo (Provenza, penisola Balcanica e Adriatico), ma la maggiore distribuzione dell’alleanza si ha nei territori meridionale della Sicilia e lungo la costa tirrenica della penisola italiana sino alla Toscana settentrionale, comprendendo anche l’Arcipelago toscano.[25]
Descrizione: i fusti fioriferi sono legnosi e ricoperti di tomento bianco-niveo; le foglie sono lunghe fino a 25 mm e sono larghe 1,5 - 2,3 mm; il tomento della pagina superiore delle foglie non è persistente; le brattee esterne hanno delle forme ovate e triangolari.
Descrizione: la pianta è gracile; il caule è densamente ramificato; le foglie inferiori sono lunghe 5 - 12 mm; le brattee esterne sono ghiandolose; il diametro dei capolini è 2 mm; gli acheni sono lunghi 0,7 - 1,1 mm.
Nota: nella "Flora d'Italia" (seconda edizione) questa sottospecie è descrita come H. microphyllum (Willd) Cambess. subsp. tyrrhenicum Bacch., Brullo & Mossa
La pianta intera veniva utilizzata per bruciare le setole dei maiali macellati, per l'aroma particolare che conferiva al lardo[26].
Le parti fiorite, che mantengono il loro vivido colore anche essiccate, vengono utilizzate per profumare la biancheria e gli ambienti.
In cosmetica l'elicriso è impiegato come fissante nei profumi.
Fitoterapia
Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
L'elicriso come pianta officinale era già conosciuta e apprezzata in epoca greco-romana e nel medioevo. In epoca recente non solo sono state confermate le virtù già note ma se ne sono scoperte altre, per merito inizialmente di un medico condotto toscano, Leonardo Santini.[27] La droga è costituita dalla pianta fiorita, che ha odore caratteristico molto aromatico. Essa contiene un olio essenziale, acido caffeico, acido ursolico, resine, mucillagini e sostanze coloranti che nell'insieme prendono il nome di elicrisina. I diversi preparati a base di elicriso (estratto fluido, sciroppo, aerosol, tisane) possono trovare impiego nelle malattie dell'apparato respiratorio, nelle malattie reumatiche e allergiche, nelle malattie epatiche, nelle flebiti, nelle cefalee e perfino nelle ustioni e per curare i geloni[28].
Giardinaggio
Pianta rustica, tollera una temperatura minima di -5/-10 °C, sole e terreno ben drenato. Si moltiplica per talea basale o delle parti semilegnose in estate o da seme in primavera.
^Prodromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org, p. 33.8.1 ALL. ARTEMISION VARIABILIS BIONDI, BALLELLI, ALLEGREZZA, TAFFETANI & FRANCALANCIA 1994. URL consultato il 29 maggio 2023.
^Prodromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org, p. 22.2.1 ALL. HELICHRYSION LITOREI BIONDI EX BIONDI IN BIONDI, ALLEGREZZA, CASAVECCHIA, GALDENZI, GIGANTE & PESARESI 2013. URL consultato il 29 maggio 2023.
^F.Mearelli e C.Tardelli, Maremma mediterranea in "Erboristeria domani", luglio-agosto 1995.
^ Francesco Bianchini, Francesco Corbetta, Le piante della salute. Atlante delle piante medicinali, illustrazioni di Marilena Pistoia, Milano, Arnoldo Mondadori, 1975, p. 140, SBNUM10023788.
Bibliografia
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Rob D. Smissen, Randall J. Bayer, Nicola G. Bergh, Ilse Breitwieser, Susana E. Freire, Mercè Galbany-Casals, Alexander N. Schmidt-Lebuhn & Josephine M. Ward, A revised subtribal classification of Gnaphalieae (Asteraceae), in Taxon, vol. 60, n. 4, 2020, pp. 778-806.
(EN) David Burnie: Wild Flowers of the Mediterranean, 1995, ISBN 0-7513-2761-1
(EN) Michael O. Dillon: Classification and Phylogeny of the South American Gnaphalieae (Asteraceae), in Arnaldoa, 10(1), 2003, S. 45-60: Gnaphalieae und Neues zu Luciliocline - Online.
(EN) J. Mastelić, Olivera P. and I. Jerković: Contribution to the Analysis of the Essential Oil of Helichrysum italicum (Roth) G. Don. – Determination of Ester Bonded Acids and Phenols Molecules, 2008, 13(4), 795-803 DOI: 10.3390/molecules13040795
Giovanni Galetti, Abruzzo in fiore, Edizioni Menabò - Cooperativa Majambiente, 2008.