Figlio del capo ufficio tecnico della Fervet, trascorre l'infanzia a San Floriano, frazione di Castelfranco Veneto. Il padre, tra i primi della provincia ad acquistare una radio,[3] infonde in Giusto Pio la passione per la musica, che coltiva studiando solfeggio e violino. Allo scoppiare della guerra è renitente alla leva, ma negli ultimi anni del conflitto viene arruolato nell'Organizzazione Paladino, costituita da giovani manovali col compito di riparare i danni provocati dai bombardamenti.
All'attività in RAI affianca la partecipazione a complessi cameristici dal repertorio medievale e rinascimentale (Letitiae Musicae) e barocco (Complesso Strumentale Italiano, Symposium Musicum Milano),[4] formati insieme a musicisti come Rinaldo Tosatti, Giuseppe Magnani e i fratelli Riccardi, Tito e Riccardo. In queste formazioni suona strumenti d'epoca, tra cui la viella, la ribeca e la lira da braccio. Nel 1953 vince con il Giovane Quartetto di Milano una borsa di studio dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia e il Concorso internazionale di Ginevra. Durante il suo soggiorno a Ginevra ha l'occasione di suonare nel castello di Merlinge alla presenza della principessa Maria José.[6]
Il sodalizio con Battiato e il passaggio alla musica leggera
A metà degli anni '70 comincia a dare lezioni di violino al musicista d'avanguardia Franco Battiato, presentatogli dal pianista Antonio Ballista. I due diventano in breve tempo amici, accomunati da uno stesso modo di intendere la musica. Entrambi provano una certa avversione verso la rigidità degli schemi che si applicano nell'interpretazione della musica classica.[9] Fra le prime collaborazioni del duo si ricorda il singolo di Ombretta ColliPop Star/La solfa del destino, nel quale seppur non accreditati su disco, collaborano agli arrangiamenti, musiche e testi[10]. Nello stesso periodo producono l'album Juke Box, in cui Pio suona nei brani Martyre Cèleste e Telegrafi. Pio comincia anche a esibirsi dal vivo con improvvisazioni al violino in coppia con Battiato, eseguendo composizioni come Nevrastenia. Nel confrontare queste nuove esperienze con le precedenti in ambito orchestrale, Giusto Pio afferma: «Il triste del far musica consiste nel suonare quello che vogliono gli altri, quando vogliono gli altri, come vogliono gli altri. Qui invece suono quello che voglio io, quando voglio io, come voglio io. Là mi considerano solo se sbaglio, stecco, non intono, fischio. Qui la gente ascolta quello che ho da dire. Non mi sembra di essere un acrobata del circo equestre che per il piacere degli altri cammina su un filo ed ha paura di cadere.»[9]
Per diversi anni, Battiato e Pio saranno in strettissima collaborazione, componendo, arrangiando e registrando insieme quasi tutti i progetti a cui prendono parte. I due condivideranno anche l'interesse per la dottrina filosofico-esoterica di Gurdjieff, appresa da Pio con la frequentazione di corsi tenuti a Milano da Henri Thomasson.[11] In quegli anni Pio e Battiato realizzarono un disco, tuttora inedito, al cui progetto partecipò anche Juri Camisasca, sotto la produzione di Angelo Carrara, menzionato come InternationalCigarettes, che avrebbe avuto la seguente track-list:
Telegram
Berliner luft
Market tanz
Lied
Für Chopin
Klar
Karnaval
“Lied” e “Klar” diventeranno, rispettivamente, e con non molte differenze, “Halley” e “Capitano Nemo“, inseriti nell'LP Note pubblicato nel 1987[10]. Il disco non vide mai la luce, probabilmente a causa dello scarso interesse dimostrato dalle case discografiche[10]. Nel 1978 il duo produce il 33 giri di Affredo Cohen Come barchette dentro un tram, mentre l'anno successivo compongono Valery (archetipo di Alexanderplatz, poi affidata e portata al successo da Milva) e Roma. Sempre nel 1978 Battiato e Pio curano gli arrangiamenti dello spettacolo teatrale di Giorgio Gaber, Polli d'allevamento, mentre nei primi mesi del 1979 esce Motore immobile, primo album in studio di Pio, caratterizzato dallo stile sperimentale e meditativo tipico delle sue esibizioni dal vivo di quel periodo. Battiato e Pio tentano un approccio in prima persona alla musica leggera con il singolo Adieu/San Marco, pubblicando il disco col falso nome "Astra" sulla cui copertina è presente una foto del figlio di Giusto Pio, Stefano, studente di violino a La Fenice di Venezia,[3] incaricato poi di partecipare a tutte le iniziative promozionali collegate al disco. Adieu verrà interpretata col nome Canterai se canterò da Catherine Spaak e infine da Milva col titolo Una storia inventata, portandola al successo.
Nel settembre 1979, esce il primo LP di musica pop di Battiato, L'era del cinghiale bianco, che ottiene un discreto riscontro commerciale. I consensi aumentano col successivo Patriots. Sempre nello stesso anno è coautore dell'album Capo nord di Alice contenente il primo vero successo commerciale firmato Battiato-Pio: Il vento caldo dell'estate. Ulteriore conferma arrivò nel 1981 con La voce del padrone, pietra miliare della musica leggera italiana,[12] che decretò l'abilità compositiva dei due: fu infatti il primo long playing a superare il traguardo del milione di copie vendute in Italia. Tra i brani entrati nella cultura popolare si ricorda; Centro di gravità permanente, Cuccurucucu, Bandiera bianca. Il disco restò al primo posto in classifica per diciotto settimane non consecutive fino all'ottobre del 1982 per cedere il posto al successivo album L'arca di Noè. Da questo periodo in avanti la collaborazione tra i due musicisti portò a inanellare continui successi: compongono e producono l'album Alice, contenente Per Elisa, brano vincitore del festival di Sanremo 1981; oltre a questo, un altro grande successo fu Una notte speciale, che entrò in classifica in Germania restandoci per due anni[13]. È la volta poi di Energie pubblicato nell'ottobre 1981 per Giuni Russo diventato anche questo pietra miliare della musica italiana[14]. Nello stesso anno Pio abbandona definitivamente il suo posto in RAI[6] per dedicarsi completamente alla musica leggera, pubblicando l'anno seguente Legione straniera, album di pop strumentale per cui viene realizzato anche un videoclip del brano principale. A quest'ultimo seguirà un secondo singolo Ostinato, utilizzato come sigla del programma televisivo Sereno variabile. Eseguirà le musiche di questo disco come apri concerto della tournée de La voce del padrone.[6]
Compone con Battiato i pezzi per l'album Milva e dintorni fra i quali spicca la splendida Alexanderplatz, divenuto un grande successo della cantante. Collabora anche al disco Azimut di Alice componendo con Battiato un altro grande successo: Messaggio. È la volta poi di Un'estate al mare: entrò in classifica il 7 agosto 1982 per restarci fino al 20 novembre dello stesso anno, salendo di giorno in giorno fino ai vertici della Top Ten. Compone con Battiato, L'arca di Noè, che superò presto il mezzo milione di dischi, portandosi in prima posizione della classifica; tra i brani più significativi: Radio Varsavia e Voglio vederti danzare. Nel 1983 esce l'album Restoration, dalle sonorità più elettroniche rispetto al precedente, ottenendo ottimi riscontri. Il disco contiene, tra gli altri, anche il brano Rodolfo Valentino proposto lo stesso anno alla cantante Farida che lo incise assieme ad Oceano Indiano per il relativo singolo. Parallelamente esce Orizzonti perduti e partecipa poi al disco Vox, di Giuni Russo, firmando con Battiato il singolo Good Good Bye/Post moderno. Per Sibilla compone Oppio, portata a Sanremo 1983, oltre ai brani Sud Africa, Alta tensione, Svegliami e Sex appeal to Europe, i quali dovevano far parte, con Plaisir d'amour di un album prodotto dal duo Battiato-Pio, ma mai realizzato a causa dal calo di interesse del pubblico per la cantante, dovuto probabilmente all'esecuzione poco soddisfacente di Sanremo (forse imputabile ad un disguido tecnico)[15]. Nell'aprile dell'84 Alice e Battiato rappresentarono l'Italia all'Eurofestival con il brano I treni di Tozeur, ottenendo il quinto posto; il brano venne pubblicato nel singolo I treni di Tozeur/Le biciclette di Forlì che entrò nell'hit parade di diversi paesi europei, raggiungendo la terza posizione della classifica italiana. Nello stesso periodo Pio e Battiato collaborano al disco Una donna tutta sbagliata di Ombretta Colli, poco dopo esce il singolo Auto-motion utilizzato come sigla per il programma di divulgazione scientifica Chip.
Dopo l'LP Mondi lontanissimi, Pio comincia ad allontanarsi gradualmente dalla produzione del cantautore siciliano. Smette infatti di collaborare con Battiato alla fase compositiva delle nuove canzoni, ma continua ad accompagnarlo nelle sue esibizioni, in qualità di violinista e conduttore d'orchestra. In particolare nel 1989 ha occasione di dirigere l'orchestra di Battiato in un concerto in Vaticano alla presenza di papa Giovanni Paolo II. Nel 1990 Battiato e Pio compongono insieme le musiche della tragedia I Persiani, per la regia di Mario Martone.[16] Nel 1992 partecipano al Concerto di Baghdad, presso il Teatro Nazionale, un evento che faceva parte dell'iniziativa umanitaria per l'infanzia irachena "Un ponte per Baghdad". Nello stesso periodo collabora all'opera in due atti Gilgamesh. L'anno seguente prende parte all'opera Messa Arcaica dirigendone l'orchestra durante alcune rappresentazioni live[17]. Dopo il 1994 Pio smette di seguire Battiato nei suoi concerti, per non risultare una «palla al piede»,[18] dato l'avanzare dell'età. Rimarrà comunque immutato il loro rapporto di profonda amicizia e stima reciproca. Torna un'ultima volta a dirigere la sua orchestra durante il Festival di Sanremo del 1999, durante il quale Battiato canta fuori gara Shock in My Town, Il mantello e la spiga e Vite parallele.
La carriera da solista e il ritiro dalle scene
Nel 1987 pubblica Note, il suo ultimo album di musica pop, che abbandona i tratti rock dei due lavori precedenti per una musica più calma e riflessiva. L'anno seguente esce Alla corte di Nefertiti, che sancisce il ritorno di Pio alla musica sperimentale, con nuove influenze new age.[18] Nel 1989 scrive le musiche per il film Un uomo di razza di Bruno Rasia. Nel 1990 è la volta dell'album Attraverso i cieli, lavoro ispirato dalla strage di Tienanmen, e nel 1995 di Missa populi, dedicata al pontefice Giovanni Paolo II, figura profondamente ammirata dal musicista, convinto cattolico.
Dopo la Missa, Pio decide di ritirarsi dal mercato discografico, continuando a comporre nel privato e per alcune mostre d'arte. Lavori inediti di questi anni comprendono la colonna sonora allo spettacolo teatrale Me Dea, la musica d'accompagnamento alla mostra Per un altro futuro e il divertissement Preludio e morte del solfeggio. Si dedica anche alla pittura, con l'obiettivo di rappresentare visivamente la sua musica.
Una figura artistica che stima particolarmente è il pittore e poeta Masi Simonetti, alle cui opere dedica diverse composizioni, tra cui Ou est donc?, La morte del poeta e Sua maestà il Pelmo.[19] Instaura anche un sodalizio con lo scultore friulano Romano Abate, per le cui mostre compone i brani Mater dolorosa e Stratifonia.
Nel 2000 viene contattato dalla fondazione Villa Benzi Zecchini di Caerano di San Marco per realizzare le musiche d'accompagnamento alla mostra dell'artista Bruno Gripari, Le vie dell'oro, che verranno poi commercializzate su CD. Il 6 maggio 2003 al Teatro Accademico di Castelfranco Veneto riceve dal Rotary Club il premio "Paul Harris Fellow". Negli anni seguenti compone due opere sacre, Trittico e Il cammino della croce.[20]
L'11 gennaio 2011, in occasione del suo 85º compleanno, viene presentata la biografia Dedicato a Giusto Pio, pubblicata nel 2010 da Zanetti Editore,[21] da una proposta della fondazione Villa Benzi Zecchini. Il libro è accompagnato da un CD nel quale è presente la Dolomiti Suite, eseguita dalla nuova banda di Castelfranco Veneto e in seguito proposta all'UNESCO come inno ufficiale delle Dolomiti.[22] A fine anno vengono inseriti i suoi ultimi due inediti, Centro di accoglienza e Clandestino,[11] nel CD allegato al volume Suoni versi colori sapori, realizzato per una rassegna d'arte.
Nel 2011 rilascia un'intervista, registrata anche in video, al sito Musicletter.it[3] e nel 2012 la sua ultima intervista a Il Giornale della Musica.[11]
^ Paola Fantin, Dedicato a Giusto Pio, in Tg0 Positivo, 17 gennaio 2011. URL consultato il 2 novembre 2020 (archiviato dall'url originale il 2 agosto 2018).