Fu iscritto come giornalista pubblicista all'Ordine nazionale dei giornalisti dal 19 febbraio 1963 e per questo premiato dallo stesso Ordine, nel 2013, per i suoi 50 anni di attività pubblicistica.
Dalla prima moglie Laura Grisi ebbe il figlio Brando, anche lui documentarista. In seconde nozze sposò Anna Azan.
Nel 2006 la rivista Forbes lo inserì tra le cento firme più influenti del mondo grazie ai suoi film e ai suoi libri sull'ambiente e sulle culture.[2]
Nel 2008 gli fu consegnato il Premio “La Navicella d’Oro”, conferitogli dalla Società Geografica Italiana, con la seguente motivazione[2]:
«In oltre mezzo secolo di costante attività professionale ha configurato un personale modello di viaggiatore capace di esplorare e testimoniare con persuasivo rigore e poeticità i territori più rilevanti della cultura geografica, storica e artistica della società umana del passato e del presente, pervenendo a risultati stilistico-espressivi di notevolissimo valore e di ampia valenza comunicativa»
Morì il 24 febbraio 2018 all'età di 87 anni all'ospedale di Orvieto a seguito di un ictus.[3][4]
Cinema
I suoi film dedicati al rapporto tra uomo e mare furono distribuiti in tutto il mondo. Tra di essi i seguenti ricevettero riconoscimenti importanti: Sesto continente (Premio speciale alla Mostra del Cinema di Venezia del 1954), Ultimo paradiso (Orso d'argento al Festival di Berlino del 1956), Tikoyo e il suo pescecane (Premio UNESCO per la Cultura del 1961), Oceano (Premio speciale Festival di Taormina del 1971 e David di Donatello 1972), Fratello mare (Primo Premio al Festival Internazionale del Cinema Marino, Cartagena, 1974) e Cacciatori di navi, 1991 (Premio Umbria Fiction, 1992)[2].
Altri suoi film apprezzati nei cinema, e non solo in Italia, furono: Dagli Appennini alle Ande (1959), che vinse la "Concha de plata" al Festival Internazionale di San Sebastian; Il dio sotto la pelle del 1974.
Tra i suoi film mediometraggi di particolare impegno, furono presentati fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia: Paul Gauguin (1957) e L'angelo e la sirena (1980)[2].
Nel 1964 ha tolto il suo nome dal film Le schiave esistono ancora a causa della sua divergenza con il produttore Maleno Malenotti, non solo per il titolo arbitrariamente scelto ma per l'inserimento nel film stesso di numerose scene false.[senza fonte]
Nel 1976, chiamato da Dino De Laurentiis, collaborò alla realizzazione delle riprese subacquee nel film di Michael AndersonL'orca assassina: il testo fu scritto da Luciano Vincenzoni, che in molte occasioni avrebbe ricordato l'apporto di Quilici come determinante per la riuscita delle riprese.
Da ricordare inoltre Botticelli, una nuova primavera (1982). Nel 1970 produsse Firenze 1000 giorni, sull'alluvione del 1967 e l'opera di salvezza del suo patrimonio culturale. Folco Quilici ebbe la candidatura all'Oscar nel 1971 per Toscana, uno dei quattordici film de L'Italia vista dal cielo. Nel 2000, per la rete televisiva franco-tedesca Arté produsse e diresse i lungometraggi Kolossal (1999/2000) e Il mondo di Pinocchio (2002). Nel 2004, per l'istituto Luce, firmò il lungometraggio L'impero di marmo (premiato al Festival Internazionale del Cinema Archeologico Agon, Grecia, nel 2006) e il film-documentario L'ultimo volo (Premio Acqui Storia 2010). Successivamente diresse Lazio – Paesaggio e storia (Premio Bellezze d'Italia 2012)[2].
Programmi televisivi
L'attività di Folco Quilici, nel campo del cinema culturale trovò, in Italia e all'estero, vasto spazio in programmi televisivi in più puntate: Djerid, i tre volti del deserto (1957/1958), Alla scoperta dell'Africa (1964/1965), Malimba (1966), Alla scoperta dell'India (1967/1968), Islam (1969/1970), L'alba dell'uomo (1970/1975), Mediterraneo (1971/1976), I mari dell'uomo (1971/1974), L'uomo europeo (1976/1979), Festa barocca (1980/1982), La grande Époque (1984/1985), Il rischio e l'obbedienza (1991/1992), Archivi del tempo (1980/1984), L'avventura e la scoperta (1984/1992), Viaggi nella storia (1988/1992), Arcipelaghi (1993/1995), Italia infinita (1996/2002), Alpi (1998/2004), Di isola in isola (2004/2005), Energia (2011/2012), L'Italia di Folco Quilici (2012/2013).[2]
Per i tredici film della Serie Mediterraneo e gli otto di L'uomo europeo Quilici ebbe al suo fianco lo storico Fernand Braudel e l'antropologo Claude Lévi-Strauss. Con l'archeologo Sabatino Moscati, Quilici realizzò due serie dedicate all'archeologia subacquea Mare museo 1988/1992 e Fenici, sulle rotte di porpora (1987/1988). Produsse con l'archeologo George ValletI greci d'occidente (1989). Dal 1992 al 1999 diresse L'Italia del XX secolo, 65 film su testi degli storici De Felice, Castronovo e Scoppola[2].
Crea e dirige, dal 1984 al 1989, il programma televisivo, di alta divulgazione scientifico-naturalistica e inerente anche aspetti d'antropologia sociale, Geo: in onda ancor oggi su Rai 3[2].
Per il suo impegno nella Tv culturale vinse numerosi premi internazionali, tra i quali nel 1976 quello del Festival dei Popoli per il suo lavoro sul mondo primitivo. Successivamente ottenne il Primo premio della critica italiana per gli otto film della serie Alla scoperta dell'India (1968) e per Festa barocca (1983). Gli fu anche assegnato il Premio della Critica Francese per Mediterranéé (1977)[2].
Inoltre per gli otto film de L'alba dell'uomo (1973/1974) vinse il Premio nazionale della critica televisiva nel 1975[2].
Nel 1995 gli venne assegnata la Targa d'oro europea del cinema storico-culturale[2].
Partecipò ad alcune serie della rubrica pubblicitaria televisiva Carosello:[5] nel 1966 diresse lo sketch per il formaggio Milkana della Van Der Bergh-Milkana, nel 1973 reclamizzò l'AspirinaBayer, nel 1976 il dentifricio Pepsodent della Unilit.
A partire dal 2002 collaborò con importanti serie televisive a Sky. Per le trasmissioni sul canale Marcopolo fu dichiarato "personaggio dell'anno" nel 2006[2].
Attività letteraria
Dal 1954 pubblicò, in Italia e all'estero, numerose opere di saggistica: Mala Kebir (1955), Mille fuochi (1964), Sesto continente (1965), Gli ultimi primitivi (1972), I grandi deserti (1972), Magia (1977), Le frontiere di Allah (1978), Natura chiama uomo (1979), Il riflesso dell'Islam (1983), L'uomo europeo (1983), India (1990), I mari del sud (1991), Il mio Mediterraneo (1992), La mia Africa (1992), Le Americhe (1993), Il mio Mar Rosso (1998), Tobruk 1940 (2004), I miei mari (2006). Tra il 1976 e il 1979 diresse La grande enciclopedia del mare. Nel 1974/1975 fu coautore de La Mediterranéé con Fernand Braudel. Con la moglie Anna, fu autore di due biografie: Amundsen (1998) e Jack London (2000), che vinse il premio Chianciano e il premio Castiglioncello[2].
A partire dal 2002 collaborò a una serie di volumi illustrati, con Luca Tamagnini[6] (pubblicato da Phoatlante[7]) dedicati alle aree protette dei mari italiani[2].
Si cimentò nella narrativa con Cacciatori di navi (1985), tradotto negli Stati Uniti, Cielo verde (1997), romanzo a lungo presente nella classifica dei libri più venduti in Italia, e nel 1998 con Naufraghi. Nel 1999 con il romanzo Alta profondità, iniziò il ciclo composto da L'abisso di Hatutu (2001), Mare Rosso (2002)), I serpenti di Melqart (2003), La fenice del Bajkal (2005).[2] Nel 2008 pubblicò il romanzo Libeccio e nel 2012 La dogana del vento[2].
Nel 2011 e nel 2012 scrisse due libri per la letteratura dei ragazzi: Storie del mare e Amico oceano[2].
Quilici collaborò con la stampa italiana e internazionale già a partire dal 1954, per giornali quali Life, Epoca, Panorama, Europeo e per quotidiani come La Stampa e Corriere della Sera. Il suo impegno giornalistico lo vide al lavoro per Il Messaggero su temi naturalistici. Nel 1994 ha vinse la “Penna d'oro” per i suoi servizi sull'America Latina. Nel 1997 gli fu conferito il “Premio Campidoglio per la carriera nel giornalismo culturale”[2].
Nel 1983 il presidente Sandro Pertini gli concesse la “Medaglia d'oro” per meriti culturali[2].
Tenne corsi all'Università di Bologna (1966/1967), a quella di Berlino (1991), al Centro Sperimentale di Cinematografia (1995), all'Università Cattolica di Milano (1998), alla Terza Università di Roma (2001/2002), all'Università di Padova (2004/2005). Dal 1985 al 1989 insegnò all'ORAO (Centro dell'Immagine Culturale), in corsi ripresi nel 1997 e proseguiti nel 1998.[2]
Dal febbraio 2003 al giugno 2006 fu presidente dell'ICRAM, Istituto Centrale per la Ricerca Scientifica e Tecnologica Applicata al Mare, e ha diretto i “Quaderni scientifici” dell'Istituto. Precedentemente, dal 1995 al 1996, era stato direttore del mensile “Mondo Sommerso”[2].
Come fotografo operò dal 1949, accumulando un archivio di oltre un milione di immagini a colori e in bianco e nero, ora affidate all'Archivio Alinari[2].
Italia infinita, 5 film in coproduzione con Rai 3 (1998-2003)
Kolossal (1999)
Genova, Italia (2001)
L'impero di marmo (2004)
In luoghi e tempi lontani (2010)
Programmi televisivi
Geo, conduzione e messa in onda di circa 40 filmati dell'autore (Rai 3, 1984-1989)
Il Milione, conduzione e messa in onda di 80 filmati dell'autore (Marcopolo, 1997-1998)
Pubblicazioni
Avventura nel Sesto continente. Cinquemila ore sotto i mari con la spedizione subacquea italiana fra gli squali e le mantas della giungla di corallo, Roma, G. Casini, 1954
Safari intorno al mondo. Antologia di cacce in sei continenti, con la macchina da ripresa, Novara, Istituto Geografico de Agostini, 1967
Oceano, Bari, De Donato, 1972
L'alba dell'uomo, con Carlo Alberto Pinelli, De Donato editore, 1974.
Indonesia, Milano, Fabbri, 1974
Natura chiama uomo, Bergamo, Minerva Italica, 1976
1954 Francesco Cedrangolo, Silvio Garattini, Tommaso Lucherini, Pietro Valdoni · 1957 Michele Arslan, Ida Bianco, Vittorio Erspamer, Ezio Silvestroni, Luigi Villa · 1959 Sergio Abeatici, Luigi Campi, Raoul De Nunno, Francesco Morino, Gian Franco Rossi, Alberto Zanchetti · 1961 Giovanni Marcozzi · 1963 Vincenzo G. Longo · 1965 Enrico Greppi · 1967 Giovanni Felice Azzone