Il mezzo, resistente solo al fuoco delle armi leggere, si rivelò soddisfacente per le funzioni di polizia nei territori occupati.
Tecnica
Il mezzo è basato sull'autocarro pesante Fiat 665diesel, versione a trazione integrale del Fiat 666. La meccanica resta pressoché invariata, mentre le modifiche riguardano la corazzatura con lastre d'acciaio da 7,5 mm di spessore, che garantivano la protezione contro il fuoco delle armi leggere. La cabina è completamente blindata, con portelli blindati a protezione del radiatore ed il parabrezza sostituito da scudature con feritoie, ed ospita il conduttore ed il capomezzo. Vano di combattimento posteriore conserva le sponde in legno del cassone dell'autocarro, che vengono blindate internamente, mentre la parte superiore è costituita da lamiere inclinate internamente e munite di otto feritoie per lato e due sul retro. Il cielo del vano di combattimento è aperto e vi si accede tramite una scaletta posteriore. Il vano può ospitare 20 militari, seduti su due panche disposte lungo le fiancate del cassone. La protezione si estendeva anche al serbatoio del carburante.
Oltre all'armamento individuale dei fanti, utilizzabile dalle feritoie, generalmente ogni mezzo era dotato di un fucile mitragliatoreBreda Mod. 30.
Bibliografia
Ruote in divisa, Brizio Pignacca, Giorgio Nada Editore.
Cent'anni di Camion Fiat, Paolo Bossi, Fondazione Negri.
Storia illustrata del Camion Italiano, Edizione Neri, Fondazione Neri.
Gli Autoveicoli tattici e logistici del Regio Esercito Italiano fino al 1943, vol. II, Stato Maggiore dell'Esercito, Ufficio Storico, Nicola Pignato e Filippo Cappellano, 2005.
Gli Autoveicoli del Regio Esercito nella Seconda Guerra Mondiale, Nicola Pignato, Storia Militare.