Ernesto Buonaiuti nacque a Roma, in via di Ripetta 102, il 25 giugno 1881, quartogenito di Leopoldo e Luisa Costa. Il padre, gestore di una rivendita di tabacchi, morì nel 1887 di tubercolosi, lasciando la moglie (che non si risposò mai e visse quasi sempre con Ernesto fino alla morte, avvenuta nel 1941), e cinque bambini. Da un primo matrimonio, infatti, aveva avuto la figlia maggiore Augusta; dei suoi sette figli di secondo letto soltanto tre, oltre Ernesto, superarono la prima infanzia: uno, Alfredo, divenne sacerdote e parroco di Settecamini, un altro, Alarico, fu insegnante di italiano nelle scuole consolari e pubblicista e venne iniziato alla Massoneria[1], mentre il minore, Pasquale, esercitò il mestiere di ebanista[2]. Ernesto ricevette la prima educazione religiosa dalla madre e nella parrocchia di San Rocco, adiacente alla casa di via di Ripetta.
Dopo avere frequentato il Seminario Romano dell'Apollinare di Roma (qui fra i suoi compagni vi fu Angelo Roncalli, poi papa Giovanni XXIII[3]), fu ordinato sacerdote il 19 dicembre 1903. Durante il periodo degli studi aveva dimostrato ben presto doti intellettuali fuori dal comune, incorrendo però in sanzioni da parte dei superiori per la troppa libertà dimostrata nell'apprezzare le moderne impostazioni scientifiche delle discipline religiose. Proseguì i suoi studi, collaborando con lo storico delle religioni Salvatore Minocchi, utilizzando le risorse offerte dal metodo positivo allo studio del Cristianesimo primitivo (Il cristianesimo primitivo e la Politica imperiale romana, 1911).
Fondò a soli 24 anni la Rivista storico-critica delle scienze teologiche, per la diffusione della cultura religiosa in Italia e diresse in seguito la rivista Ricerche religiose. Queste riviste, premiate almeno in un primo momento da un discreto successo editoriale, vennero poste poi all'Indice. Il 25 gennaio 1926 era stato colpito con la scomunica, ribadita più volte, per aver preso le difese del movimento modernista soprattutto nelle opere Il programma dei modernisti (1908) e Lettere di un prete modernista (1908), contro la posizione ufficiale della Chiesa espressa nell'Enciclica Pascendi dominici gregis, emanata da papa Pio X nel 1907[4]. Nell'autobiografia (Il pellegrino di Roma, 1945), Buonaiuti ricostruì il conflitto con la Chiesa cattolica, della quale, nonostante la scomunica, continuò a proclamarsi figlio fedele.
Nel 1915 vinse il concorso a cattedra, bandito per ricoprire il ruolo di professore ordinario di Storia del cristianesimo rimasto vacante per la morte di Baldassarre Labanca, presso l'Università di Roma, prevalendo su altri candidati illustri come lo stesso Minocchi, Adolfo Omodeo, Luigi Salvatorelli e Umberto Fracassini, Nicolò d'Alfonso. Gli anni di insegnamento, liberamente esercitato presso un Ateneo statale a dispetto delle censure ecclesiastiche[senza fonte], gli permisero di formare un gruppo di allievi, tra i quali spiccano Agostino Biamonti, Ambrogio Donini (che dopo la fine della guerra sarebbe stato professore di Storia del Cristianesimo a Bari e senatorecomunista) e Marcella Ravà (poi divenuta direttrice della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma), fortemente attaccati alla figura e all'opera del maestro. In seguito al Concordato del 1929, tuttavia, venne esonerato dalle attività didattiche e assegnato a compiti extra-accademici, come direttore dell'Edizione Nazionale delle Opere di Gioacchino da Fiore. La cattedra universitaria gli fu tolta definitivamente nel 1931 per aver rifiutato di prestare il giuramento di fedeltà al Fascismo, al pari del suo amico Giorgio Levi Della Vida, che di lui lasciò un affettuoso ricordo di grande valore scientifico e umano nel suo Fantasmi ritrovati[5].
Gli anni successivi, segnati dagli stenti per via della sospensione dello stipendio, lo videro impegnato nell'attività di conferenziere, sempre sotto l'osservazione della polizia segreta fascista, soprattutto presso la congregazione metodista romana e di professore ospite presso l'Università di Losanna in Svizzera, dove tenne cicli di lezioni sulla storia del Cristianesimo. L'offerta di una cattedra stabile di Storia del Cristianesimo presso la Facoltà di Teologia della stessa Università fu da lui declinata, poiché richiedeva come condizione la sua adesione ufficiale alla confessione cristiana riformata.
Durante la seconda guerra mondiale, dopo l'8 settembre 1943, nascose per qualche mese nella sua casa romana un ragazzo ebreo, Giorgio Castelnuovo, allora tredicenne, affidatogli dalla famiglia, salvandolo così dalle deportazioni. Per questo Buonaiuti ha ricevuto nel 2012 il riconoscimento postumo di giusto tra le nazioni dall'istituto Yad Vashem di Gerusalemme.[6]
Dopo la fine della guerra, nel 1945, Buonaiuti non fu comunque reintegrato nel ruolo di professore ordinario come era accaduto per gli altri colleghi superstiti che non avevano accettato il giuramento di fedeltà al Fascismo, sulla base di una discussa applicazione retroattiva, sostanzialmente ad personam[7], dei Patti Lateranensi, che prevedeva il divieto, per un sacerdote scomunicato, di occupare una cattedra in una università statale: a favorire questo esito della vicenda ci furono non solo i cattolici della Democrazia Cristiana[senza fonte], ma anche i comunisti e i liberali[senza fonte], riuniti dalla comune ostilità, ereditata dal passato, contro il Modernismo[senza fonte], visto ideologicamente come una corrente cristiana non facilmente inquadrabile nella polarizzazione tra laici e cattolici, sotto il cui segno nasceva il nuovo stato italiano.
Si spense nella sua città il 20 aprile 1946, a seguito dell'aggravarsi dei problemi cardiaci che da tempo lo affliggevano. È sepolto nel Cimitero del Verano di Roma.
L'opera di Buonaiuti è sterminata: ha lasciato circa tremilaottocento lavori scritti, fra i quali importanti una "Storia del Cristianesimo" in tre volumi, l'autobiografia (Il pellegrino di Roma) e gli studi su Gioacchino da Fiore (Gioacchino da Fiore: i tempi, la vita, il messaggio) e gli studi su Lutero e la Riforma protestante. Inoltre, un testo sullo gnosticismo (Lo gnosticismo. Storia di antiche lotte religiose, I Dioscuri, Genova1987). Tra le sue prime opere: Saggi sul cristianesimo primitivo, a cura e con introduzione di Francesco A. Ferrari, pubblicato a Città di Castello, dalla casa editrice Il Solco (Gubbio, Tip. Oderisi) nel 1923. Nel 1928 pubblica anche "Le origini dell'ascetismo cristiano" (Pinerolo: Casa sociale editrice).
Lutero e la Riforma in Germania
Opera pubblicata la prima volta nel 1926, ristampata al termine della seconda guerra mondiale, con l'aggiunta del capitolo La crisi finale, pubblicata infine postuma nel 1958 col titolo Lutero, è nata da un corso universitario tenuto da Buonaiuti all'Università di Roma. Nella prima edizione lo scisma di Martin Lutero viene interpretato come espressione dell'individualismo della cultura dell'Europa nel Nord che non aveva assimilato i valori della vita sociale propria del bacino del Mediterraneo. Nel capitolo aggiunto all'edizione del 1945 Buonaiuti indica nel nazionalsocialismo l'ultima e più drammatica conseguenza dello scisma luterano.
Storia del Cristianesimo
L'opera, pubblicata negli anni 1942-1943, si compone di tre volumi, il primo dedicato all'Evo Antico, il secondo all'Evo Medio, l'ultimo all'Evo Moderno.
È considerata l'opera più significativa dell'attività scientifica del Buonaiuti. Come egli stesso ha rievocato nell'autobiografia del 1945, l'opera ha motivazioni apologetiche ("per istituire il bilancio definitivo dell'azione cristiana nella storia, ora che da mille indizi si poteva facilmente e sicuramente arguire che il Cristianesimo si avvicinava ad un'ora di drammatico trapasso").
L'idea centrale dell'opera si svolge intorno al carattere mistico e morale del Cristianesimo e alla sua successiva trasformazione in un sistema filosofico-teologico e in una organizzazione burocratica. Per Buonaiuti, le religioni superiori non sono visioni speculative del mondo e schematizzazioni razionali della realtà, ma indicazione normativa di atteggiamenti pre-razionali e spirituali. Il Cristianesimo, nato come annuncio di palingenesi, veicolava un vastissimo programma sociale "che imponeva un progressivo arricchimento concettuale e un inquadramento disciplinare sempre più rigido. Per vivere e fruttificare nel mondo, il Cristianesimo fu condannato così a snaturarsi e a degenerare" (Storia del cristianesimo, I, p. 15 e segg.). La sola salvezza per la Chiesa e per la società moderna è, per Buonaiuti, il ripristino dei valori elementari del Cristianesimo primitivo: l'amore, il dolore, rimorso, la morte.
Pellegrino di Roma. La generazione dell'esodo
Opera autobiografica di Ernesto Buonaiuti pubblicata a Roma nel 1945.
Il titolo del libro cita una definizione di Buonaiuti datane dallo storico Luigi Salvatorelli, il quale aveva intitolato un suo saggio "Ernesto Buonaiuti, pellegrino di Roma" per sottolineare l'amore di Buonaiuti per la Chiesa cattolica, nonostante i gravissimi provvedimenti canonici presi contro di lui (La Cultura, XII, 1933, pp. 375–391). Buonaiuti riconosce come sue due opere di argomento modernista pubblicate entrambe nel 1908 dietro l'anonimato: Lettere di un prete modernista, considerate tuttavia dall'autore un peccato di gioventù, e Il programma dei modernisti. Le posizioni moderniste sono giustificate da Buonaiuti soprattutto da motivazioni scientifiche (critica biblica ed esegesi). Inizialmente il modernismo di Buonaiuti appariva simile alle posizioni della teologia liberale protestante (Albrecht Ritschl, Adolf von Harnack). Le ricerche sulla spiritualità del mondo antico, da Zarathustra ai tragici greci, portarono tuttavia Buonaiuti a riconoscere nelle esperienze spirituali precristiane un'anticipazione della visione cristiana della vita. Buonaiuti si dichiara cattolico e dichiara di voler rimanere tale usque dum vivam ("finché avrò vita"), come scrisse alla facoltà di teologia di Losanna, la quale gli rifiutò la cattedra di storia del cristianesimo poiché egli non aveva accettato la condizione di aderire a quella Chiesa evangelica.
Citazioni
«Il Cristianesimo è l'unica democrazia possibile; perché in nessun'altra forma di vita religiosa, come in nessun'altra visione filosofica della vita, l'aggregato umano, il senso della solidarietà universale, la coscienza dell'unica famiglia del mondo hanno, come nel Cristianesimo, altrettanto rilievo e altrettanto inconsumabile peso.»
Lo gnosticismo: storia di antiche lotte religiose, Roma, Ferrari, 1907. - Nuova edizione con introduzione di Claudio Bonvecchio, Milano, Mimesis, 2012, ISBN 978-88-575-0950-1.
Alfredo Loisy, Roma, A. F. Formiggini, 1925.
Lutero e la Riforma in Germania, Bologna, Zanichelli, 1926. - II ed., Faro, Roma, 1945; Dall'Oglio, Milano, 1958.
Le origini dell'ascetismo cristiano, Pinerolo, Casa sociale editrice, 1928.
Gioacchino da Fiore. I tempi, la vita, il messaggio, Collezione Meridionale Editrice, Roma, 1930. - Nuova edizione, introduzione di Antonio Crocco, Lionello Giordano Editore, Cosenza, 1984; Introduzione di Giovanni Santambrogio, Collana La coda di paglia, La Vita Felice, Milano, 2017, ISBN 978-88-934-6092-7.
La Chiesa Romana, Milano, Gilardi e Noto, 1933. - nuova edizione con presentazione di Lorenzo Bedeschi, il Saggiatore, Milano, giugno 1971);
Pellegrino di Roma. La generazione dell'esodo, Roma, Darsena, 1945. - Bari, Laterza, 1964; Gaffi, Roma 2008; Aragno, Roma 2021.
Pio XII, Roma, Universale, 1946. - nuova edizione, Editori Riuniti, Roma 1964.
Lezioni di storia ecclesiastica. Il medioevo, Bologna, Il Mulino, 2012, ISBN9788815241252.
Degli scritti di Buonaiuti ha dato ampia rassegna l'allieva Marcella Ravà in Bibliografia degli scritti di Ernesto Buonaiuti, con prefazione di Luigi Salvatorelli, Firenze 1951, seguita dalle Aggiunte alla bibliografia di Ernesto Buonaiuti, in «Rivista di storia e letteratura religiosa», VI, 1970, pp. 235–239.
Note
^Cfr. l'introduzione di G.B. Guerri a E. Buonaiuti, Storia del Cristianesimo, Newton & Compton, Roma 2002, p. VII.
^Sulla famiglia Buonaiuti si veda G.B. Guerri, Eretico e profeta. Ernesto Buonaiuti, un prete contro la chiesa, Mondadori, Milano 2001, pp. 7-32.
^Marco Roncalli, Giovanni XXIII. Angelo Giuseppe Roncalli. Una vita nella Storia, Milano 2006, pagg. 50 e segg.
^Testimonianze di questo travagliato periodo si trovano nelle sue lettere autografe scritte tra il 1908 ed il 1929 a Carlo Mazzotti e conservate nel fondo di quest'ultimo donato alla Biblioteca Comunale Manfrediana di Faenza ed alla sezione di Faenza dell'Archivio di Stato di Ravenna
^Napoli, Liguori, 2004 (I ediz. Vicenza, Neri Pozza Editore, 1966)
Annibale Zambarbieri, Il cattolicesimo tra crisi e rinnovamento: Ernesto Buonaiuti ed Enrico Rosa nella prima fase della polemica modernista, Brescia, Morcelliana 1979.
Fabrizio Chiappetti, La formazione di un prete modernista. Ernesto Buonaiuti e Il Rinnovamento (1907-1909), Urbino, Quattroventi, 2012.
Rocco Cerrato, «L’amicizia di Carlo Mazzotti con Ernesto Buonaiuti». In I cattolici faentini e l'inutile strage: Carlo Mazzotti un prete pacifista : atti della giornata di studi, Biblioteca comunale Manfrediana, Faenza, 24 ottobre 2015, presidente Marco Mazzotti, a cura di Silvia Fanti ; con scritti di Daniele Menozzi ... [et al.], Homeless Book, Faenza, 2017.