La popolarità di Salgari è testimoniata anche dalla grande diffusione di apocrifi: oltre un centinaio le opere pubblicate col suo nome in realtà scritte da altri romanzieri[6].
Biografia
I primi anni
Nacque a Verona il 21 agosto 1862[7][8][9][10] da madre veneziana, Luigia Gradara (1830-1887), e padre veronese, Luigi Salgàri (1826-1889), commerciante di tessuti presso Porta Borsari a Verona[7], e fu battezzato il 7 settembre nella chiesa di S. Eufemia. Crebbe poi in Valpolicella, nel comune di Negrar, in frazione Tomenighe di Sotto, poi abbandonata per trasferirsi nell'attuale "Ca' Salgàri". A partire dal 1878 studiò poi al Regio Istituto Tecnico e Nautico "Paolo Sarpi" di Venezia, ma non arrivò mai a essere capitano di marina come avrebbe voluto. Abbandonati gli studi al secondo corso nel 1881, tornò a Verona per intraprendere l'attività giornalistica.
Esordio
Ispirato dai racconti avventurosi di Assollant, Louis Boussenard, del capitano Mayne-Reid e dai libri storici e anche romanzeschi dell'orientalista Louis Jacolliot, Salgàri esordì come scrittore nelle appendici dei giornali. La sua prima opera pubblicata fu un racconto, I selvaggi della Papuasia, scritto all'età di vent'anni e in quattro puntate apparso, sul settimanale milanese La Valigia,[11] con la sigla S.E. Tra il 15 settembre e il 12 ottobre 1883 pubblicò a puntate sul giornale veronese La Nuova Arena il romanzo Tay-See (riedito poi in volume con il titolo La Rosa del Dong-Giang nel 1897), quindi sullo stesso giornale il romanzo La tigre della Malesia (riedito come Le tigri di Mompracem), che riscosse un notevole successo, ma dal quale non ebbe alcun ritorno economico significativo, seguito da La favorita del Mahdi (1883-1884), scritto otto anni prima. Sempre nel 1883 divenne redattore del giornale stesso. Svolse un'intensa attività con gli pseudonimi Ammiragliador ed Emilius. Due anni dopo diventò redattore de L'Arena. Il 25 settembre 1885 arrivò a sfidare a duello un collega del quotidiano rivale l'Adige.
Nel 1887 morì la madre, mentre il 27 novembre 1889 vi fu il suicidio del padre che, credendosi malato di una malattia incurabile, si gettò dalla finestra di casa. Qualche anno dopo, il 30 gennaio 1892, Emilio sposò Ida Peruzzi (1866-1922), un'attrice di teatro; dopo la nascita della figlia primogenita Fatima (1893-1914), i Salgari decisero di trasferirsi in Piemonte, dove Emilio aveva trovato un contratto con l'editore Speirani e, stabilitisi inizialmente a Ivrea nel 1894, vissero poi in una casa di piazza Pinelli a Cuorgnè e successivamente nella vicina Alpette.[7][10] In questo periodo nacquero altri tre figli: Nadir (1896-1936), Romero (1899-1931) e Omar (1901-1963). Verso la fine del 1897, l'editore Anton Donath, con cui aveva iniziato a collaborare, lo convinse a trasferirsi a Genova e la famiglia si sistemò a Casa Rebora, nel quartiere di Sampierdarena. Durante il soggiorno ligure scrisse Il Corsaro Nero, pubblicato nel 1898 e considerato il capolavoro di Emilio Salgàri. Qui strinse anche amicizia con Giuseppe Garuti, in arte Pipein Gamba, che fu uno dei primi illustratori dei suoi lavori.
La vita a Torino
Nel 1900, richiamato dall'editore Speirani, Salgàri si trasferì, con moglie e figli, definitivamente a Torino, in corso Casale, prima al civico 298 e poi al 205. Da qui Salgàri poteva facilmente raggiungere in tram la biblioteca civica centrale, dove trovava mappe e racconti di viaggi esotici che costituivano la base e lo spunto per le sue storie. Tra il 1892 e il 1898 pubblicò una trentina di opere, di cui 16 nel solo triennio 1894-1896: tra queste, sempre con Speirani, Il tesoro del presidente del Paraguay, Le novelle marinaresche di Mastro Catrame, Il re della montagna, Attraverso l'Atlantico in pallone e I naufragatori dell'Oregon. Il motivo di tutto questo lavoro erano i debiti che Salgàri continuava ad accumulare; nel 1896 lo scrittore firmò un altro contratto con l'editore genovese Donath e nel 1906 anche con il fiorentino Bemporad.
Il 3 aprile 1897, su proposta della regina d'Italia Margherita di Savoia, Salgari venne insignito dalla Real Casa del titolo di "Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia"[12][13]. Ciononostante, la sua situazione economica non migliorò; a partire dal 1903 – quando la moglie iniziò a dare segni di follia – si moltiplicarono i debiti per potere pagare le cure. Nel 1910 la salute mentale della donna peggiorò ulteriormente e fu costretta a entrare in manicomio.
Nella sua vita Salgàri fu un "viaggiatore virtuale"[14]: il creatore della Tigre di Mompracem[15] viaggiò pochissimo, ma fu un "divoratore di atlanti e dizionari", grazie ai quali inventò più di 1.300 personaggi, basando ogni suo libro su scrupolosi approfondimenti, e scontrandosi con gli editori dell'epoca a causa di gravi problemi economici[16].
Declino e morte
«A voi che vi siete arricchiti con la mia pelle, mantenendo me e la mia famiglia in una continua semi-miseria od anche di più, chiedo solo che per compenso dei guadagni che vi ho dati pensiate ai miei funerali. Vi saluto spezzando la penna.»
(Emilio Salgari)
I contratti di lavoro obbligarono Salgàri a scrivere tre libri l'anno e, per mantenere quei ritmi, fu costretto a scrivere tre pagine al giorno. A causa del conseguente stress scriveva fumando un centinaio di sigarette al giorno e beveva un bicchiere di vino marsala dopo l'altro[17]. Inoltre dirigeva contemporaneamente un periodico di viaggi. Più che un problema di sottocompensi in proporzione alla mole di lavoro il suo esaurimento nervoso fu dovuto soprattutto alla fatica e alla stanchezza. Non solo non guadagnava, ma non era nemmeno considerato dai circoli letterari dell'epoca, ultimo smacco alla sua dignità. All'amico pittore Gamba scriveva nel 1909:
«La professione dello scrittore dovrebbe essere piena di soddisfazioni morali e materiali. Io invece sono inchiodato al mio tavolo per molte ore al giorno e alcune della notte, e quando riposo sono in biblioteca per documentarmi. Debbo scrivere a tutto vapore cartelle su cartelle, e subito spedire agli editori, senza avere avuto il tempo di rileggere e correggere.»
I suoi nervi non ressero. A ciò si aggiunse la nostalgia della moglie, ricoverata da mesi in manicomio. Stressato e umiliato rimase da solo e con i figli da accudire. Sempre più depresso, nel 1909 tentò per la prima volta il suicidio, gettandosi sopra una spada, ma venne salvato in tempo dalla figlia Fatima.[18] Poi, l'ultima intervista, quella di un giornalista, tal Antonio Casulli, inviato de Il Mattino di Napoli, che incontrò Salgàri nel dicembre 1910, e che anni più tardi dichiarò di avere respirato nella sua casa un'atmosfera come minimo triste e malinconica.
Infine decise di tentare nuovamente di togliersi la vita la mattina di martedì 25 aprile 1911. Salgari lasciò sul tavolo tre lettere note (ma pare che le lettere fossero 13 e i destinatari delle altre lettere abbiano via via smentito e poi confermato che le lettere esistessero, ma il contenuto è rimasto ignoto)[7] e uscì da casa prendendo il suo solito tram con in tasca un rasoio. Le lettere erano indirizzate ai figli, ai direttori di giornali, ai suoi editori. Ai figli Omar, Nadir, Romero e Fatima scrisse:
«Sono un vinto: non vi lascio che 150 lire, più un credito di altre 600 che incasserete dalla signora...»
Li informava poi su dove avrebbero potuto trovare il suo cadavere, ovvero in uno dei "burroncelli" del bosco di Val San Martino, sopra la chiesetta della Madonna del Pilone, la zona collinare che sovrasta il corso Casale di Torino, dove con la famiglia andava solitamente a fare i pic-nic. La zona esatta è quella del parco di Villa Rey,[19] nei pressi dell'omonimo ex campeggio cittadino. A trovarlo morto non furono i figli, bensì Luigia Quirico, una lavandaia ventiseienne che era andata nel bosco per fare legna. Il corpo di Salgàri presentava la gola e il ventre squarciati in modo atroce. In mano stringeva ancora il rasoio. Si uccise come avrebbe potuto uccidersi uno dei suoi personaggi, in una sorta di seppuku, con gli occhi rivolti al sole che si leva.[20] I suoi funerali avvennero al Parco del Valentino, ma passarono inosservati perché in quei giorni Torino era impegnata a inaugurare l'imminente Esposizione internazionale per il cinquantenario dell'Unità d'Italia. La sua tomba, provvista di dedica, fu subito traslata nel famedio del cimitero monumentale di Verona.
Discendenti
Altre tragedie colpirono successivamente anche la moglie e i figli dello scrittore. Nel 1914 Fatima, giovanissima, rimase vittima della tubercolosi, mentre nel 1922 la moglie Ida morì in manicomio[21]. Nel 1931 fu di nuovo il suicidio la causa della morte dell'altro figlio, Romero. Nel 1936, per le ferite di un tragico incidente in moto, perse poi la vita Nadir, tenentedi complemento del Regio Esercito. Un'intervista, conservata nelle teche di Rai Storia del 1957, ritrae l'ultimogenito figlio vivo Omar, che racconta alle telecamere della vita di suo padre, e che a sua volta pubblicò romanzi avventurosi. Tuttavia anche Omar in seguito si suicidò, gettandosi dal secondo piano del suo alloggio del quartiere San Donato, a Torino, il 5 novembre 1963.[22] L'ultimo discendente dello scrittore, il pronipote Romero jr. Salgàri (1959-2022), era noto alla cronaca perché nel 1984 uccise a coltellate a Montà d'Alba, in provincia di Cuneo, un'anziana pensionata di 72 anni a causa di un banale rimprovero.[23]
Produzione romanzesca
Salgàri deve la sua popolarità a un'impressionante produzione romanzesca, con ottanta opere (più di 200, considerando anche i racconti) distinte in vari cicli avventurosi, che vanno a costruire svariati universi narrativi e innumerevoli personaggi (tra cui alcuni di grande successo, come Sandokan, Yanez de Gomera e il Corsaro Nero), tutti di originale creazione dello scrittore, tranne che in un caso. Il romanzo del 1896 (ristampato in volume nel 1911) I predoni del gran deserto, infatti, fu scritto come seguito di un'opera altrui (Vita eccentrica di Vincenzina Ghirardi Fabiani[24]). Generalmente i personaggi salgariani risultano inseriti in un accurato contesto storico; la ricostruzione delle informazioni riguardanti le vicende istituzionali dei paesi da lui descritti non si limita, per esempio, alla figura di James Brooke, il raja bianco di Sarawak.
Seri studi condotti dalla storica olandese Bianca Maria Gerlich (i cui lavori sono stati pubblicati da autorevoli riviste scientifiche quali Archipel nei Paesi Bassi e Oriente Moderno in Italia[25]) hanno infatti permesso di ricostruire le fonti storiche e geografiche lette e utilizzate nelle biblioteche dal grande scrittore di romanzi d'avventura.
Salgari stesso pubblicò con vari pseudonimi numerose opere, spinto da motivazioni diverse, la più nota delle quali fu l'urgenza di aggirare la clausola contrattuale di esclusiva che lo teneva legato all'editore Donath. Tuttavia per lo stesso Donath pubblicò, sotto lo pseudonimo di Enrico Bertolini, tre romanzi nonché diversi racconti e testi di vario genere; in questo caso si sarebbe trattato di una precauzione utilizzata quando, incalzato da contratti e scadenze, lo scrittore usava più del dovuto elementi tratti da opere altrui (come nel caso di Le caverne dei diamanti, una libera versione del romanzo Le miniere di re Salomone di Henry Rider Haggard).
Salgàri è stato citato inoltre come uno dei principali precursori della fantascienza in Italia. Benché all'epoca fosse definito il "Verne italiano",[26] in realtà lo scrittore veronese – secondo Gianfranco De Turris – "non era molto portato per la speculazione avveniristica e raramente inserì nel complesso delle sue opere marchingegni e macchinari che andassero oltre la tecnologia del proprio tempo".[26] L'eccezione più notevole è costituita dal suo romanzo Le meraviglie del duemila (1907),[27] considerato il testo più importante della "protofantascienza" italiana.[28] Questo romanzo ambientato nel futuro, inizialmente edito nel 1907 con l'editore Bemporad e firmato per motivi contrattuali con lo pseudonimo di Guido Altieri, fu successivamente ampliato e ripubblicato a firma di Salgàri per l'editore Donath. Le altre opere di Salgàri non sono mai ambientate oltre la sua epoca,[26] benché in vari altri romanzi salgariani vi siano spunti fantascientifici alla Verne.
Opere
Cronologia delle opere, suddivise per cicli narrativi.
La montagna d'oro. Avventure nell'Africa centrale, come Guido Altieri, Palermo, Biondo, 1901. (noto anche come Il treno volante, Milano, Sonzogno, 1926)
Le stragi della China. Grande romanzo di avventure nell'estremo Oriente, come Guido Altieri, Palermo, Biondo, 1901. Poi Il sotterraneo della morte, Palermo, Biondo, 1902.
Sul mare delle perle. Il marajah di Jafnapatam, come G. Landucci, Livorno, Belforte, 1903.
L'eroina di Port Arthur. Avventure russo-giapponesi, come Guido Altieri, Torino, Speirani, 1904. (noto anche come La naufragatrice, Milano, Sonzogno, 1924.)
Fernand Calmettes, Valor di fanciulla, Torino, Paravia, 1895 (il traduttore viene indicato come Enrico Salgàri).
Henry de Brisay, Spada al vento, Torino, Paravia, 1895.
Apocrifi
La popolarità delle opere di Salgàri è provata anche dalla grande diffusione di apocrifi: più di un centinaio, che editori privi di scrupoli gli attribuirono, generalmente in accordo con gli eredi. I più famosi furono i cinque romanzi a firma congiunta Luigi Motta-Emilio Salgàri – in realtà scritti da Motta o da Emilio Moretto[6] – e quelli commissionati dagli eredi Nadir e Omar ad alcuni ghostwriter come Giovanni Bertinetti – il più prolifico autore di apocrifi salgariani[6] – e Americo Greco[29]. Un altro autore di apocrifi fu Renzo Chiarelli[30].
Tra i più rilevanti romanzi apocrifi quelli elencati di seguito completano il ciclo salgariano dei Corsari delle Antille:
Inoltre, celeberrimo, José il Peruviano: che, ancora nel '47, l'editrice Marzocco attribuiva a Salgari (a cura di suo figlio Nadir). La ristampa pirata di questi e altri falsi salgariani fonda una vasta, tumultuosa e non del tutto esplorata biblioteca dell'immaginario più deteriore.[non chiaro]
Filmografia
In ordine alfabetico-cronologico i film tratti dalle opere salgariane (parziale):
Che Guevara da giovane lesse ben 62 opere dello scrittore veronese.[32]
Alfredo Castelli ha scritto nel 2010 una storia a fumetti di Martin Mystère ispirata a un romanzo incompiuto dello scrittore, Il leone del Transvaal.[33][34]
Nel 1995 il primo coreografo, ballerino e regista Daniel Ezralow realizza lo spettacolo multimediale Salgari, con musiche originali di Ludovico Einaudi.
Il cantante dialettale comasco Davide Van De Sfroos ha intitolato una sua canzone, e l'album omonimo in cui essa è contenuta, Yanez, come uno dei più famosi personaggi del ciclo indo-malese. Per coincidenza la canzone è stata presentata al Festival di Sanremo nel centesimo anniversario dalla morte di Salgari (2011).
Nel 2015 il regista e scrittore Corrado Farina pubblica per Daniela Piazza Editore Vita segreta di Emilio Salgari, una "autobiografia immaginaria"; è la terza volta che torna sul personaggio, dopo il cortometraggio Salgari della nostra infanzia (1971) e il romanzo Giallo antico (1999).
^Anche se la pronuncia "Sàlgari", con l'accento sdrucciolo, è indubbiamente diffusa, essa è scorretta. Si tratta infatti di un cognome fitonimico, derivante cioè dal nome di una pianta: il salgàro è in veneto il salice. Vedi anche nell'elenco alfabetico in Vademecum sull'accento: quando indicarlo e dove pronunciarlo, su Consulenza linguistica – Domande ricorrenti, Accademia della Crusca, 2002. URL consultato il 22 ottobre 2013 (archiviato dall'url originale il 2 ottobre 2014).
^«[...] a 34 anni cavaliere su proposta di S. M. Margherita», Emilio Salgàri a Luigi Motta, cartolina postale manoscritta, Torino, 14 dicembre 1904, Fondo Luigi Motta Milano
^«[...] questo genere di lettura che istruendo con diletto giustamente si è meritato il favore del pubblico» lettera di Margherita di Savoia a Emilio Salgàri. Lo scrittore, riconoscente degli elogi della Regina, contraccambiò inviandole la prima copia di ogni sua opera; citato in Arpino e Antonetto
^Maurizio Ternavasio, rivista Torino Storia, novembre 2015 - numero 0, p.29
^«Mi recai subito nella sua abitazione di corso Casale [...] riscontrai una ferita piuttosto profonda nell'emitorace sinistro, lo strumento era scivolato sotto la pelle senza entrare in cavità». Testimonianza del dottor Herr, medico del Salgari, a Turcato, in Salgari, documenti e testimonianze
^Massimo Carloni, Salgari, salgariani e falsi Salgari, in Salgari, salgariani e falsi Salgari. Pirati, Corsari e Uomini del West, Senigallia, Fondazione Rosellini, 2011.
Scrivere l'avventura: Emilio Salgari, Atti del convegno nazionale di Torino, marzo 1980, Torino, Quaderni dell'assessorato per la cultura, 1981. Ora in edizione elettronica allegato a «La penna che non si spezza».
O. Nalesini, L'Asia Sud-orientale nella cultura italiana. Bibliografia analitica ragionata, 1475-2005. Roma, Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente, 2009, pp. 350–362.
Un po' prima della fine? Ultimi romanzi di Salgari tra novità e ripetizione (1908-1915), a cura di Luciano Curreri e Fabrizio Foni, Roma, Luca Sossella Editore, 2009.
Fabrizio Foni e Claudio Gallo, Letteratura e immagine nel romance salgariano
Corinne D'Angelo, L'Italia e gli italiani nelle opere di Emilio Salgari
Sergio Brancato, L'ambigua epica della giovane Italia
Vittorio Frigerio, Dall'Aquila Bianca all'Aquila della Notte
Adolfo Fattori, I Fear The Body Electric: lo spleen, l'elettricità e il "nervosismo sociale"
Gennaro Fucile, Voucher, totem e bamboo
Claudio Gallo e Giuseppe Bonomi, Emilio Salgari, la macchina dei sogni, Presentazione di Mino Milani, Milano, BUR Rizzoli, 2011.
Massimo Carloni, Salgari, salgariani e falsi Salgari, in AA. VV., Salgari, salgariani e falsi Salgari. Pirati, Corsari e Uomini del West, Senigallia, Fondazione Rosellini, 2011.
Ernesto Ferrero, Disegnare il vento. L'ultimo viaggio del capitano Salgari, Torino, Einaudi, 2011 (romanzo).
Simonetta Satragni Petruzzi, Salgari e il melodramma. GIi echi dell'Opera nell'opera di Salgari, Roma, Il cubo, 2011.
«La penna che non si spezza». Emilio Salgari a cent'anni dalla morte, Convegno di studi (Torino, 11-13 maggio 2011), a cura di Clara Allasia e Laura Nay, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2012, ISBN 88-6274-372-6. Contiene l'edizione elettronica del Convegno del 1980.
Paolo Bacilieri, Sweet Salgari, Bologna, Coconino Press, 2012.
Corrado Farina, Vita segreta di Emilio Salgari, Torino, Daniela Piazza, 2015 (romanzo)
Ann Lawson Lucas, Emilio Salgari. Una mitologia moderna tra letteratura, politica, società, Vol. I. Fine secolo. 1883-1915. Le verità di una vita letteraria, Firenze, Olschki, 2017.
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