Il territorio si estende su 1.374 km² ed è suddiviso in 67 parrocchie, raggruppate in 5 foranie (Mazara del Vallo, Castelvetrano, Marsala, Partanna e Salemi) e una zona pastorale (Pantelleria).
Storia
La diocesi di Mazara fu la prima diocesi eretta dai Normanni in Sicilia, con un diploma del 1093[1] del "gran conte" Ruggero I d'Altavilla, che aveva conquistato la città nel 1072. Essa era l'erede dell'antica diocesi di Lilibeo, scomparsa durante la dominazione araba dell'isola.
Inizialmente molto vasta, si estendeva dalla foce del Belice sin nelle vicinanze della città di Palermo, comprendendo quindi l'attuale provincia di Trapani e parte di quella del capoluogo. Il diploma, confermato da Ruggero II nel 1144, conteneva anche tutta una serie di donazioni di carattere feudale, «che ponevano il vescovo di Mazara alla testa della nuova aristocrazia feudale della Sicilia occidentale».[2]
Il primo vescovo ad essere nominato fu Stefano de Fer (documentato dal 1093 al 1124), parente del conte Ruggero, benedettino proveniente dall'abbazia di Sant'Eufemia in Calabria[3] e fautore dell'insediamento di parecchi monasteri benedettini (femminili e maschili) nel territorio.
Nel 1224 arrivarono in diocesi i francescani, mentre era ancora vivo san Francesco, guidati dal beato Angelo da Rieti; fondarono un monastero che, assieme a quello di Messina, fu il punto di irraggiamento dell'ordine nell'isola. Con Goffredo Roncioni, alla fine del XIII secolo, ebbe inizio la serie dei vescovi domenicani, che governarono la diocesi per oltre mezzo secolo.
Un importante documento, conservato nell'archivio della curia vescovile di Mazara e pubblicato per la prima volta nel 1980, dal titolo Riveli di tutti li beneficii di questa diocesi di Mazara dell'anno 1430, riporta un elenco esaustivo dello stato della diocesi nella prima metà del XV secolo e «offre un contributo notevole alla conoscenza della vita della Chiesa ... nella diocesi di Mazara, sue strutture, persone, edifici di culto, monasteri, confraternite, situazione economica, vita spirituale».[7]
Durante il concilio di Trento, prese parte il vescovo Giacomo Lomellino Del Campo (1562-1571), a cui i padri conciliari affidarono il compito di scrivere la parte relativa alla dottrina conciliare sul matrimonio cattolico. Fu al concilio anche il vescovo Antonio Lombardo (1573-1579), che, ritornato a Mazara, celebrò il primo sinodo diocesano per l'attuazione delle riforme tridentine.
Tra i vescovi di Mazara si annoverano due cardinali: Basilio Bessarione, che governò la diocesi per un decennio (1449-1458) in qualità di amministratore apostolico; e Giovanni Domenico Spinola (1636-1646), che celebrò un sinodo i cui statuti «risultarono una insigne opera giuridica, alla quale si rifecero sempre i vescovi nei successivi sinodi della Chiesa mazarese».[8]
Nel 1797 davanti al vescovo, al clero e a una grande folla di fedeli l'immagine raffigurante la Madonna del Paradiso fu vista abbassare ripetutamente gli occhi. Ne seguì un regolare processo canonico, al termine del quale l'effigie fu incoronata nel 1803.
Un'ulteriore cessione territoriale avvenne il 24 settembre 1950, quando furono trasferiti alla diocesi di Trapani i comuni di Alcamo, Castellammare del Golfo e Calatafimi, mentre l'isola di Pantelleria tornò a far parte della diocesi di Mazara.
La diocesi ha festeggiato, nel 1993, il nono centenario della sua fondazione, in occasione del quale fu visitata da papa Giovanni Paolo II: in ricordo dell'avvenimento il vescovo Emanuele Catarinicchia fece collocare nello spazio antistante la cattedrale una colonna dell'antica cattedrale normanna, con iscrizione alla base.
Cronotassi dei vescovi
Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
^È probabilmente Tustino l'episcopus electus menzionato nella bolla di papa Adriano IV del 10 luglio 1156; Kehr, Italia Pontificia, X, pp. 231 (nº 27) e 252 (nº 4).
^abcdefghijklmNorbert Kamp, Kirche und Monarchie..., pp. 1172-1182.
^Pirri riporta il nome del vescovo Troiano nel 1199; secondo Kamp, questa indicazione non merita fiducia, perché nel documento di quell'anno il nome del vescovo risultava già illeggibile nel XVI secolo.
^Pirri (Sicilia sacra, II, p. 845) ritiene che il nome del vescovo documentato (nel 1220 circa) solo con J, possa essere Giovanni o anche Giuliano.
^La sede mazarese risulta essere vacante il 20 marzo 1239 (Kamp, Kirche und Monarchie..., p. 1177).
^La sede è ancora vacante tra il 1240 ed il 1245, per la presenza documentata di un lohannes capellanus procurator (Kamp, Kirche und Monarchie..., p. 1177); alcune cronotassi accettano questo lohannes tra i vescovi di Mazara.
^La diocesi è vacante nel mese di dicembre 1270; Kamp, Kirche und Monarchie..., p. 1179.
^Michele Luzzati, Le origini d'una famiglia nobile Pisana: i Roncioni nei secoli XII e XIII, Bullettino senese di storia patria, 73-75 (1966-1968) pp. 109 e seguenti. Gottifredus de Roncionis è già documentato come episcopus electus il 26 luglio 1297 (Kamp, Kirche und Monarchie..., p. 1180, nota 66); Pirri (Sicilia sacra, II, p. 845) menziona un vescovo di nome Giovanni (chiamato anche Folco/Falcone), deceduto nel 1300; alcuni autori (sito web della diocesi) fanno di Giovanni/Folco due vescovi distinti. La presenza di tutti questi vescovi si inserisce nel complesso contesto storico dell'epoca, che vide lo scontro tra aragonesi e angioini, che posero ognuno sulla sede mazarese vescovi della propria fazione politica.
^Eubel, Hierarchia catholica, II, p. 188, nota 1 di Mazara.
^ Paolo Petta, Despoti d'Epiro e principi di Macedonia, Lecce, Argo, 2000, p. 67, ISBN978-88-8234-028-5.
(FR) Henri Bresc, Les territoires de la grâce : l’évêché de Mazara (1430-1450), in Damien Coulon, Catherine Otten-Froux, Paule Pagès e Dominique Valérian (a cura di), Chemins d'outre-mer. Études d'histoire sur la Méditerranée médiévale offertes à Michel Balard, Parigi, Publications de la Sorbonne, 2004, pp. 75-85, ISBN9782859448271. URL consultato il 14/03/2017.