La Cassiopea è stata una torpediniera della Regia Marina.
Storia
Nel suo primo periodo di servizio la nave operò nelle acque della Sardegna, con base a La Maddalena[1].
Nel 1938 fu comandante dell'unità, che aveva funzioni di caposquadriglia, il capitano di corvetta Vittorio Giannattasio[2].
All'ingresso dell'Italia nella seconda guerra mondiale, la Cassiopea era caposquadriglia della IX Squadriglia Torpediniere, di base alla Maddalena, che essa formava unitamente alla gemella Canopo ed alle più anziane Mosto e Cairoli. Operò principalmente in missioni di scorta in Sicilia, Mar Ionio e Adriatico meridionale, nonché da e per la Libia ed in Mar Egeo[1].
Il 6 agosto 1940 la torpediniera, insieme con le gemelle Aldebaran, Pleiadi e Cigno, scortò gli incrociatori da Barbiano ed Alberto di Giussano ed i cacciatorpediniere Pigafetta e Zeno, impegnati nella posa di sbarramenti di mine nelle acque di Pantelleria[3].
Nel corso del 1941 le mitragliere da 13,2 mm, scarsamenti efficaci, vennero sbarcate e sostituite da 10 cannoni automatici da 20/65 mm, di maggiore efficacia[1][4][5]. Vennero inoltre imbarcati altri due lanciabombe di profondità[5].
Dal 4 al 5 maggio la nave scortò da Napoli a Tripoli, insieme con i cacciatorpediniere Vivaldi, da Noli e Malocello ed alle torpediniere Orione e Pegaso, un convoglio composto dai trasporti truppe Victoria e Calitea e dalle motonavi merci Andrea Gritti, Barbarigo, Sebastiano Venier, Marco Foscarini ed Ankara[6].
Alle due del pomeriggio del 23 novembre 1941 la Cassiopea, al comando del capitano di corvetta De Gaetano, lasciò Atene insieme con la gemella Lupo per scortare a Bengasi, passando per il canale tra Cerigo e Cerigotto, in un momento molto difficile della guerra dei convogli, i piroscafi tedeschi Maritza e Procida, carichi di rifornimenti[7][8], specialmente carburante per la Luftwaffe[9]. Informati dai messaggi decifrati da Ultra, i comandi britannici predisposero l'uscita da Malta, per attaccare il convoglio, della Forza K, composta dagli incrociatori leggeri Aurora e Penelope e dai cacciatorpediniere Lance e Lively[7]. La formazione inglese venne avvistata nelle prime ore del 24 novembre dal sommergibile Settembrini, che lo segnalò a Supermarina, e questa, a sua volta, inviò una comunicazione a tutte le navi in mare; ma questo messaggio non venne ricevuto a bordo della Lupo (caposcorta del convoglio), perché la sua stazione radio era stata sintonizzata solo sulle frequenze del comando di Atene, invece che di Supermarina[7]. A sua volta, nemmeno Supermarina sapeva che la Lupo non aveva ricevuto il messaggio, perché, in base agli ordini di silenzio radio, le navi non potevano confermare la ricezione delle comunicazioni[7]. Alle 10.24 del 24 novembre un ricognitore britannico individuò il convoglio ed alle 15.47 le navi della Forza K attaccarono le navi italiane e tedesche[7]. Il comandante Mimbelli della Lupo si portò al contrattacco, mentre la Cassiopea ricevette l'ordine di coprire il ripiegamento dei due piroscafi con cortine nebbiogene[7]. Il contrattacco della Lupo servì tuttavia a poco ed in dieci minuti il Maritza saltò in aria, senza lasciare sopravvissuti, ed immediatamente dopo anche il Procida venne affondato con tutto l'equipaggio[7]. La Cassiopea riportò lievi danni a causa delle schegge delle esplosioni[9]. Dopo un altro infruttuoso contrattacco della Lupo, le due torpediniere si dovettero ritirare, favorite nella manovra di disimpegno dalla pioggia[7].
Il 17 gennaio 1942 la torpediniera lasciò il Pireo per scortare a Suda, insieme con la Lupo, l'incrociatore ausiliario Barletta e l'unità scorta tedesca Drache, i piroscafi Città di Savona, Città di Alessandria e Livorno (quest'ultimo tedesco): il giorno seguente il sommergibile HMS Porpoise attaccò il convoglio in posizione 35°32' N e 24°21' E, senza tuttavia provocare danni (il Livorno appena citato non è da confondersi con il mercantile italiano Città di Livorno, che lo stesso giorno saltò su mine posate dallo stesso Porpoise al largo di Creta)[10].
Dal 2 al 3 luglio 1942 la Cassiopea e la Lupo, insieme col cacciatorpediniere tedesco Hermes, fornirono protezione al posamine ausiliario Bulgaria (tedesco) ed all'incrociatore ausiliario Barletta (italiano), impegnati nella posa di un campo minato a Zylakes (Grecia)[11].
Dal 15 al 17 luglio Cassiopea ed Hermes scortarono un piccolo convoglio di due mercantili da Tobruch al Pireo[11].
All'una di notte[12] del 16 aprile 1943 la Cassiopea, al comando del capitano di corvetta Virginio Nasta, e la gemella Cigno salparono da Trapani, di scorta alla motonave Belluno, diretta a Tunisi. Questa scorta venne poi rinforzata con l'invio delle torpediniere Climene e Tifone, partite da Palermo due ore più tardi. Alle 2.38 del 16 aprile il convoglio venne attaccato dai cacciatorpediniere britannici Paladin e Pakenham a sudovest di Marsala: onde consentire alla Belluno di allontanarsi indenne insieme a Climene e Tifone, Cigno e Cassiopea ingaggiarono battaglia contro le due unità inglesi[1][8][13]. Il fuoco fu aperto alle 2.48 e rapidamente la situazione volse al peggio per le due navi italiane, più piccole e meno armate, che tuttavia si difesero strenuamente: mentre la Cigno affondava rapidamente con 103 dei suoi uomini dopo un violento scontro con il Pakenham, la Cassiopea, sebbene centrata ripetutamente ed immobilizzata, con gravi danni, numerosi morti e feriti ed incendi a bordo, rispose al fuoco e lanciò anche un siluro – sebbene infruttuosamente – al Paladin[13]. Il Pakenham ebbe gravi danni a causa di 4 proiettili a segno (una caldaia esplose uccidendo dieci uomini), mentre il Paladin fu a sua volta seriamente danneggiato dalle schegge[13]. I due cacciatorpediniere britannici dovettero infine ritirarsi senza attaccare il convoglio (che giunse in porto indenne), ed il Pakenham dovette essere autoaffondato alle 6.30 per la gravità dei danni[13]. La Cassiopea, che andava alla deriva in fiamme, venne soccorsa dalla Climene, la quale la rimorchiò a Trapani e quindi a Taranto per le riparazioni, le quali durarono circa sei mesi[1].
All'armistizio la Cassiopea era quindi ancora ai lavori[1], ma, trovandosi in una base rimasta sotto il controllo italiano, non andò perduta.
Durante la cobelligeranza (1943-1945) la torpediniera effettuò missioni di scorta a naviglio mercantile alleato ed ai flussi di rifornimento per i militari e civili italiani[1].
Servizio nella Marina Militare
Nel dopoguerra l'unità fu tra le navi lasciate all'Italia dal trattato di pace e passò quindi alla Marina Militare[1]. Fu adibita all'addestramento ed a compiti di vigilanza[1].
Tra il 1950 ed il 1952 Nave Cassiopea venne riclassificata come corvetta veloce e sottoposta a grandi lavori di ammodernamento, che comportarono l'eliminazione dei quattro tubi lanciasiluri e l'imbarco di un lanciatore antisommergibile «Porcospino»[5].
In seguito all'ingresso dell'Italia nella NATO, la nave ricevette inoltre nel 1953 la nuova sigla identificativa F 553[5]
La nave prese parte ad operazioni insieme con le forze NATO[1].
Radiata il 31 ottobre 1959[1], l'anziana Nave Cassiopea venne avviata alla demolizione.
Note
- ^ a b c d e f g h i j k Trentoincina
- ^ Copia archiviata, su anmipompei.it. URL consultato il 23 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 15 luglio 2013).
- ^ War in Mediterranean, August 1940
- ^ Tp classe Spica Archiviato il 18 febbraio 2012 in Internet Archive.
- ^ a b c d Spica torpedo boats (Spica group, 1935), Climene group (1936 - 1937), Perseo group (1936), Alcione group (1938) - Regia Marina / Italian Navy (Italy)
- ^ Capture of U.110 and German Enigma, May 1941
- ^ a b c d e f g h Gianni Rocca, Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina italiana nella seconda guerra mondiale, pp. 173-174
- ^ a b Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La Marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, pp. 490-556
- ^ a b KMS Kormoran and HMAS Sydney, KMS Atlantis and HMS Dunedin lost, November 1941
- ^ Russian Convoy PQ8, January 1942
- ^ a b ZG3 Operational History
- ^ relitti.it
- ^ a b c d Vincent P. O'Hara, Struggle for the Middle Sea pp. 208-209
Altri progetti