Il territorio di Cassina Rizzardi è attraversato dal rio Livescia. Il torrente, che nasce in località Monticello e scorre fino a Boffalora, segnando un tratto del confine comunale. Dopo esser entrato nel territorio di Fino Mornasco, la Livescia termina il suo percorso nel torrente Lura[5], del cui parco fa parte anche Cassina Rizzardi[6].
Origini del nome
Cassina è un'espressione lombarda derivata dal vocabolo "cascina", mentre Rizzardi è il nome dalla nobile famiglia comasca a cui vennero concessi i terreni attorno alla cascina[5].
Storia
A differenza di altri centri della zona del Finese, nel Medioevo Cassina Rizzardi non costituiva ancora un vero e proprio abitato[5]. Tuttavia, la natura e la fertilità del luogo resero ambiti i terreni di Cassina, controllati da Enti ecclesiastici in epoca medioevale e, dopo la Riforma Teresiana, proprietà quasi esclusiva di nobili[5].
La più antica attestazione storica è costituita dal documento, datato 1322, con cui il territorio fu infeudato alla famiglia Rizzardi.[7] Successivamente, il feudo passò dapprima ai Lucini e in seguito ai Porro Lambertenghi.[7]
Tra il XVI e il XVII secolo la terra di "Cassina Rizzardi" o "Cassina Rizarda" risulta essere compresa nella pieve di Fino, all'interno del Ducato di Milano.[8]
Sempre compreso nella stessa pieve, nel 1751 il territorio del comune di Cassina Rizzardi risultava comprendere i cassinaggi di Molino e Molinello, oltre al territorio dei già soppressi comuni di Boffalora, Monticello e Ronco[8].
Le riforme di riorganizzazione amministrativa del Regno d'Italia napoleonico decretarono, per il comune di Cassina Rizzardi, dapprima un'annessione a Cadorago (1807) e, in seguito, uno spostamento nel territorio comunale di Fino (1812)[9]. La Restaurazione sancì tuttavia l'abrogazione di tutti i decreti napoleonici e la ricostituzione di Cassina Rizzardi come entità comunale autonoma[10].
Le acque dei torrenti presenti sul territorio furono sapientemente sfruttate nel corso dei secoli per il funzionamento di tre mulini a due pale e, probabilmente, usate dal conte Luigi Porro Lambertenghi per il primo esperimento di filanda a vapore nel 1815[5]. Tra le molte descrizioni del luogo giunte a noi dall'Ottocento, Bianchi Giovini e Fabi forniscono un'immagine bucolica[5]:
«Cassina Rizzardi. Provincia e distretto di Como, comune con convocato, a cui sono unite le frazioni di Boffalora, Monticello e Ronco. Fanno in tutto 654 abitanti, compresivi 161 collettabili. Superficie pertiche 5,167.10. Estimo scudi 21,674.2.7. I suoi dintorni sono diligentemente coltivati a viti e gelsi. Sta presso il torrente Lura, 5 miglia ad ostro-ponente da Como e 2 a tramontana-levante da Appiano.»
(Bianchi Giovini e Fabi, 1850)
In aggiunta alle piantagioni di viti e gelsi, la fertilità della terra consentì la rotazione delle coltivazioni di avena, segale, frumento e mais, oltre allo sviluppo di attività zootecniche[5].
Nel 1860, la famiglia Porro Lambertenghi, a quel tempo proprietaria dell'omonima villa cassinese, ebbe un ruolo primario nel matrimonio di Garibaldi a Fino Mornasco, giunto nella zona con i suoi garibaldini nel maggio del 1859[5]:
«1860 - Il 18 gennaio il marchese Luigi Porro Lambertenghi, trovandosi a letto, delega suo figlio conte cav. Giulio, già discepolo di Silvio Pellico, a rappresentarlo quale testimone della damigella Giuseppina Raimondi nel suo matrimonio col generale Giuseppe Garibaldi.»
Durante il pranzo di nozze, lo sposo abbandonò la consorte insalutato ospite[5].
Durante la ventosa notte del 14 marzo 1900, alle ore tre un incendio partito dalla Corte dei Balditt si estese rapidamente a tutto il paese, risparmiando solo la villa Porro Lambertenghi, il municipio e la chiesetta[5]. La cronaca dell'episodio, riportata sul giornale La Provincia di Como del 15 marzo 1900, riporta di duecentotrenta persone rimaste senza casa, la maggior parte di esse tuttavia provviste di assicurazione.[5]
Quando il 27 agosto 1917 il marchese Giberto Porro Lambertenghi morì in guerra, il testamento riportò come erede la figlia Elena, pur tuttavia dichiarando[5]:
«… voglio che la Villa di Cassina Rizzardi vada a finire in mani assolutamente estranee… Lascio la mia Villa di Cassina Rizzardi col mobiglio che contiene… alla Società Italiana per la Protezione dei Fanciulli che ha sede a Milano…»
(Gilberto Porro Lambertenghi, Testamento)
Il testamento sancì inoltre il lascito della chiesetta al Comune di Cassina Rizzardi con l'obbligo di demolire il cavalcavia che la collegava alla villa[5].
Nel 2011 è stato costruito il nuovo asilo comunale che fa parte del nuovo polo scolastico di Cassina Rizzardi. Sono inoltre incominciati anche i lavori di ristrutturazione del centro sportivo comunale partendo dai vecchi e logori spogliatoi che sono stati ampliati e ammodernati secondo gli standard dettati dalla FIGC.
Simboli
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica dell'11 marzo 1953.[11]
«Di azzurro, alla fascia d'argento, accompagnata sopra da tre spighe di grano fruttate e fogliate d'oro, ordinate in fascia, e sotto da un monte all'italiana (3), di verde, cucito, uscente dalla punta. Ornamenti esteriori di Comune.»
Villa Porro Lambertenghi (XVII secolo)[16] deve il proprio nome alla famiglia che la costruì in più fasi, a partire dal XVI secolo[17]. Una prima fase comportò la costruzione di un complesso con impianto ad "H" disposta lungo un asse che da sud-ovest punta a nord-est. Il complesso venne in seguito amplianto in una direzione perpendicolare rispetto alla primitiva, mediante l'edificazione di due bracci più bassi, disposti in modo tale da formare una "U" aperta verso sud-est. Questi più recenti bracci si estendono a partire dalla dimora padronale, edificio decorato nel quale si apre un porticato.[18]
Nel corso dell'Ottocento, la villa passò dapprima ai Raimondi, per poi essere convertita in una struttura ospedaliera.[17]
Fino alla metà degli anni Settanta del Novecento, la Villa fu utilizzata per scopi sociali, ospitando un centro socio-educativo e una scuola professionale (1927-1962). Dopo un periodo di abbandono incominciato nel 1978, che ha portato la struttura a uno stato di totale decadenza oltre che a furti di numerose opere d'arte, l'Amministrazione Provinciale di Como, attuale proprietaria, aveva previsto dei lavori di restauro con l'intenzione di utilizzare la struttura come casa di riposo per anziani[5]; al 2020 però, questi lavori non sono mai incominciati[19][20][21][22]. Nel secondo decennio del XXI secolo la villa è stata messa all'asta dalla Provincia di Como diverse volte, tra cui nel 2013 con una base d'asta di circa 4.500.000,00€[23] e nel 2015 con una base d'asta di 2.929.500,00€[24].
Dal 1974 Cassina Rizzardi ospita il Golf Club Monticello, progettato nell'omonima località da Luigi Caccia Dominioni su un'area di circa 140 ettari[27].
Santino Langè, Ville delle province di Como, Sondrio e Varese, a cura di Pier Fausto Bagatti Valsecchi, Vol. Lombardia 2, Milano, Edizioni SISAR, 1968.
Annalisa Borghese, Cassina Rizzardi, in Il territorio lariano e i suoi comuni, Milano, Editoriale del Drago, 1992, p. 150.
Nicoletta Ossanna Cavadini, Simone Cantoni architetto, Electa, Milano 2003.