Nel novembre 2007 sul confine è stato costruito un centro commerciale (Designer Outlet Brenner - DOB) per rilanciare il paese, che dopo l'apertura delle frontiere ha risentito di una crisi economica.[5]
Dietro la chiesa parrocchiale si trova la "cascata all'Isarco" (Eisack-Wasserfall o Ursprung), un salto che il piccolo torrente compie prima di incanalarsi lungo la val d'Isarco.
Dal 1288 è documentata in atti la "corte di un certo Prennerius" ed il toponimo è attestato per la prima volta come Prenner, nel 1299 si chiama il Fondatore della Corte Chunradus Prenner de Mittenwalde, da cui il luogo ha ricevuto il nome di Prenner e quindi di Brennero.
La località è poi nota nel 1328 come ob dem Prenner e nel 1600 infine come Brenner, il cui toponimo è connesso o con il nome della popolazione retica dei Breuni, che abitava su entrambi i versanti del passo, o più verosimilmente con il maso Brenner della zona, attestato sin dal XIII secolo.[6][7]
Storia
Origine
La storia di Brennero è strettamente collegata con quella dell'omonimo passo di valico. Il popolo dei Breuni abitò l'alta Valle d'Isarco e la regione del Brennero su entrambi i lati del valico, la cui regione in epoca romana veniva chiamata "Vallis Vipitina". Nel II secolo i romani vi avevano costruito una strada militare come
risulta dal ritrovamento di pietre miliari, risalenti al periodo di Marco Aurelio, Settimio Severo e Caracalla.
Nel III secolo il ramo della Via Claudia Augusta attraverso il Brennero diventò la più importante via di comunicazione tra l'Italia e la regione danubiana, ma con Diocleziano e le invasioni barbariche, in primis i Baiuvari, il suo ruolo mutò profondamente.[8] Già nel 565 lo scrittore Venanzio Fortunato cita una cappella dedicata a San Valentino; questa ebbe originariamente una struttura romanica, modificata nel periodo medioevale in gotica e successivamente ritoccata in barocca.
L'importanza strategica e di comunicazione del luogo è sottolineata dal transito, tra il 960 ed il 1530, di 66 Sovrani germanici del Sacro Romano Impero che si recarono a Roma dal Papa; tra questi, nel 1154, Federico I Barbarossa. Nel 1000 circa si forma un centro abitato definitivo che, nel 1221, è denominato "Oberes Mittewald" mentre, dal 1288 venne utilizzato "Prenner"[9] poi modificato nel tempo nell'attuale "Brenner". Il luogo fu di vitale importanza nel medioevo ai tempi delle Crociate e dell'allora fiorente commercio, pertanto nel 1314 fu costruita una nuova strada, la Kuntersweg, dal impresario bolzanino Heinrich Kunter.[10]
Dal 1414 al 1921
Nel 1414 i Conti di Tirolo vi stabilirono una dogana per il controllo delle merci (Lueg e Lurx, al di qua e al di là del passo) e, nei secoli successivi, specialmente nel XIV e XV secolo, assunse un ruolo decisivo per il transito dei traffici sulla direttrice Oriente - Venezia - Europa settentrionale. Vi fu poi un declino causato dallo spostamento del commercio continentale. I due nuclei storici abitati del paese erano la chiesa di "San Valentino", l'"Hotel Post" e poche altre case sul lato sud, l'"Hotel Kerschbaumer", "Griesberg" e "Venn" sul lato nord del valico, oggi in territorio austriaco.
Sotto l'Imperatrice Maria Teresa d'Austria, nel 1740 circa, la vecchia strada fu completamente ristrutturata ed il nuovo tracciato assunse quello attuale; Goethe, l'8 settembre 1786, in uno dei suoi viaggi in Italia passò dal Brennero sostando all'Hotel Post. Brennero riguadagnò importanza con la costruzione della ferrovia del Brennero tra Innsbruck e Bolzano i cui lavori iniziarono il 23 febbraio 1864 a Bergisel (Innsbruck); lavori che al Brennero modificarono l'assetto del paese, alcune case furono abbattute per creare un piazzale, lungo 600 metri, necessario per la stazione e per le altre infrastrutture ferroviarie. Il primo treno, diretto a Bolzano, partì dalla stazione di Brennero il 25 luglio 1867 alle ore 8:05, nonostante l'inaugurazione fosse prevista per il giorno 24 agosto. La ferrovia portò benefici al paese poiché con il treno arrivarono anche i viaggiatori ed il turismo, specialmente quello di un certo livello come era per quei tempi.
Alle Terme di Brennero fu costruito un "Grand Hotel", con annessa fermata ferroviaria, ed altre strutture alberghiere furono costruite a Colle Isarco, ma tutto questo ebbe termine con lo scoppio della prima guerra mondiale. Il Patto di Londra, stipulato il 26 aprile 1915, assegnò all'Italia il territorio del "Tirolo meridionale", da Trento fino al Brennero; al termine del conflitto, il 10 novembre 1918, le prime truppe italiane arrivarono al Brennero. Il Trattato di Saint-Germain-en-Laye, siglato il 10 settembre 1919, stabilì il nuovo confine di stato al Brennero ed il Re Vittorio Emanuele III, il 12 ottobre 1921, inaugurò il nuovo cippo confinario.[9]
Dal 1921 ai giorni nostri
Durante il ventennio fascista, il paese di Brennero segnò il confine tra due stati ma anche tra due gruppi linguistici, quello italiano e quello tedesco. Presso la stazione ferroviaria del Brennero si sono incontrati il 18 marzo del 1940 i due dittatori, quello italiano, Benito Mussolini e quello tedesco, Adolf Hitler, dove posero le basi per le "opzioni in Alto Adige".[12]
Durante la guerra molti furono i treni che passavano per Brennero, ma questi erano per lo più treni che deportavano il popolo ebraico nei campi di concentramento, almeno a partire dal 1944, quando le deportazioni iniziarono a seguito dell'occupazione tedesca dell'Italia.
A partire dall'estate 1943, il tratto ferroviario e stradale tra Verona e Innsbruck assume per gli Alleati un'importanza vitale: bombardare la linea del Brennero significa disarticolare il sistema di rifornimenti per le truppe tedesche in Italia. Nonostante l'obiettivo principale fosse l'asse del Brennero, anche alcune città vennero bombardate; Trento e Bolzano sono colpite il 2 settembre 1943; Innsbruck per la prima volta il 15 dicembre. Tra il 1943 e il 1945, le incursioni bersagliano sistematicamente questi territori; i tedeschi stanziano tra Innsbruck e Verona 525 pezzi d'artiglieria contraerea Flak e mobilitano circa 11.500 operai della Todt addetti alla riattivazione delle linee di comunicazione.
Ancora oggi si trova una targa commemorativa che ricorda l'incursione aerea del 21 marzo 1945 che uccise dodici civili ed un ufficiale di polizia italiana.[14]
«Partito: il primo di rosso, alle tre cime montuose di verde su cui poggia un minatore tenente nella mano destra un piccone e nella sinistra una lampada da miniera; il secondo interzato in fascia d'argento, d'azzurro e d'oro.»
Lo stemma civico riprende quello del comune di Colle Isarco, località scelta come sede comunale in seguito all'unione amministrativa con Brennero.
Nello scudo è raffigurato un minatore in veste medievale, con la lanterna ad olio, su di un monte di tre cime allusivo al Passo del Brennero. Le fasce argento, azzurro e oro sono simbolo sia della storia locale (sono i colori più diffusi nei masi dei dintorni), sia dei tre territori originari riuniti; nonché dell'oro, dell'acqua e dell'argento: le principali ricchezze dell'economia della zona, nota fin dall'antichità per le miniere di metalli preziosi e le fonti termali di Terme Brennero. Lo stemma in questa forma era stato riconosciuto a Colle Isarco il 10 febbraio 1906 dall'imperatore Francesco Giuseppe d'Austria.[18]
Molto differente fu lo stemma adottato in epoca fascista, concesso con regio decreto del 24 luglio 1938[19] e lettere patenti del 21 novembre 1938, poi rimasto in uso fino al secondo dopoguerra. Esso consisteva in uno scudo francese modernotroncato semipartito, con nel primo una croce d'argento su fondo di rosso (simbolo della dinastia Savoia e del Regno d'Italia), nel secondo d'azzurro, all'aquila romana circondata da un serto il tutto d'oro, nel terzo su fondo d'oro erano presenti delle montagne formanti una vallata, al cui centro sorgeva un cippo confinario d'argento e un abete. Il tutto era sormontato dal capo del Littorio, come previsto dalle disposizioni vigenti all'epoca, nonché dalla corona turrita comunale: al di sotto dello scudo vi era un serto d'alloro e di quercia legato da un nastro azzurro (colore della dinastia sabauda).[20][21] L'insieme intendeva rivendicare l'italianità del comune, divenuto strategico in quanto corrispondente con gli estremi confini settentrionali dello stato italiano.
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture religiose
Vecchia parrocchiale di San Valentino (Kirche zum hl. Valentin). Fino al 1963 la chiesa parrocchiale è stata quella di San Valentino, che sorge dove già nel 565 esisteva un santuario dedicato a San Valentino. Delle costruzioni successive si sono conservati il campanile (risalente al XIV secolo), il coro poligonale e il portale in pietra (del XV secolo). Dopo un incendio avvenuto nel 1787 la chiesa è stata nuovamente ristrutturata e impreziosita con gli affreschi di Franz Unterberger.
Parrocchiale di Santa Maria della Strada (Maria am Wege). La nuova chiesa parrocchiale è stata eretta tra il 1958 e il 1962, su progetto dell'architetto Luis Plattner che ha posto la chiesa su pali di cemento armato conficcati nel terreno. La pala dell'altare in bronzo smaltato di Max Spielmann di Innsbruck rappresenta Santa Maria della Strada a cui la chiesa è dedicata. Il coperchio della fonte battesimale e le stazioni della via crucis in terracotta sono dell'artista bolzaninaMaria Delago, mentre le vetrate sono state realizzate da Hans Prünster.
Sulla facciata del civico n. 24 di via San Valentino è collocata una doppia lapide commemorativa che ricorda il passaggio di Johann Wolfgang von Goethe nel 1786. Sulla lastra di dimensioni maggiori è incisa una dedica alla memoria dell'evento storico, su quella più piccola è inciso un ritratto dell'autore ad opera dello scultore Joseph von Koch.
Società
Ripartizione linguistica
La popolazione è in maggioranza di madrelingua tedesca, nonostante sia presente una consistente componente italofona. Quest'ultima, concentrata soprattutto nel centro di Brennero (ove costituisce ancora oggi la maggioranza), arrivò a rappresentare quasi la metà degli abitanti durante il periodo del terrorismo sudtirolese.[22] Verso la fine degli anni Sessanta il gruppo linguistico italiano iniziò a declinare, passando dal 42,68% degli abitanti nel 1971 al 18,65% nel 2011.
Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2015 la popolazione straniera residente era di 358 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:
Nel 2007 è stato istituito con Decreto del Capo della Polizia il Commissariato di Polizia di Brennero.
Oltre che a svolgere tutte le attività istituzionali proprie di un Commissariato l'ufficio funge da raccordo con il collaterale organo di polizia austriaca. All'ufficio è quindi demandata tutta l'attività di retro valico connessa alla funzione di polizia di frontiera.
L'ufficio tratta sistematicamente tutta l'attività relativa alle riammissione dei cittadini irregolari in uscita dal territorio nazionale come disciplinato dagli accordi di Schengen e dalle convenzioni operative bilaterali.
^Il cartello venne apposto per protesta e poi rimosso dal partito di lingua tedesca Süd-Tiroler Freiheit della "Passionaria" Eva Klotz.
^Santi Corvaja, Le mani di Hitler sull'Alto Adige, articolo su "Storia illustrata" n° 290, Mondadori, gennaio 1992.
^ Alessandro Bernasconi, Giovanni Muran, Le fortificazioni del Vallo Alpino Littorio in Alto Adige, Trento, editore Temi, maggio 1999, ISBN88-85114-18-0.
^Lilli Gruber, Eredità - Una storia della mia famiglia tra l'Impero e il fascismo, Milano, editore Rizzoli, maggio 2012, ISBN978-88-17-04537-7.
^Bozzia Salvatore, ex-finanziere presente il giorno dell'attentato, dichiara che l'unica esplosione avvenuta il 9 settembre 1966 fu quella delle 11:30 circa.
^(EN) Brennero, su Heraldry of the World (archiviato dall'url originale il 14 maggio 2011).
(DE) Engelbert Auckenthaler, Geschichte der Höfe und Familien des obersten Eisacktals - Brenner, Gossensaß, Pflersch (Schlern-Schriften, 96), Innsbruck, Wagner, 1953
Grande Dizionario Enciclopedico, Unione Tipografico - Editrice Torinese, 1962
(DE) Hugo Penz, 90 Jahre Brennergrenze - zur Bedeutung der Grenze für regionale Differenzierungsprozesse in der Brennergegend von der Teilung Tirols (1919) bis zur gegenwärtigen Zusammenarbeit im Rahmen der EU, in «Mitteilungen der österreichischen geographischen Gesellschaft», 150 (2008), pp. 75–98
Wittfrida Mitterer (a cura di), Con-fine Brennero, Bolzano, Editrice Athesia, 2006, ISBN 88-8266-410-4
(DE) Harald Kofler (a cura di), Die Flurnamen der Marktgemeinde Brenner, Brunico, Bildungsausschuss Gossensaß, 2010. (con ricchissima ortofotografia)
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