La basilica di Nettuno (latino: basilica Neptuni) è una basilica costruita a Roma da Marco Vipsanio Agrippa in onore del dio del mare Nettuno, per celebrare le proprie vittorie navali. I resti della basilica, restaurata sotto l'imperatore Adriano e ad uso sconosciuto, sorgono a ridosso del Pantheon. In questa veste aveva una sola navata con soffitto composto da tre volte a crociera poggianti su otto grandi colonne, come circa 100 anni dopo fu costruita la Basilica di Massenzio.
Il tempio di Adriano a Roma è stato erroneamente identificato in passato con la basilica di Nettuno.[1]
Sotto Adriano fu sottoposta ad un radicale restauro, assieme al Pantheon e ad altri edifici.[4] La forma attuale della basilica è quella adrianea.
Come molti dei monumenti di Roma antica, durante il medioevo e il rinascimento andò in rovina, sia per mancata manutenzione che per spoliazioni. Nel XIII secolo crollò il soffitto, papa Niccolò V la spogliò delle decorazioni per ornarne il Vaticano, nel XVI secolo l'Accademia Ecclesiastica venne costruita con materiali tratti dalla basilica.
Resti della decorazione della basilica, con il fregio raffigurante elementi marini
La struttura della basilica di Nettuno è molto più simile alle aule centrali delle terme imperiali che non alle classiche basiliche civili romane, assomigliando in questo molto alla più tarda basilica di Massenzio. La costruzione, in laterizio, e lo stile risalgono all'epoca adrianea, ma la basilica raggiunge il livello, più basso, dell'epoca augustea.
La pianta, attestata da disegni di Andrea Palladio[5] e confermata dagli scavi archeologici, era rettangolare, con due nicchie rettangolari praticate nei lati corti e due profonde absidi semicircolari sui lati lunghi, intervallate da nicchie semicircolari più piccole. La copertura era composta da tre volte a crociera, sostenute da quattro colonne corinzie per lato, che avevano un fregio decorato con motivi marini.
Non vi sono aperture sulla parete che divide la basilica dal Pantheon; l'ingresso principale era probabilmente a sud, verso le terme di Agrippa, ma è possibile che vi fossero delle aperture nei lati corti, considerando anche che quella a oriente avrebbe aperto sulla Porticus Argonautarum dei Saepta Iulia di Agrippa stesso.
Un lungo fregio marmoreo con delfini proveniente dalla basilica venne trasportato a Pisa nel Medioevo e divenne il retro di una transenna finemente intarsiata: oggi si trova nel Museo dell'Opera del Duomo di Pisa.
Note
^Per esempio, si veda Eugénie Strong, Roman Sculpture from Augustus to Constantine, 1909, ripubblicato da Ayer Publishing, 1969, ISBN 0405022301, p. 243.