Nacque da Francesco d'Alviano e da Isabella degli Atti di Todi. Finora si è sempre detto che quest'ultima morì dandolo alla luce e che fu quindi allevato ad Alviano, assieme ai fratelli Bernardino e Aloisio e a due cugini, da Emilia Monaldeschi, moglie dello zio paterno Corrado. La madre fu sepolta nel duomo di Todi e ciò ha fatto supporre che il bambino fosse nato in questa cittadina.[2] Queste notizie, tratte tutte dalla vita del Leonij e copiate acriticamente dai successivi biografi, possono essere ora confutate da nuovi documenti venuti in luce in questi ultimi anni: Isabella risulta ancora viva negli anni sessanta del Quattrocento, quando riceve ripetutamente dei sussidi dalla Camera Apostolica in seguito alle confische subite dagli Alviano dopo la guerra mossa loro da Paolo II nel 1465; un altro documento pone poi la nascita di Bernardino al 1462 ed è almeno il secondo che contraddice la morte di Isabella al momento della nascita di Bartolomeo; da ultimo il nome di Emilia Monaldeschi non compare in nessuna genealogia della famiglia anzi, ancora da documenti inediti, risulta che madre di Gianrinaldo e Pandolfo, figli di Corrado, sia stata una Pantesilea.[3]
La famiglia dei d'Alviano (detta anche dei Liviani) discendeva dal conte di Nocera Umbra, Attigliano e Baschi Offredo (vissuto nell'XI secolo), e apparteneva alla stessa stirpe longobarda dei Trinci, degli Atti, dei Gualtieri e dei Barnabò di Foligno.
Pur di costituzione esile, fu sin dall'inizio propenso alle arti belliche; d'altronde, sia il padre che lo zio erano dei validi condottieri e intrapresero una brillante carriera al servizio di varie signorie. Non gli mancò, comunque, una solida educazione umanistica sotto la guida di Antonio Pacini.[1]
Giovanni Battista di Cergneu ne dà questa descrizione:
«Era [...] di persona piccola, né aspetto avea troppo grato, biestematore e renegatore di Dio e suoi Santi, sodomito e omicida, anzi di sangue avarissimo, ma ingegnoso sapeva con le mani sue fare ogni cosa, sollicito a sue imprese, animoso più che a uno capitano richiede, strenuo, in le concioni eloquente, vigilante e intrepido, era liberale e sumptuoso […]»
(Giovanni Battista di Cergneu, Cronaca delle guerre dei friulani coi Germani dal 1507 al 1524)
Il 25 marzo 1514 Bartolomeo riconquistò Pordenone, che nel frattempo era passata nuovamente in mano imperiale, facendola saccheggiare per vendicarsi dei pordenonesi che si erano arresi a Cristoforo Frangipane.[5] Racconta il cronista contemporaneo Sebastiano Mantica che Bartolomeo d'Alviano:
«[…] viense sotto le mura de Pordenone et li dettono battaia per zorni doi tra lo dì et la notte, ma quei poveri ch’erano dentro [la città] se portoreno da paladini perfin che forino amazadi tutti et alcuni altri se sconderono per le case da paura et subito entroreno dentro et sachezareno perfino le Giese et amazareno gente in Giesia et violarono femine assai. Dapoi lo Signor Bartolomio se portò ad Asof [Osoppo…]»
Si attribuisce all'Alviano il merito della vittoria del re Francesco I di Francia, alleato di Venezia, a Marignano, che comportò la caduta del ducato di Milano, per il veemente assalto dato alle milizie dei mercenari svizzeri il secondo giorno della battaglia con soli 300 cavalieri (14 settembre 1515).[6]
«il quale, ammalato a Ghedi in bresciano, minore di sessanta anni, passò ne' primi dí di ottobre, con grandissimo dispiacere de' viniziani, all'altra vita; ma con molto maggiore dispiacere de' suoi soldati, che non si potendo saziare della memoria sua tennono il corpo suo venticinque dí nello esercito, conducendolo, quando si camminava, con grandissima pompa. E volendo condurlo a Vinegia, non comportò Teodoro Triulzio che per potere passare per veronese si dimandasse, come molti ricordavano, salvocondotto a Marcantonio Colonna; dicendo non essere conveniente che chi vivo non aveva mai avuto paura degli inimici, morto facesse segno di temergli. A Vinegia fu, per decreto publico, seppellito con grandissimo onore nella chiesa di Santo Stefano, dove ancora oggi si vede il suo sepolcro; e la orazione funebre fece Andrea Novagiero gentil uomo viniziano, giovane di molta eloquenza. Capitano, come ciascuno confessava, di grande ardire ed esecutore con somma celerità delle cose deliberate, ma che molte volte, o per sua mala fortuna o, come molti dicevano, per essere di consiglio precipitoso, fu superato dagli inimici: anzi, forse, dove fu principale degli eserciti non ottenne mai vittoria alcuna.»
Livio, nato nel 1514, che ereditò la signoria di Pordenone e la contea di Alviano alla morte del padre, sotto la reggenza della madre fino al 1529 e morì combattendo per i francesi a Cherasco nel 1537. Pordenone passò quindi in possesso diretto di Venezia.[9]
Porzia, sposò Pietro Monaldeschi
Isabella
Angelo
Isabella, sposò Giangiacomo Cesi
Laura, sposò Francesco Degli Atti
Lucrezia, sposò Antonello Zampeschi
Stemma di famiglia
Lo stemma è presente nel paese di origine del condottiero, Alviano, in Umbria, nel castello, sulla facciata della chiesa parrocchiale, unito però a quello degli Orsini, famiglia cui si era unito Bartolomeo, sposando nel 1482 Bartolomea. Lo ritroviamo anche a Todi, paese di origine della madre di Bartolomeo, della famiglia Atti, e ad Acquasparta nella chiesa parrocchiale, sulla lapide murale della tomba dove riposano i resti di Bernardino (fratello di Bartolomeo) e Livio d'Alviano, figlio del condottiero.
Sebastiano Mantica, Diario di Pordenone, a cura di G. Valentinelli, Venezia, 1862 (per nozze Porcia-di Montereale Mantica).
Sebastiano Mantica, Cronaca di Pordenone dal 1432 al 1544: con aggiunte posteriori: trascrizione e revisione dell'edizione a stampa del 1881 di Vincenzo Joppi, con annotazioni, a cura di F. Boni de Nobili, (pubbl. per nozze Boni de Nobili-Stoppa, 2 settembre 2006).
Sandro Bassetti, Bartholomeo "Liviano" d'Alviano, unego sior de Pordenon. Historia de lo governador zeneral di la zente d'arme de la Serenissima Nostra Veneta Republica, Ellerani, S. Vito al Tagliamento, 1999.
Riccardo Di Giovannandrea, Maria Temide Bergamaschi, Bartolomeo d’Alviano e Orsina Orsini: un ignoto contratto matrimoniale come suggello tra famiglie di condottieri, in Anales De La Universidad De Alicante. Historia Medieval, (24), 2023, pp. 181–206. https://doi.org/10.14198/medieval.23283