Il fratello maggiore, Bruno (nato nel 1921) fu anch'egli calciatore nelle serie minori con, tra le altre, Legnago, Trani e Aosta[1].
Durante uno scontro di gioco in allenamento, mentre allenava il Venezia, si frattura tibia e perone. L'operazione sembra riuscire, ma una volta tolto il gesso si scopre che il tono muscolare non si riforma. La successiva diagnosi dice che Segato è affetto dal morbo di Lou Gehrig. È il 1968 e per la prima volta la sclerosi amiotrofica laterale viene diagnosticata a un ex calciatore professionista. Quando arriva alla Reggina è già malato, ma nonostante ciò continua ad andare in panchina, finché non è costretto ad arrendersi.
Muore il 19 febbraio 1973 all'età di 42 anni.
La sua prematura scomparsa è stata in seguito accostata all'inchiesta, condotta dal Pubblico Ministero di Torino, Raffaele Guariniello, sull'uso di sostanze dopanti nel calcio e sulla presunta connessione con lo sviluppo della malattia.
Carriera
Giocatore
Club
Cresciuto nelle giovanili del Torino, comincia a giocare come ala sinistra. Dopo esperienze nelle serie minori con Cagliari e Prato, nel 1952 passa alla Fiorentina. È Fulvio Bernardini a sfruttarne a pieno le potenzialità e a spostarlo sulla mediana. Gioca a quasi totale sostegno dell'attacco, grazie alla copertura dell'ala tornante Prini. È protagonista assoluto del primo scudetto viola, giocando tutte le partite del campionato 1955-1956; l'anno successivo vince coi gigliati la Coppa Grasshoppers. Bandiera della Fiorentina per 8 campionati, disputa in maglia viola 216 incontri realizzando 16 gol. Al suo attivo anche quattro secondi posti consecutivi, e le finali di Coppa dei Campioni — la prima raggiunta da un club italiano — e di Coppa Italia, perse rispettivamente nel 1957 contro il Real Madrid e nel 1958 contro la Lazio. Chiude la sua carriera nell'Udinese.
Nazionale
Esordisce in nazionale nel novembre 1953 contro l'Egitto: è una vittoria striminzita per 2-1 e la critica sportiva si scaglia contro il blocco difensivo viola, convocato per l'occasione dal C.T., l'ungherese Lajos Czeizler, definendolo «blocco dei brocchi»; tuttavia quello stesso blocco, con il tempo, non solo fa la fortuna della squadra gigliata, ma diventa elemento imprescindibile della squadra azzurra. Segato ne è parte integrante. Viene convocato per il campionato del mondo 1954 in Svizzera e il 6 maggio 1959 è il capitano della squadra azzurra che per la prima volta esce imbattuta da Wembley contro l'Inghilterra (2-2). Chiude con 20 presenze premiate con la medaglia (consegnata postuma al figlio Gianluca) dal presidente della Repubblica Italiana.
Allenatore
Comincia come allenatore-giocatore dell'Udinese. Nella stagione 1965-1966 giunge al Venezia e forgia la squadra che porterà in Serie A con Vincenzi in porta — il quale stabilisce il record d'imbattibilità in Serie B riuscendo a non subire reti per 866 minuti —, Mencacci all'attacco, che segna 14 reti, e Mazzola II e capitan Spagni a centrocampo. Questo gli vale il conferimento del Seminatore d'oro quale miglior allenatore professionista. Allena i lagunari anche l'anno seguente, ma non riesce a evitare la retrocessione in cadetteria nonostante gli innesti di Manfredini e Benitez. Rimane a Venezia ancora un anno, per poi accettare nell'estate 1968 la proposta della Reggina, esperienza che gli permette di far esordire e lanciare nel professionismo Franco Causio. L'esperienza però dura poco, poiché malato è costretto ad abbandonare l'incarico.
Statistiche
Cronologia presenze e reti in nazionale
Cronologia completa delle presenze e delle reti in nazionale ― Italia