Nato a Marianella, all’epoca casale di Napoli (oggi parte della municipalità del comune di Napoli), era il primo di otto figli di don Giuseppe de' Liguori e di Anna Maria Caterina Cavalieri, dei marchesi d'Avernia, originaria del brindisino.
Il padre, un nobile cavaliere del seggio di Portanova, nonché ufficiale superiore della marina militare, lo affidò, sin da piccolo, a precettori di rango, tra cui il pittore Francesco Solimena che gli insegnò i rudimenti della sua arte in cui, negli anni a venire, Alfonso diede prova di abilità.
All'età di soli 12 anni s'iscrisse all'Università di Napoli e, quattro anni dopo, nel 1713 conseguì il dottorato (diritto civile e canonico dopo aver sostenuto un esame col grande filosofo e storico Giambattista Vico), cominciando a esercitare la professione di avvocato già all'età di 16 anni. Nel 1718 ottenne la nomina a giudice del "Regio portulano" di Napoli. Frequentava la Confraternita dei dottori presso la chiesa dei Girolamini dei filippini e si assunse il compito di visitare i malati del più grande ospedale di Napoli.
Una dura sconfitta nella sua carriera professionale di legale nel 1723[1] fece maturare la sua ferma decisione di consacrarsi a Dio che vide l'opposizione del padre che lo voleva sposo di una lontana parente. Fu ordinato sacerdote il 17 dicembre 1726, all'età di 30 anni e, come risultato di un compromesso con il padre, sempre contrario alla sua scelta, non poté entrare nella congregazione dell'oratorio di San Filippo Neri, divenendo sacerdote diocesano con residenza nella casa paterna. Chiamava a raccolta i fedeli più umili a cui spiegava il Vangelo con modi semplici davanti alla chiesa di Santa Teresa degli Scalzi. Le riunioni vennero inizialmente ostacolate dalle autorità civili e religiose ma, grazie alla caparbietà del sacerdote e dei fedeli, furono approvate dal cardinale Francesco Maria Pignatelli.
A seguito del terremoto del 1731 che aveva colpito la città di Foggia e che stava provocando l'allontanamento dei fedeli dalla Chiesa si recò, alcuni anni dopo, in Capitanata. Qui, secondo fonti dell'epoca, il 30 novembre mentre predicava nella chiesa di San Giovanni Battista sarebbe stato avvolto da un fascio di luce e sarebbe stato visto levitare da terra davanti a tutta la folla radunata. L'episodio è ricordato nella raffigurazione di una delle vetrate della cattedrale di Foggia e anche in un quadro conservato nella chiesa dove sarebbe avvenuto l'episodio.
I Redentoristi, con la loro predicazione improntata alla semplicità apostolica, valicarono con le loro missioni i confini del regno giungendo sino in Italia centrale e in Polonia.
Negli anni successivi alla fondazione della congregazione, Alfonso si dedicò alla stesura di numerose opere ascetiche, dogmatiche, morali e apologetiche, tra cui la Theologia moralis (1753-1755) e La pratica del confessore (1755). Fu anche compositore di molte canzoni in italiano e in napoletano, tra cui il celebre canto natalizio Tu scendi dalle stelle, scritto, musicato e composto con testo in napoletano durante la sua permanenza a Deliceto (provincia di Foggia) nel convento della Consolazione.
Vescovo
Alfonso Maria de' Liguori, C.SS.R. vescovo della Chiesa cattolica
Alfonso Maria de' Liguori, in una rappresentazione del XIX secolo, che lo mostra affetto da osteoartrite cervicale progressiva e tiene il crocifisso con la mano sinistra
Nel 1762papa Clemente XIII lo volle contro la sua volontà vescovo della diocesi di Sant'Agata de' Goti[2]. Durante la terribile carestia che colpì nel gennaio 1764 il Regno di Napoli, Alfonso Maria de' Liguori riuscì a limitare le sofferenze della popolazione del suo territorio. Si industriò, assieme ai governatori locali, ai sacerdoti della città e della diocesi, per accendere mutui e calmierare il prezzo del pane arrivato alle stelle, rilanciando l'economia bloccata per quasi due anni. Nel 1775 lasciò la carica vescovile per problemi di salute: soffriva infatti di una forma di artrite che gli incurvò la spina dorsale.
I suoi agiografi raccontano che mentre era vescovo, nel 1774, andò in bilocazione a Roma per assistere papa Clemente XIV che stava morendo e partecipò ai suoi funerali. I suoi confratelli ad Arienzo, nel Palazzo Vescovile dove risiedeva, l'avrebbero visto, per due giorni consecutivi, fermo su una poltrona, immobile come una statua, mentre a Roma sarebbe stato visto intento a confortare il papa che era in agonia[3]. Per la sua malferma salute trascorse molti mesi all'anno nel Palazzo Vescovile di Arienzo risiedendo fuori dalla città episcopale di S. Agata ma nel territorio della sua diocesi[4].
Tra il 1770 e il 1776 tentò più volte di costituire una missione nel territorio di Martina Franca[5] e scrisse in risposta ad alcune tesi dell'abate Magli di Martina un breve testo, Dichiarazione del sistema intorno alla regola delle azioni morali, che in seguito venne integrato nell'opera Theologia Moralis.
Si trasferì nella casa dei Redentoristi di Nocera dei Pagani (il nome con cui era conosciuta in passato, tra XVI secolo e il 1806, la civitas che comprendeva un'ampia porzione dell'Agro Nocerino, formata da 5 attuali comuni: Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Pagani, Sant'Egidio del Monte Albino e Corbara), dove rimase fino alla morte, il 1º agosto 1787. Oggi riposa in un'urna all'interno della basilica pontificia di Pagani a lui intitolata.
Sant'Alfonso fu autore di oltre 100 opere, sia "popolari", facilmente accessibili a tutti, sia esegetiche, riguardanti la teologia (in particolare quella morale), l'apologetica, la dogmatica e ascetica.
^Théodule Rey-Mermet, Il santo del secolo dei lumi: Alfonso de' Liguori (1696-1787), Parigi, 1982, p. 153.
^ Alfonso Maria de' Liguori, Introduzione - 1. La figura e l'opera di sant'Alfonso, in Apparecchio alla morte cioè considerazioni sulle massime eterne, Edizioni San Paolo, 2011, p. 6, ISBN978-88-215-6035-4.«Contro la sua volontà, ma in obbedienza al Santo Padre, nel 1762 divenne vescovo di sant'Agata dei Goti (fino al 1775), ove si face padre dei poveri e promotore instancabile del rinnovamento religioso del clero e del popolo».
^T. Rey-Mermet, Il Santo del Secolo dei lumi, p. 753.
^R. D'Addio, S. Alfonso Maria de Liguori e le missioni popolari, Tau, 2020, 43.
^Una della lettere di Alfonso Maria de' Liguori scritte a tale scopo viene analizzata e pubblicata in Spicilegium historicum, 9, 1961, pp. 357-359. Altre due lettere riguardanti la costituzione della missione e indirizzate al padre Andrea Villani sono pubblicate in Alphonsi Maria de Ligorio, Lettere, volume II, pp. 617 e 619.
G.B. Calvello, S. Alfonso Maria de' Liguori, in "L'Omnibus pittoresco", 14 (20 giugno 1839), pp. 105–107.
A. M. Tannoja, The Life Of S. Alphonso Maria De Liguori, Bishop Of St. Agatha Of The Goths, And Founder Of The Congregation Of The Most Holy Redeemer, vol. 2, T. Richardson, London 1848.
Carroll, Austin, The Life Of St. Alphonsus Liguori, Bishop, Confessor, And Doctor Of The Church, Founder Of The Congregation Of The Most Holy Redeemer., P. O'Shea, New York 1886.
A. Capecelatro, La vita di sant'Alfonso Maria de' Liguori, 2 voll., Roma 1889.
A. M. Tannoia, Della vita ed istituto del Venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori, vescovo di S.Agata de' Goti e fondatore della Congregazione de' preti missionari del SS. Redentore, 3 voll., Napoli 1798-1802 (ristampa anastatica, Materdomini 1982).
T. Rey-Mermet, Il Santo del secolo dei lumi: Alfonso de' Liguori, Roma 1983.
G. Velocci, Alfonso De Liguori alla scuola di San Paolo, Jaca Book, Milano 2011.
A. Di Chicco, Profilo di Sant'Alfonso Maria de' Liguori, Giuseppe Laterza, Bari 2011.
G. Vitale, Affonzo De Liguori. Nobbele napulitano, Franco Di Mauro, Napoli 2012.
E. Marcelli, Sant'Alfonso Maria de Liguori. L'Avvocato che annuncia la Misericordia, Velar, Gorle 2015.
R. D'Addio, S. Alfonso Maria de Liguori e le missioni popolari, Tau, Todi 2020.