«Non credo di esagerare dicendo che gli anni ottanta furono segnati - in Italia - da Aldo Rossi e Manfredo Tafuri e che qualsiasi commento che si faccia attorno all'architettura italiana di quegli anni vada riferito ad essi.»
(Rafael Moneo, L'altra modernità. Considerazioni sul futuro dell'architettura, pag. 113)
Nel 1955 ha cominciato a collaborare come redattore alla rivista di architettura Casabella-Continuità, diretta da Ernesto Nathan Rogers. La collaborazione termina nel 1964, quando la direzione della rivista passa a Gian Antonio Bernasconi. La pratica giornalistica continua però all'interno delle redazioni di Società e Il contemporaneo, che fanno di Rossi uno dei partecipanti più attivi al fervente dibattito culturale.
I primi articoli riguardano architetti come Alessandro Antonelli, Mario Ridolfi, Auguste Perret ed Emil Kaufmann, molti dei quali confluiranno nel suo secondo libro, Scritti scelti sull'architettura e la città 1956-1972. Sposa l'attrice svizzera Sonia Gessner, che lo introduce al mondo del cinema e del teatro, suoi grandi interessi sia come uomo di cultura sia come padre: al cinema approderà il figlio Fausto, al teatro la figlia Vera, e nel 1973 lo stesso Rossi si cimenterà dietro la macchina da presa.
Il 4 settembre 1997, Rossi muore a Milano, all'ospedale San Raffaele, dove era ricoverato da una settimana in seguito a un incidente stradale avvenuto a Verbania[1], all'età di sessantasei anni[2].
La carriera
Inizia l'attività professionale presso lo studio di Ignazio Gardella nel 1956, passando poi per lo studio di Marco Zanuso. Nel 1963 inizia anche l'attività didattica: prima è assistente di Ludovico Quaroni (1963) presso la scuola di urbanistica di Arezzo, successivamente di Carlo Aymonino all'Istituto di Architettura di Venezia. Nel 1965 è nominato professore al Politecnico di Milano e l'anno seguente, nel 1966, pubblica L'architettura della città, presto divenuto un classico della letteratura architettonica.
La sua attività professionale, inizialmente dedicata alla teoria architettonica e a piccoli interventi edilizi, compie un salto di qualità quando Carlo Aymonino gli fa realizzare parte del complesso "Monte Amiata" nel quartiere Gallaratese a Milano. Nel 1971 vince il concorso di progettazione per l'ampliamento del cimitero San Cataldo a Modena, che gli donerà la fama internazionale. La storia dell'architettura, Architettura contemporanea, pubblicata cinque anni più tardi da Manfredo Tafuri e Francesco Dal Co, si chiude proprio con il progetto del giovane architetto milanese.
Dopo la sospensione dall'insegnamento insegna progettazione architettonica presso il Politecnico federale di Zurigo, cattedra che occuperà dal 1971 al 1975.
Nel 1973 dirige la sezione internazionale di architettura alla XV Triennale di Milano, dove presenta, tra gli altri, il suo allievo Arduino Cantafora. Insieme a Gianni Braghieri e Franco Raggi, realizza il documentario Ornamento e delitto in formato 16 mm per la regia di Luigi Durissi. Insieme al catalogo della "Sezione internazionale di architettura", il film contiene l'enunciazione teorica del progetto della mostra. Nel 1975 Rossi viene reintegrato nella professione didattica, torna a Venezia dov'è docente del corso di Composizione architettonica.
Nel 1979 diventa Accademico della prestigiosa Accademia nazionale di San Luca. Intanto l'attività internazionale si fa più intensa: è Direttore del Seminario internazionale di Santiago di Compostela, insegna in diverse università degli Stati Uniti, tra cui la Cooper Union di New York e la Cornell University di Ithaca (New York) e collabora con l'Institute for Architecture and Urban Studies, viaggia in Oriente (Cina e Hong Kong) e tiene conferenze in Sud America.
Nel 1981 pubblica Autobiografia scientifica, richiamo all'omonima opera di Max Planck. Nell'opera l'autore, "in discreto disordine", riporta ricordi, oggetti, luoghi, forme, appunti di letteratura, citazioni, luci e cerca di «...ripercorrere le cose o le impressioni, descrivere, o cercare un modo di descrivere».
Afferma egli stesso: «Pensavo, in questo libro, di analizzare i miei progetti e i miei scritti, il mio lavoro, in una sequenza continua; comprendendoli, spiegandoli e nello stesso tempo riprogettandoli. Ma ancora ho visto come, scrivendo di tutto questo, si crei un altro progetto che ha in sé qualcosa di imprevedibile e di imprevisto». Nello stesso anno ottiene il primo premio al concorso internazionale per il progetto di un isolato, precisamente il nº 10, tra la Kochstraße e la Friedrichstraße a Berlino.
Nel 1983 ottiene da Paolo Portoghesi l'incarico di direttore della sezione architettura alla Biennale di Venezia, incarico che manterrà fino al 1984. L'anno successivo vince il concorso per il restauro del Teatro Carlo Felice di Genova. Negli anni seguenti cura le sue personali a Torino, Mosca, York, Londra, Madrid e a villa Farsetti per la Biennale di Venezia.
Nel 1987 vince due concorsi internazionali: uno a Parigi, per la Villette, l'altro a Berlino per il Deutsches Historisches Museum di Berlino. Nel 1989 riceve l'incarico per il Teatro de las lndias da parte della Junta de Andalucía a Siviglia e continua le ricerche nel campo del design industriale per Unifor e Alessi. È del 1989 la caffettiera espresso "Cupola", realizzata per Alessi, che da semplice oggetto da cucina si è trasformata in un complemento d'arredo.
Nel 1990 gli viene assegnato il Premio Pritzker, primo italiano a vincerlo e primo di una lunga serie di riconoscimenti. Vince l'Aia Honor Award e il premio città di Fukuoka grazie al progetto del complesso alberghiero "Il Palazzo"; il premio "Campione d'Italia nel mondo" e il premio "1991 Thomas Jefferson Medal in Architecture". A questi prestigiosi riconoscimenti seguono le mostre al Centre Georges Pompidou di Parigi, al Beurs van Berlage di Amsterdam, alla Berlinische Galerie di Berlino e al Museo di arte contemporanea di Gand.
Nel 1996 diviene membro onorario dell'American Academy of Arts and Letters e l'anno successivo riceve il Premio speciale Cultura per il settore "Architettura e Design" della Presidenza del Consiglio dei ministri.
Gli archetipi
Aldo Rossi ha sviluppato una concezione della città totalmente nuova rispetto all'idea di Le Corbusier, idea che aveva dominato tutto il primo '900: Rossi la vedeva come la somma di tutte le epoche, di tutti gli stili architettonici fino ad allora presenti. Non potendo "rompere" totalmente con il passato come facevano gli architetti dell'International Style, egli pertanto si trovava a dover rendere la sua costruzione "organica" all'interno della città.
La sua soluzione è stato l'utilizzo degli archetipi. Questi sono delle forme ricorrenti nella storia dell'architettura, forme che vanno a costituire un vero e proprio richiamo alla cittadina esistente, rendendo il proprio risultato nello stesso tempo innovativo e tradizionale. Molti sono stati gli archetipi utilizzati da Rossi nel corso della sua carriera e la loro bellezza sta nella facile riconoscibilità da parte di tutti, sia dall'esperto sia dal ragazzino.
Schizzi preparatori
Particolarità di Aldo Rossi sono i suoi schizzi preparatori. A questo proposito si può citare Paolo Portoghesi, che quando assegnò il progetto del Teatro del Mondo di Venezia a Rossi, vedendolo disegnare ricordò una poesia di Libero de Libero:
«dal nulla che ero, mi facesti dono d'essere uno che ti guardava.»
1983 Progetto del municipio comunale di Borgoricco
"Il Municipio raffigura una sorta di mappa del DNA dove si intrecciano passato e presente di Borgoricco. Esso rappresenta una macchina del tempo dove ogni cittadino si sente rispettato nei suoi aspetti più intimi e antichi che gli sono stati trasmessi anche attraverso la lettura diacronica del proprio passato." (Aldo Rossi - Il Municipio di Borgoricco a cura di Fernando Dotti - pag. 16 - Cleup Editrice Padova - ISBN 88-6129-043-4
1984 Progetto di un edificio per uffici a Buenos Aires
1984-1987 Casa Aurora, sede del Gruppo Finanziario Tessile GFT, Torino
Scritti scelti sull'architettura e la città: 1956-1972, a cura di R. Bonicalzi, Milano: CLUP, 1975; n. ed. Macerata: Quodlibet 2012.
Autobiografia scientifica, Parma: Pratiche, 1990; n. ed. Milano: Il Saggiatore 2009.
Archivio
Il fondo Aldo Rossi[4], costituito dai documenti provenienti dallo studio di Milano, è conservato presso la Fondazione Museo delle arti del XXI secolo - MAXXI. Centro archivi architettura; la documentazione costituita, prevalentemente, dai fascicoli relativi ai materiali di lavoro e alle carte relative alla docenza universitaria e alla direzione di «Poliorama» sono state donate dal fratello Romano alla Fondazione Ezio Franceschini onlus.
Riconoscimenti e omaggi
Riceve postumi il premio "Torre Guinigi" per il suo contributo agli studi urbani e il Seaside Architectural Prize del Seaside Institute of Florida dove aveva realizzato una residenza unifamiliare nel 1995.
Postuma è l'aggiudicazione nel 1999 della gara (dopo aver vinto il ricorso) per la ricostruzione del Teatro La Fenice di Venezia inaugurato nel 2004. Nel 1999 viene dato il suo nome alla Facoltà di architettura dell'Alma Mater Studiorum di Bologna, con sede a Cesena.
Il lavoro di Aldo Rossi rappresenta un superamento delle metodologie del Movimento Moderno, appartenendo inizialmente alla corrente architettonica del Neoliberty, prima reazione al razionalismo con richiami più o meno espliciti all'Art Nouveau. Successivamente è approdato al postmodernismo nel variato panorama Italiano di questo movimento, che in lui ha assunto una rigorosità esemplare, che taluni hanno definito Neo-Novecento.
Rossi fu uno dei più grande rinnovatori ideologici e plastici dell'architettura contemporanea, con la sua poesia metafisica e il culto che professò nella stessa misura verso la geometria e la memoria.
Nel 2005, per volontà degli eredi Vera e Fausto Rossi, si è costituita la Fondazione Aldo Rossi con la finalità di riunire, tutelare e divulgare l'opera dell'architetto, in tutta la sua complessità, bellezza e ricchezza[5].
Vittorio Savi, L'Architettura di Aldo Rossi, FrancoAngeli Edizioni, Milano, 1975.
(EN) Panayotis Pangalos, The significance of time in architecture of Aldo Rossi, ed. Gutenberg, Athens, 2012.
Francesco Moschini, Aldo Rossi Progetti e disegni 1962-1979, Edizioni Centro Di, Firenze settembre 1979. Coedizioni internazionali Rizzoli New York, Academy Edition London, L'equerre Paris, Xarait Madrid.
Alberto Ferlenga, Aldo Rossi. Opera completa (1993-1996), Electa, 1996.
G. Leoni (a cura di), Costruire sul costruito, intervista a Aldo Rossi, "Area" n. 32, maggio/giugno 997, pp. 44–47 leggere l'articolo
Daniel Sherer, "Aldo Rossi: The Architecture and Art of the Analogous City," Curator's Essay for Exhibition held at Princeton School of Architecture on view from 5 February to 30 March 2018, commemorating the 20th anniversary of the death of Aldo Rossi.