Le moderne origini del Reggimento risalgono al 24 maggio 1964, quando il battaglione è stato ricostituito a Mestre come XXII Battaglione carri "Serenissima" con sede a San Vito al Tagliamento e assegnato al Reggimento lagunari "Serenissima" costituitosi il 25 ottobre 1964 e articolato su Comando Reggimento, compagnia Reggimentale, compagnia Trasmissioni, compagnia Trasporti Anfibi, Battaglioni Anfibi "Marghera", "Piave" e "Isonzo" e XXII Battaglione carri "Serenissima", con sede a San Vito al Tagliamento ed erede del XXII Battaglione "Maggiore Coralli" del Regio Esercito.
Il battaglione carri rappresentava il necessario elemento di manovra del nuovo reggimento. Il 12 ottobre successivo, il XXII battaglione carri venne trasferito nella caserma di San Vito al Tagliamento; equipaggiato inizialmente con carri M4 Sherman ed M24 Chaffee, che equipaggiavano il plotone esploratori in organico a tutte le compagnie Comando dei battaglioni della Specialità carristi ricevette in seguito i carri M47 Patton.[5]
Il 1º settembre 1975, a seguito di provvedimenti conseguenti alla ristrutturazione dell'Esercito Italiano il battaglione "Marghera" venne disciolto e il 20 ottobre, il Reggimento Lagunari si sciolse per costituire il "Comando Truppe Anfibie", articolato su compagnia Lagunari "Truppe Anfibie", Battaglione lagunari "Serenissima", Battaglione anfibio "Sile", costituitosi per la trasformazione della compagnia trasporti, mentre il battaglione "Piave", assunto l'organico di battaglione meccanizzato, diede vita al 1º Battaglione Lagunari "Serenissima" ereditando la Bandiera di guerra del Reggimento. Il battaglione "Isonzo" assunse a sua volta l'organico di battaglione meccanizzato cambiando la sua denominazione in 41º Battaglione Meccanizzato "Modena" e venne inquadrato nella neo costituita Brigata meccanizzata "Gorizia" nella quale confluì anche il XXII battaglione carri riconfigurato da battaglione lagunare–carrista a battaglione prettamente carrista sempre nella sede di San Vito al Tagliamento e ridenominato 22º Battaglione carri "M.O. Piccinini" in memoria del capitano carrista Vittorio Piccinini, Medaglia d'oro al valor militare alla memoria comandante della 3ª Compagnia del IV Battaglione carri del 133º Reggimento fanteria carrista caduto in Africa settentrionale il 25 ottobre 1942 nella battaglia di El Alamein.
Il Tenente Colonnello Giampaolo Saltini, ultimo comandante del XXII battaglione "Serenissima", fu anche il primo comandante del 22º Battaglione carri "M.O Piccinini", con il difficile compito di guidare il battaglione nel cambiamento d'identità.
La Brigata "Gorizia" era inquadrata nella Divisione meccanizzata "Folgore" fino al 1986, anno in cui, in seguito alla riorganizzazione dell'Esercito Italiano, fu resa autonoma e posta alle dirette dipendenze del 5º Corpo d'Armata di Vittorio Veneto, fino al suo scioglimento nel 1996. La brigata "Gorizia" ha partecipato attivamente all'opera di soccorso delle popolazioni del Friuli colpite dal terremoto del 1976 e anche il battaglione si distinse nelle operazioni di soccorso ai feriti e ai superstiti e nella rimozione delle macerie, limitando i danni della grave sciagura e, per l'opera prestata, venne insignito con la Medaglia di bronzo al valore dell'Esercito.
Nel 1992, sempre nell'ambito di provvedimenti ordinativi riguardanti la riorganizzazione dell'Esercito, il 22º Battaglione carri "M.O. Piccinini" diede vita al 2º Reggimento carri, ma la sua vita ebbe breve durata, in quanto venne sciolto nel 1995, un anno prima dello scioglimento della Brigata "Gorizia".
Lo scudo araldico del Reggimento è partito semitroncato d'argento alla banda di rosso attraversata da una testa d'ariete innestata ad una trave spezzata; d'azzurro alla croce patente d'argento (simbolo della città di Verona); di rosso alla fascia d'argento attraversata da un portone d'oro aperto del campo, screziato d'argento nell'architrave, e uscente da uno specchio d'acqua d'azzurro ondato d'argento (simbolo di Pordenone). Il tutto abbassato ad un capo d'oro con il quartier franco d'azzurro caricato da un silfio d'oro recisi, sormontato da una stella d'argento.[7]
Come ornamenti esteriori appare, sullo scudo, una corona turrita d'oro, accompagnata sotto da nastri annodati nella corona, scendenti e svolazzanti in sbarra e in banda al lato dello scudo, rappresentativi delle ricompense al valor militare.
Lo scudo araldico del Reggimento è azzurro alla sbarra di rosso, accompagnata in capo da tre teste di leone strappate, linguate e coronate all'antica d'oro male ordinate 2,1 e in punta dal leone passante alato con testa in maestà tenente con la zampa anteriore destra un libro aperto il tutto d'oro posto su di un mare d'azzurro ondato d'argento; sul libro nella pagina destra la scritta "PAX TIBI MARCE" su quattro file a caratteri romani di nero, nella pagina sinistra la scritta "Evangelista MEUS" sempre su quattro file a caratteri romani di nero.
«Al verificarsi del violento terremoto che colpiva il Friuli, accorreva prontamente sui luoghi dei disastri e, prodigandosi con coraggio e con slancio fraterno di solidarietà umana, dava un valido contributo al soccorso dei feriti e dei superstiti ed alla rimozione delle macerie, limitando i danni della grave sciagura. L'opera ha riscosso l'apprezzamento delle Autorità e l'incondizionata riconoscenza delle popolazioni colpite, rafforzando il prestigio dell'Esercito.» — Friuli — 6-15 maggio 1976[8]
Note
^abc32° Reggimento carri - La storia, in esercito.difesa.it. URL consultato il 7 dicembre 2013 (archiviato dall'url originale l'11 dicembre 2013).