La zecca e monetazione di Augusta Treverorum (Moneta) era l'edificio presso il quale vi fu la prima coniazione di monete in epoca imperiale ad Augusta Treverorum, a partire dal CesareCostanzo Cloro nel 293/294.[1] Sembra rimase aperta fino al 400 circa.
Le indagini archeologiche non hanno ancora individuato con sicurezza l'antico edificio presso il quale fu iniziata la coniazione delle monete di Augusta Treverorum. Sulla base di quanto accaduto "in parallelo" nelle altre capitali imperiali occidentali del periodo tetrarchico, Mediolanum ed Aquileia, potrebbe trovarsi non molto distante dal Forum.
Sappiamo che qui, durante i quasi 150 anni della zecca di Treviri, furono battute monete di 39 tra imperatori, usurpatori, imperatrici e figli, a sostegno della circolazione monetarie dell'Impero romano d'Occidente. Ad oggi risultano infatti note, più di 520 monete d'oro, 310 d'argento e 1250 di bronzo.[2]
L'ultima moneta qui impressa risulta appartenere all'usurpatore Flavio Eugenio (388-392), sebbene si discuta ancor oggi se non vi siano state altre monete qui prodotte dell'Imperatore Onorio (393-423).
Segni di zecca
Numerosi furono nel secolo e mezzo che rimase aperta i segni di zecca: es. TRE(verorum), TR(everorum)OB(rizyacum), TR(reverorum), A(prima oficina)TR(reverorum), S(ecunda officina)TR, B(seconda officina)TR, II(officina)TR, P(rima officina)TR, P(rima officina)TRE, S(acra)M(oneta)TR, S(acra)M(oneta)TRP(rima oficina), S(acra)M(moneta)TR(reverorum)S(ecunda oficina), TRB(=secunda oficina), TRS(ecunda oficina), TRP, TRPS.
«Avendo così Gallieno abbandonato lo Stato, l'Impero romano fu salvato in Occidente da Postumo ed in Oriente da Odenato.»
(Eutropio, Breviarium ab urbe condita, 9, 11.)
Postumo era riuscito, infatti, a costituire un impero in Occidente, centrato sulle provincie della Germania inferiore e della Gallia Belgica e al quale si unirono poco dopo tutte le altre province galliche, della britanniche, ispaniche e, per un breve periodo, anche quella di Rezia.[4]
IMPC POSTVMVS PF AVG, testa radiata di Postumo, busto con drappeggio e corazza verso destra;
SALVS PROVINCIARVM ("salvezza delle province [renane]"), personificazione del fiume Reno, sdraiato lungo il lato sinistro, tiene nella destra una prora di nave (?).
La zecca aprì con la tetrarchia di Diocleziano, quando Costanzo Cloro, una volta divenuto Cesare d'Occidente (nel 293), a cui spettavano la Gallia e la Britannia), scelse come sua capitale, prima Augusta Treverorum (dal 293/294) e poi Londinium (dal 297/298) dopo aver sconfitto Alletto.[5] Per celebrare la sua vittoria, Costanzo fece coniare dalla zecca di Augusta Treverorum un multiplo da 10 aurei,[6] al cui rovescio troviamo la dicitura REDDITOR LVCIS AETERNAE ("restitutore della luce eterna") e dove viene raffigurato Costanzo Cloro a cavallo fuori dalle mura di Londinium (Londra), con una donna in ginocchio che lo accoglie fuori dalla porta principale e una nave militare pronta allo sbarco. Furono così attivate inizialmente tre officine.
Monetazione della seconda tetrarchia (1º maggio 305 - 25 luglio 306)
Il 1º maggio del 305 Diocleziano e Massimiano abdicarono (ritirandosi il primo a Spalato ed il secondo in Lucania).[7] La seconda tetrarchia prevedeva che i loro rispettivi due cesari diventassero augusti (Galerio per l'oriente e Costanzo Cloro per l'occidente[8][9]), provvedendo questi ultimi a nominare a loro volta i propri successori designati (i nuovi cesari): Galerio scelse Massimino Daia e Costanzo Cloro scelse Flavio Valerio Severo.[9] Sembra però che poco dopo, lo stesso Costanzo Cloro, rinunciò a parte dei suoi territori (Italia e Africa)[8] a vantaggio dello stesso Galerio, il quale si trovò a dover gestire due cesari: Massimino Daia a cui aveva affidato l'Oriente,[9] Flavio Valerio Severo a cui rimase l'Italia (e forse l'Africa),[9] mentre tenne per se stesso l'Illirico.[10] Il sistema rimase invariato fino alla morte di Costanzo Cloro avvenuta ad Eburacum il 25 luglio del 306.[8][11]
Monetazione della terza tetrarchia (25 luglio 306 - 11 novembre 308)
Con la morte di Costanzo Cloro (25 luglio del 306[8][11]), il sistema andò in crisi: il figlio illegittimo dell'imperatore defunto, Costantino venne proclamato cesare[10][11] dalle truppe in competizione con il legittimo erede, Severo. Qualche mese più tardi, Massenzio, figlio del vecchio augusto Massimiano Erculio, si fece acclamare, grazie all'appoggio di ufficiali come Marcelliano, Marcello, Luciano[12] e dai pretoriani, ripristinando il principio dinastico.
Durante la prima parte del regno di Costantino, la Augusta Treverorum divenne sua residenza imperiale almeno dal 306 al 312, tanto da ribattezzarla: "la città di Roma del Nord". Egli fece, infatti, ritorno ad Augusta Treverorum nell'autunno del 306 (dalla Britannia), per meglio difendere le frontiere della Gallia, che erano tornate ad essere minacciate dalle popolazioni germaniche dei Franchi. Qui rimase a difendere questo importante tratto di limes per i sei anni successivi, trasferendovi la propria corte imperiale e trasformandola nella propria capitale (di 80.000 abitanti), come risulta anche dall'imponente costruzione dell'Aula palatina, fatta erigere dal padre e completata da Costantino nel 310.[13]
A causa di nuovi "scontri interni" alla tetrarchia, l'11 novembre 308 si tenne a Carnuntum, sull'alto Danubio, un incontro cui parteciparono Galerio, che lo organizzò, Massimiano e Diocleziano, richiamato da Galerio. In questa occasione venne riorganizzata una quarta tetrarchia: Massimiano fu obbligato ad abdicare, mentre Costantino fu nuovamente degradato a cesare, mentre Licinio, un leale commilitone di Galerio, fu nominato augusto d'Occidente.[14][15]
Monetazione della quarta tetrarchia (11 novembre 308 - 5 maggio 311)
Il quarto periodo tetrarchico, iniziato l'11 novembre del 308, terminò il 5 maggio del 311 quando Galerio morì e Massimino Daia si impadronì dell'Oriente, lasciando a Licinio il solo Illirico.[16] L'Italia, comprese le sue zecche rimasero nelle mani dell'usurpatoreMassenzio, figlio di Massimiano.
Monetazione della quinta tetrarchia (5 maggio 311 - agosto 313)
Ora l'impero romano era nuovamente diviso in quattro parti: Massimino Daia e Licinio in Oriente, Costantino e Massenzio in Occidente. Si trattava della "quinta tetrarchia". In realtà poco dopo Massimino, Costantino e Licinio si coalizzarono per eliminare il primo dei quattro augusti: Massenzio che possedeva ora Italia ed Africa.[17] Così nel 312, Costantino, riunito un grande esercito, mosse alla volta dell'Italia attraverso le Alpi,[18] fino a scontrarsi con l'esercito di Massenzio nella decisiva battaglia di Ponte Milvio,[15] il 28 ottobre del 312.[19] Massenzio fu sconfitto ed ucciso.[20] Con la morte di Massenzio, tutta l'Italia passò sotto il controllo di Costantino.[21] Poi nel febbraio del 313, Licinio e Costantino si incontrarono a Mediolanum, dove i due strinsero un'alleanza (rafforzata dal matrimonio di Licinio con la sorella di Costantino, Flavia Giulia Costanza),[22][23][24][25][26][27][28] che prevedeva di eliminare il terzo imperatore, Massimino Daia. Licinio lo affrontò e sconfisse nella battaglia di Tzirallum il 30 aprile di quest'anno.[29] Massimino Daia, morì pochi dopo (agosto).[15][30] Restavano ora solo due augusti: Costantino per l'Occidente e Licinio per l'Oriente.[31]
RICConstantinus I, VI 823; Depeyrot 18/2; Alföldi 19.
N.B.: Qui sopra alcuni esempi.
Monetazione della diarchia Costantino-Licinio (agosto 313 - dicembre 324)
Per undici anni l'Impero romano fu retto da Costantino e Licinio, più tardi affiancati dai loro rispettivi figli, nominati Cesari. Ancora una volta Costantino scelse Augusta Treverorum come suo quartier generale negli anni 314-315, al fine di meglio tenere sotto controllo il tratto di frontiera renana, mettendovi ordine ancora una volta contro le possibili incursioni di Franchi e Alamanni, oltre a continuare nelle sue opere di fortificazione.[32]
Lo scontro finale tra Costantino e Licinio avvenne pochi anni più tardi, quando nel 323, un'orda di Goti, che avevano deciso di attraversare l'Istro, tentarono di devastare i territori romani della Mesia inferiore e della Tracia.[39] Costantino, informato di ciò,[40] marciò contro di loro, penetrando però nei territori all'altro augustoLicinio e ricevendo tutta una serie di proteste ufficiali da parte dello stesso, che sfociarono nella fase finale della guerra civile tra i due.[41] Nel 324 si ebbero una serie di scontri tutti favorevoli a Costantino (ad Adrianopoli,[42]Bisanzio, nell'Ellesponto,[43] e Crisopoli[44]) che portarono Licinio, ora assediato ora a Nicomedia, a consegnarsi al suo rivale, il quale lo mandò in esilio come privato cittadino a Tessalonica[45] (messo a morte l'anno successivo[45][46]). Costantino era ora l'unico padrone del mondo romano.[47][48][49][50][51][52][53][54] Per questo motivo la monetazione degli anni successivi ne celebrò la sua unità con la scritta "Restitutor Orbis".[55]
La fase dalla riunificazione imperiale, vide l'imperatore cristiano riordinare l'amministrazione interna e religiosa, oltre a consolidare l'intero sistema difensivo lungo i tratti renano e danubiano. Morto, però, Costantino (22 maggio del 337), mentre stava ancora preparando una campagna militare contro i Sasanidi, la situazione vedeva il potere spartito tra i suoi figli e nipoti, cesari.[56] Durante l'estate del 337 si ebbe un eccidio, per mano dell'esercito, dei membri maschili della dinastia costantiniana e di altri esponenti di grande rilievo dello stato: solo i tre figli di Costantino e due suoi nipoti bambini (Gallo e Giuliano, figli del fratellastro Giulio Costanzo) furono risparmiati.[57] Le motivazioni dietro questa strage non sono chiare: secondo Eutropio Costanzo non fu tra i suoi promotori ma non tentò certo di opporvisi e condonò gli assassini;[58]Zosimo invece afferma che Costanzo fu l'organizzatore dell'eccidio.[59] Nel settembre dello stesso anno i tre cesari rimasti (Dalmazio era stato vittima della purga) si riunirono a Sirmio in Pannonia, dove il 9 settembre furono acclamati imperatori dall'esercito e si spartirono l'Impero: Costantino II si vide riconosciuta la sovranità sull'Occidente, il quale utilizzò Augusta Treverorum come sua capitale dal 328 al 340.
La divisione del potere tra i tre fratelli durò poco: Costantino II morì nel 340, mentre cercava di rovesciare Costante I; nel 350 Costante (che aveva ereditato, quindi le Gallie e la Britannia) fu rovesciato dall'usurpatore Magnenzio, e poco dopo Costanzo II divenne unico imperatore, riunificando ancora una volta l'Impero (nel 353).
SECVRITAS REI PVBLICE, la sicurezza della Repubblica romana in piedi verso sinistra, tiene un ramo nella mano destra; S(ecunda oficina) TR (crescente) in esergo.
Questo periodo sembra terminò sotto l'usurpazione di Flavio Eugenio, il quale, vicino alle posizioni del germanico Flavio Arbogaste, che rivestiva la carica di magister militum (capo dell'esercito) e appoggiato dalle potenti tribù dei Franchi, che proprio allora cominciarono ad essere menzionate nelle cronache storiche, fu da questi fatto eleggere imperatore il 22 agosto 392, a Lione. Flavio Eugenio cercò di farsi riconoscere da Teodosio mandando una delegazione, ma questi rifiutò. Nel settembre del 394Teodosio I sconfisse, nella Battaglia del Frigidus, l'esercito dei ribelli, comandato da Arbogaste, mettendo così fine al suo potere. Arbogaste si uccise per sfuggire alla cattura, mentre Flavio Eugenio fu messo a morte come traditore e decapitato. Pochi anni più tardi fu la volta dell'usurpatore Costantino III, il quale sembra sia stato l'ultimo a battere moneta in questa città in epoca antica. Cessava di battere moneta anche la zecca di Augusta Treverorum attorno al 408/411.
D N VALENS P F AVG, busto di Valente, rivolto verso destra con diadema, drappeggio e corazza.
VICTOR-IA AVGG(ustorum), Valente e Valentiniano I seduti di fronte, tengono insieme un globo, la Vittoria in piedi dietro loro con le ali aperte; una palma, TR OB C in esergo.
VICTOR-IA AVGG(ustorum), Valentiniano II e Teodosio I seduti di fronte, tengono insieme un globo, la Vittoria in piedi dietro loro con le ali aperte; una palma, T-R COM in esergo.
VIRTVS ROMANORVM, Roma seduta verso sinistra su una corazza, tiene la Vittoria su un globo nella mano destra, una lancia rovesciata nella sinistra; TR PS in esergo.
VICTORI-A AVGG(ustorum), Roma seduta tiene la Vittoria su un globo nella mano destra, una lancia puntata verso il basso nella sinistra; TR M(oneta)S(acra) in esergo.
^RIC VI 110a; Schulten Em. 3; Jeločnik 95, pl. XII, 9; RSC 312b. RIC V 656; Cahn, Trierer 51.
^Karl-Josef Gilles, Die römische Münzstätte Trier von 293/4 bis zur Mitte des 5. Jahrhunderts, in Rheinisches Landesmuseum Trier: Trier - Kaiserresidenz und Bischofsstadt, Mainz 1984, pp. 49–59; idem, Münzprägung im Römischen Trier, a cura di Alexander Demandt, Josef Engemann, in Konstantin der Große. Imperator Caesar Flavius Constantinus. Philipp von Zabern, Mainz 2007, ISBN 978-3-8053-3688-8, S. 313–317.
^Eutropio, Breviarium ab urbe condita, 9.9; Historia Augusta - Due Gallieni, 4.5.
^John Bagnell Bury et al., The Cambridge Ancient History, Volume XIII di The Late Empire 337-425, in Cambridge University Press, 1925, p. 12 (ISBN 0-521-30200-5).
Stephen Williams, Diocletian and the Roman Recovery, Routledge, 1997, ISBN0-415-91827-8.
Stephen Williams, Diocleziano, un autocrate riformatore, Genova, ECIG, 1995 ISBN 88-7545-659-3
Testi numismatici
Gian Guido Belloni, La moneta romana, Ed.Carocci, Roma 2004, ISBN 88-430-2105-2
Henry Cohen, Description Historique des monnaies frappées sous l'Empire Romain, Paris, 1880-1892, in 8 vol.
Harold Mattingly, E.A. Sydenham et al, Roman Imperial Coinage (RIC), vol. 10, Londra 1926-1994 (vol. VI, Dalla riforma di Diocleziano a Massimino Daia (294 – 313), di C.H.V. Sutherland, Londra, 1967; vol. VII, Da Costantino a Licinio (313 - 337), di P.M. Bruun, 1966).