Fu designato alla successione insieme ai fratelli maggiori, Costantino II e Costanzo II, e a Dalmazio e Annibaliano, figli del fratellastro di Costantino I.[6] Il padre lo nominò cesare il 25 dicembre 333, probabilmente a Costantinopoli, e gli assegnò la giurisdizione su Italia, Illirico e Africa.
Nel 335 Costante fu inviato dal padre in Italia e, probabilmente l'anno successivo, si fidanzò con Olimpia, figlia del prefetto del pretorioAblabio.
Nel 337, alla morte di Costantino, l'esercito massacrò i possibili pretendenti al trono al di fuori – e probabilmente col consenso – dei figli di Costantino: nella purga dinastica morirono i cugini di Costante, Dalmazio e Annibaliano, e tutto il ramo della famiglia discendente dal matrimonio di Costanzo Cloro con Teodora, ovvero i fratellastri di Costantino I, Dalmazio, Nepoziano e Giulio Costanzo, e sopravvissero alla strage solo i figli di quest'ultimo, Gallo e Giuliano. Tra gli altri fu messo a morte anche Ablabio, e il fidanzamento tra Costante e Olimpia fu rotto.
Regno (337–350)
Insieme ai fratelli Costante fu riconosciuto augusto dal Senato il 9 settembre di quell'anno, con potere sulle province di Italia, Africa, Pannonia, Dacia, Macedonia e Acaia. Costantino II, il fratello maggiore, ottenne invece le province della Britannia, della Gallia e della Spagna, mentre Costanzo II dominava sulle province d'Asia e d'Oriente, compreso il Ponto e la Tracia. Costantino II si arrogò, però, più potere di quanto gli era stato affidato; promulgò alcune leggi per le province africane, che cadevano sotto la giurisdizione di Costante.[7] Nel 338 Costante, dopo aver incontrato i fratelli a Viminacium, ottenne una vittoria contro i Sarmati e accettò il titolo di Sarmaticus maximus. Ben presto, insofferente delle ingerenze di Costantino II, Costante venne a contrasto con il fratello maggiore; Costantino approfittò allora della lontananza di Costante, che si trovava a Naissus in Pannonia,[8] e mosse contro di lui scendendo in Italia (340), ma fu ucciso durante una battaglia presso Aquileia. I suoi territori passarono dunque a Costante che divenne unico dominatore della parte occidentale dell'impero; l'imperatore accettò il titolo di Maximus Victor ac Triumphator.
Nel 341–342 combatté contro i Franchi in Gallia, stipulando un trattato vantaggioso. Nel gennaio 343 si recò nella Britannia romana; l'attraversamento della Manica in pieno inverno significa una qualche urgenza, e pare che Costante abbia rinforzato le fortificazioni frontaliere della provincia, forse per difendersi dagli attacchi delle tribù ostili dopo che Costantino II aveva distaccato molte truppe provinciali per invadere l'Italia. Ad ogni modo, la visita di Costante in Britannia, che durò fino alla primavera, fu l'ultima di un imperatore romano nella provincia.[9]
I contrasti con l'altro fratello, Costanzo II avevano essenzialmente natura religiosa: Costante e l'Occidente seguivano infatti le dottrine del concilio di Nicea, mentre Costanzo II e l'Oriente erano ariani. In particolare i due presero posizione in campi opposti nella disputa riguardo Atanasio di Alessandria, un vescovo niceno di Alessandria d'Egitto che nel 339 fu deposto da un concilio a maggioranza ariana; Atanasio, oltre ad essere un importante teologo (è considerato un Dottore della Chiesa), era anche un ottimo oratore e difensore dei propri interessi e, raggiunta l'Italia dopo l'esilio, riuscì ad ottenere l'appoggio di Costantino II. Nel 342 Costante concesse udienza ad Atanasio a Mediolanum e poco dopo l'imperatore contattò il fratello Costanzo invitandolo a promuovere un concilio che deliberasse sulla deposizione di Atanasio. Il successivo concilio di Sardica (estate 343) non portò il risultato sperato da Costante, in quanto la delegazione ariana si rifiutò di discutere e condannò nuovamente Atanasio; solo la minaccia di guerra da parte di Costante e la volontà di Costanzo di evitare conflitti che lo distraessero dalla ben più importante frontiera con i Persiani fecero sì che Atanasio tornasse ad Alessandria (31 ottobre 346).[10] Sempre in campo religioso Costante dovette inoltre fronteggiare l'eresia donatista in Africa. In accordo, invece, con il fratello proibì i sacrifici pagani (nel 341)[11] e la pratica della magia (nel 341 e ancora nel 346); sempre insieme promulgarono una legge contro la distruzione dei templi pagani (342).[12]
Costante fu però anche un sovrano poco amato, sia dal popolo che dall'esercito. In particolare gli si contestavano i gusti sessuali portati all'eccesso (Costante selezionava per sé e per il proprio piacere i più bei ragazzi tra gli ostaggi delle tribù barbare) e soprattutto l'influenza eccessiva dei suoi favoriti, che giungevano persino a vendere i posti dell'amministrazione pubblica al miglior offerente; l'imperatore, per altro, non celava il proprio disprezzo per i soldati. Tutti questi problemi legati alla figura dell'imperatore, la corruzione che imperava a corte e, infine, la crisi economica, particolarmente sentita nelle Gallie, provocarono nel 350 una rivolta: mentre Costante era a caccia presso Autun, fu dichiarato decaduto e al suo posto fu proclamato augusto Magnenzio, un carismatico comandante militare di origini franche e celtiche. Costante cercò di riparare in Spagna, ma fu inseguito e raggiunto da Gaisone, generale di Magnenzio, mentre l'imperatore si era nascosto in una chiesa ad oppidum Helena, una località dei Pirenei il cui nome era dedicato alla nonna di Costante, Elena;[13] Costante fu trascinato fuori dall'edificio e ucciso (18 gennaio 350). Aveva circa trent'anni e aveva regnato da tredici. Dopo che Magnenzio fu sconfitto da Costanzo (353), Costante fu divinizzato.[14]
Secondo alcuni studi recenti, il mausoleo presente nella villa romana di Centcelles sarebbe stato adattato per ospitare il corpo di Costante dopo la sua morte; la vasca in porfido utilizzata nella chiesa del monastero di Santes Creus per ospitare il corpo di re Pietro III d'Aragona sarebbe stata originariamente utilizzata allo stesso scopo nel mausoleo di Costante a Centcelles.[15]
Cronologia degli spostamenti di Costante I durante il suo regno
^Secondo quanto riportato dallo storico Giovanni Zonara (Epitome, xiii.6), si trattò dell'avverarsi di una profezia che avrebbe voluto Costante morto tra le braccia della nonna (Jan Willem Drijvers, Helena Augusta, BRILL, ISBN 90-04-09435-0, p. 13).
^L'identificazione del mausoleo di Centcelles come quello di Costante fu inizialmente proposta da Helmut Schlunk, responsabile degli scavi della villa per conto dell'Istituto archeologico germanico (H. Schlunk, "Untersuchungen im frütihchristlichen Mausoleum von Centcelles", Neue deutsche Ausgrabungen im Mittelmeergebiet und im Vorderen Orient, Berlin 1959, 344–365; H. Schlunk, Die Mosaikkuppel von Centcelles, a cura di A. Arbeiter, Mainz 1988; si veda la discussione in T. Hauschild – A. Arbeiter, La villa romana de Centcelles, Barcelona 1993). Tale identificazione è stata messa in dubbio da alcuni studiosi (X. Dupré Raventós, "Il Mausoleo di Centcelles e l'alveus in porfido nel monastero di Santes Creus", Centcelles, 2002, 83–96) e confermata da altri (Mark Johnson, "The Porphyry Alveus of Santes Creus and the Mausoleum at Centcelles", Madrider Mitteilungen, 49, 2008, pp.389–395, Tav. 27).
^Barnes, Athanasius, 315 n. 45, citando A.H.M. Jones, J.R. Martindale, and J. Morris, The Prosopography of the Later Roman Empire 1: 260–395 (Cambridge: Cambridge University Press, 1971), 764.