Il terremoto di Tuscania del 1971 è stato un evento sismico verificatosi nel 1971 a Tuscania e nel Lazio settentrionale.
Il sisma si verificò la sera del 6 febbraio 1971, alle ore 19:09, e fece registrare una magnitudo momento di 5.2 ed un'intensità stimata tra il VIII e il IX grado della scala Mercalli.[1] Ebbe epicentro tra Arlena di Castro e Tuscania, circa 20 km a ovest di Viterbo. Secondo le testimonianze raccolte, il terremoto sarebbe stato preceduto da altri eventi sismici di minore intensità.[2] Una forte replica si verificò alle ore 20:20.[2] Il sisma causò 22 vittime e un centinaio di feriti.[2]
L'origine sismogenetica si ritiene connessa ai movimenti tellurici dell'apparato Vulsinio, similarmente ad altri terremoti verificatisi in passato nello stesso territorio, e dunque l'evento mantiene sostanziali differenze con i terremoti dell'Appennino centrale.[2] Inoltre, a causa della modesta profondità dell'ipocentro, l'area interessata fu limitata al viterbese, sebbene il sisma fu avvertito anche a Roma e nel Lazio meridionale.[1]
La città più colpita fu, appunto, Tuscania dove risultò inagibile il 60% degli edifici.[1] Si verificarono numerosi crolli, in particolar modo nel quartiere medievale edificato in buona parte su lava e tufo.[2] La chiesa di San Pietro e la basilica di Santa Maria Maggiore fecero registrare gravissimi danni,[1] come anche il resto degli edifici monumentali e l'Ospedale Civile.[3] Furono riscontrate lesioni sulle arcate del ponte sul fiume Marta,[1] cosicché la cittadina rimase inizialmente irraggiungibile ai soccorsi provenienti da Roma.[3] Lievi danni si verificarono anche ad Arlena di Castro, Civitavecchia, Tarquinia e Viterbo.[1]
Nei giorni seguenti furono allestite tendopoli per dare rifugio agli oltre 4 000 sfollati.[4] L'8 febbraio l'area terremotata ricevette la visita del presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat, e del presidente del Consiglio, Emilio Colombo.[5] In seguito, con la legge n. 1155 del 20 dicembre 1971, furono dispensati dal servizio di leva i giovani di Tuscania e Arlena di Castro che avessero deciso di partecipare alla ricostruzione delle due cittadine.[6]
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