Da notare che la trovata del castellano spiantato era già presente sia nel non-fantastico Non me lo dire! (1940) di Mario Mattoli, interpretato da Erminio Macario - di cui Steno era stato uno degli sceneggiatori ed autori del soggetto - sia nel fantasy-romantico Incanto di mezzanotte (1940) di Mario Baffico.
Il barone Osvaldo Lambertenghi è costretto a vendere il suo castello avito per debiti. Il maniero viene trasformato ingloriosamente in un frivolo hotel e a Osvaldo viene concesso di continuare a viverci lavorando in qualità di facchino. Ma un giorno Osvaldo riceve la visita di suo zio Roderico, che si rivela essere un vero vampiro. Osvaldo cerca di avvertire di ciò i vari ospiti dell'hotel, con l'unico risultato di essere preso per matto. Morso dallo zio, anche Osvaldo farà stragi di donzelle che, improvvisamente, lo troveranno irresistibile e seducente. Ma solo l'unica che lo ama veramente, Lellina, riuscirà a liberarlo dalla maledizione. Nel finale lo zio tornerà a casa, intenzionato, d'ora in avanti, a gustare più il sesso che il sangue.
Produzione
Riprese
Il film è stato girato in gran parte presso l'Hotel dei Castelli di Sestri Levante.
Colonna sonora
La musica del film è opera di Renato Rascel e Armando Trovajoli. Sui titoli di coda viene eseguita la canzone Dracula cha-cha-cha, di Bruno Brighetti e Bruno Martino. Ma ancor meglio della versione di Rascel, ottennero il consenso del pubblico quelle di Marino Marini e soprattutto di Bruno Martino. Nel 1960, grazie alla traduzione di Fernand Bonifay, Henri Salvador lanciò il brano anche in Francia.
Accoglienza
Incassi
Tempi duri per i vampiri incassò un totale di 385 milioni di lire al botteghino italiano.[1]