Jesi fu una delle prime città ad introdurre in Italia l'arte tipografica: nel 1472, infatti, sorse la prima officina tipografica cittadina. Era gestita da Federico de' Conti, un tipografo veronese trasferitosi nelle Marche con la famiglia tra il 1470 ed il 1471[1][2]. Nella sua tipografia jesina produsse una delle prime edizioni a stampa della Divina Commedia, di cui oggi al SAS è esposta una riproduzione.[3]
Per documentare questa tradizione, prolungatasi fino al XX secolo, è stato istituito lo S.A.S. che accoglie torchi per la stampa di varie epoche e fogge, macchine per la litografia, la calcografia e la xylografia e libri di pregio, dagli incunaboli agli esempi del 1800. Le macchine provengono dalla tipografia jesina gestita nel '900 dalla famiglia Diotallevi e da altre di paesi limitrofi.[4] Il museo è dotato di un archivio parzialmente consultabile in cui trovano posto manifesti della città di Jesi del XX secolo e numerose caricature ed opere di Duilio Diotallevi, che ha gestito la tipografia che aveva sede nel palazzo nel 1900.
Il museo è allestito nel cinquecentesco Palazzo Pianetti vecchio, già convento delle Clarisse, dove visse la famiglia fino al trasferimento nella nuova residenza, nel 1764, di Palazzo Pianetti di Terravecchia[1].
Il museo è allestito in parte nel refettorio dell'ex convento delle clarisse e in parte nella chiesetta di San Bernardo, capolavoro dello stile barocco in città[1].