Viene considerato uno dei musicisti più innovativi e influenti della musica pop.[7] Fondamentale, in particolare, il suo contributo all'evoluzione del soul e del R&B, grazie alle prolifiche contaminazioni con pop, jazz, funk e reggae.[8] Rinnovò in modo profondo il linguaggio della musica afroamericana, usando i sintetizzatori per creare intrecci contrappuntistici e melodici come se si trattasse di archi o fiati; queste, insieme alla sovraincisione della sua stessa voce al fine di creare multiple voci soliste, sono alcune delle innovazioni stilistiche ascrivibili a Stevie Wonder, diventate oggetto di culto e studio.[9]
Attivista e leader dei diritti civili, giocò un ruolo fondamentale nel rendere festa nazionale il compleanno di Martin Luther King[19] e nel 2009 è stato nominato “messaggero di pace” dalle Nazioni Unite[20]. Wonder è anche molto impegnato in campagne a favore dei ciechi, in particolare ha partecipato alla conferenza diplomatica che ha portato al Trattato di Marrakech per introdurre una deroga al diritto d'autore per le pubblicazioni per i minorati della vista.
Biografia
Figlio d'arte, è il terzo dei cinque figli dell'autrice e cantante soul Lula Mae Hardaway (1930-2006) e di Calvin Judkins (1904-1976).
Cieco dalla nascita a causa di una retinopatia dovuta a difficoltà durante il parto prematuro e peggiorata da un'eccessiva quantità di ossigeno nell'incubatrice, prese il nome di Stevland Morris quando la madre si separò dal marito e, portando con sé i figli, assunse legalmente questo cognome.
Bambino prodigio (si avvicinò a tre anni alla musica e a quattro suonava già il piano): ha fatto la storia della classifica Billboard come l'artista solista più giovane che abbia mai raggiunto la vetta della classifica, posizione conquistata a soli 13 anni, e come il primo artista ad avere avuto una hit contemporaneamente nelle classifiche di musica pop e di R&B.[21]
Il periodo probabilmente più florido della sua carriera si concentra in quello che viene chiamato "periodo classico", tra il 1970 e il 1976, costituito da cinque album (Music of My Mind, Talking Book, Innervisions, Fulfillingness First Finale e Songs in the Key of Life) in cui esprime la sua visione dell'amore, della vita, dell'umanità e di Dio, trattando nel contempo anche temi sociali. Tali album sono considerati punti di riferimento per molti artisti contemporanei e rappresentano il momento del distacco di Wonder dalle decisioni della casa discografica poiché, entrato in possesso delle proprie royalty, egli produce se stesso, autodeterminando il proprio successo a livello internazionale. Nel 1974, il singolo You Haven't Done Nothin' con The Jackson 5 arriva primo nella Billboard Hot 100 e in Canada.
Negli anni ottanta si apre invece il cosiddetto "periodo commerciale", volto più a conquistare posti alti nelle classifiche che a creare album sperimentali come negli anni settanta, con un sound più pop che R&B o funk (l'ultimo album funky sarà Hotter Than July nel 1980). Nel 1989 è entrato nella Rock and Roll Hall of Fame.
Il suo ritorno sulla scena internazionale coincide con la pubblicazione dell'album A Time to Love nel 2005, che riscatta Wonder dai pochi successi degli anni novanta, arrivando quinto nella classifica statunitense e ventiquattresimo in quella inglese.
Tra il 2009 e il 2010 ha lavorato a tre album contemporaneamente: The Gospel Inspired by Lula, dedicato alla madre e che tratta delle varie crisi che affliggono il mondo; Through the Eyes of Wonder, che parla delle sue esperienze da cieco (come già fece nel 1972 nella canzone Visions); un album jazz con Tony Bennett (con il quale vinse un Grammy nel 2006 per la cover di For Once in My Life) prodotto e arrangiato da Quincy Jones.
Vita privata
Wonder ha nove figli; l'ultima, Nia[23], è nata nel dicembre del 2014 ed è la seconda da lui avuta con l'attuale moglie, Tomeeka Robyn Bracy.
Partecipazioni e collaborazioni
Stevie Wonder nel corso della sua carriera ha effettuato numerose collaborazioni. Ha partecipato, in coppia con Gabriella Ferri, al Festival di Sanremo 1969 con Se tu ragazzo mio, brano composto dalla stessa Ferri. Ha inoltre inciso in italiano Il sole è di tutti, cantata anche da Dino, estratta dal suo album Down to Earth del 1966, in origine A Place in the Sun.
Verso la fine degli anni '70 scrisse un brano, I Can't Help It, che comparve nell'album Off the Wall dell'artista Michael Jackson, con il quale collaborò diverse altre volte in futuro.
Partecipò a USA for Africa, duettando con artisti come Michael Jackson e Lionel Richie, autori di We Are the World; gli incassi derivati dalla vendita del singolo furono devoluti in beneficenza per la lotta contro la fame nell'Africa Orientale. Negli anni ottanta, comparve in una puntata della serie TV I Robinson (A Touch of Wonder) nel ruolo di se stesso, cantando una sua canzone.
Nel 1982 duettò con Paul McCartney nel brano sull'integrazione razziale Ebony and Ivory inserito nell'album Tug of War di McCartney. Nel 1985 l'armonica che si sente nei momenti strumentali della canzone degli EurythmicsThere Must Be an Angel (Playing with My Heart) è suonata da Wonder. Nel 1987 collaborò ancora con Michael Jackson, duettando con il cantante nel brano Just Good Friends, quinta traccia dell'album Bad. Lo stesso Jackson ha contraccambiato, duettando con Wonder nel brano Get It, contenuto nel suo album Characters, sempre nello stesso anno.
Fondamentale innovatore della musica nera,[2][26] icona del suono Motown,[2] nonché responsabile per aver distanziato il soul dalla sua componente blues,[4] Stevie Wonder si è caratterizzato per lo stile naïf, raffinato e ambizioso con elementi pop, jazz e funky.[4][27] I suoi brani, che hanno mostrato dagli anni settanta una cura sempre maggiore negli arrangiamenti,[4] sono accompagnati dalla strumentazione sinfonica ed elettronica,[2][4] nonché dalla voce dell'artista capace di spaziare da «tonalità calde e avvolgenti ad acrobazie aspre e pungenti».[4] Durante gli anni sessanta, periodo in cui già militava per la Motown, la sua musica era frenetica e grintosa[4] ma si è sempre più incentrata verso il formato della ballata[2] come confermeranno anche le uscite successive. Dal 1971, anno in cui iniziò a godere di maggiore libertà espressiva da parte della casa discografica di riferimento, Stevie Wonder rese il suo stile più esotico e lo arricchì con le tastiere elettroniche.[4] Segno di questa maturazione vi sono dapprima Music of My Mind (1972), che conferma per la prima volta le ambizioni dell'artista e introduce i sintetizzatori, poi con le uscite successive quali Talking Book (1972) e Innervisions (1973), che lo hanno coronato "re della black music".[2] Dopo Songs in the Key of Life (1976), citato fra i suoi capolavori,[27] la musica si è avvicinata a un formato più accessibile e pop.[2][4] Il nuovo decennio è stato inaugurato con Hotter than July (1980), più scarno e aggressivo dei predecessori,[2] e il seguente In Conversation Peace (1995) che cita il reggae e l'hip-hop.[4] Wonder viene anche inserito fra gli artisti "AM pop" e contemporary R&B da parte del sito AllMusic.[1]