Alle Olimpiadi di Berlino del 1936, la squadra italiana, pur soffrendo dell'infortunio occorso a Romeo Neri, si classificò al quinto posto. Guglielmetti fu dodicesimo nel concorso generale individuale, nono alle parallele, tredicesimo al volteggio, quattordicesimo agli anelli, ventesimo al cavallo e trentesimo alla sbarra[1]. Successivamente si confermò Campione italiano assoluto, nel concorso generale individuale, per quattro anni consecutivi (1937, 1938, 1939, 1940)[2], conquistando i titoli di specialità al volteggio, alla sbarra e alle parallele, nel 1939, mentre, nel 1940, confermò questi ultimi aggiungendovi la medaglia d'oro al cavallo[3].
Nel 1940, per gli eventi bellici, dovette rinunciare alla partecipazione ai Giochi della XII Olimpiade che potevano essere quelli della sua consacrazione, e anche a quelli di quattro anni dopo, per lo stesso motivo. Si rifece parzialmente aggiudicandosi i titoli italiani di specialità alle parallele, agli anelli e al volteggio, nel 1942; alle parallele nel 1946 e ancora alle parallele, al volteggio e al cavallo, nel 1947[3].
Guglielmetti fu, tuttavia nuovamente convocato per le Olimpiadi di Londra e, a quasi trentasette anni, partecipò per la terza volta, contribuendo al buon quinto posto della squadra Nazionale nel concorso a squadre e classificandosi nono alle parallele[1].
Riconoscimenti
Savino Guglielmetti è vissuto sino a novantaquattro anni, raccogliendo anche in tarda età i dovuti riconoscimenti per la sua eccezionale carriera. Nel 1998 è stato inserito nella hall of fame internazionale della ginnastica (International Gymnastics Hall of Fame)[4].
Nel 2006, subito dopo la sua scomparsa, la società di appartenenza - la Pro Patria - ha allestito per il suo più grande ginnasta un museo che raccoglie le coppe e i trofei delle sue numerose vittorie, in via Ovada 40, a Milano, presso la palestra del Centro Tecnico Federale di Ginnastica Artistica “Savino Guglielmetti”. Allo scultore Luigi Bennati è stato commissionato un busto bronzeo del campione olimpico[3].