La sala era la struttura organizzativa della piccola proprietà terriera creata durante le prime fasi del Regno longobardo in Italia.
Il nome deriva dal longobardosala, termine in realtà presente anche in altre lingue germaniche (francone) che in origine significava "costruzione con un solo grande vano"[1]. Successivamente è andato ad indicare la casa padronale della curtis, ovvero la casa per la raccolta delle derrate dovute al padrone[2]. Alle sale spettava infatti la riscossione della tertia, cioè del tributo pari a un terzo del raccolto, pretesa dall'aristocrazia dai contadini italici sottomessi, secondo uno schema consueto nei Regni latino-germanici.
Toponomastica
La diffusione delle sale ha lasciato consistenti tracce nell'odierna toponomastica italiana. Si deve tuttavia tener presente che, in senso lato, il termine significa semplicemente "casa di campagna"; in aggiunta, alcune località potrebbero avere un'etimologia ben più antica, derivando da una parola pre-latina che significa "canale, acquitrino".
I toponimi si distribuiscono prevalentemente nell'Italia settentrionale. Meno diffusi nel Meridione, ma non era così in passato, come testimoniato da una vasta raccolta di nomi di luogo storicamente attestati riportata nei Riflessi linguistici della dominazione longobarda nell'Italia mediana e meridionale di Francesco Sabatini[2].
^Da cui anche l'italianosala e i derivati salone, salotto ecc.; cfr. Nicola Zingarelli, Il nuovo Zingarelli. Vocabolario della lingua italiana, 11ª edizione, Milano, Zanichelli, 1984, p. 1678.
^abcdefghijklmnopqGiovan Battista Pellegrini, Toponomastica italiana. 10.000 nomi di città, paesi, frazioni, regioni, contrade, monti spiegati nella loro origine e storia, Milano, Hoepli, 1990, pp. 272-273.
^ Augusto Cusinato, Villici industrianti commercianti. Le radici storiche e culturali di una vicenda di sviluppo locale. Il caso di Bessica, villa dell'alto trevigiano, Milano, FrancoAngeli, 2003, p. 67, ISBN9788846444066.
Bibliografia
Adriano Cavanna, Fara, sala, arimannia nella storia di un vico longobardo, Milano, 1967
Jörg Jarnut, Storia dei Longobardi, traduzione di Paola Guglielmotti, Torino, Einaudi, 1995 [1982], ISBN88-06-13658-5.