Galbiate si trova su un pianoro situato alle pendici meridionali del monte Barro.[6] La parte nord-occidentale del territorio comunale si estende alle rive del lago di Annone.
Origini del nome
Il toponimo comprende la radice Gal, da attribuire probabilmente o alla presenza di Galli o all'espressione celticagala, ossia "roccia".[6]
Storia
Una campagna di scavo sul monte Barro ha riportato alla luce i resti di un complesso fortificato comprensivo di una corte, sei torrette e altri edifici più piccoli.[6] Anche se la datazione del complesso non è nota, già la Naturalis historia di Plinio il Vecchio riporta l'esistenza dell'insediamento orobico di Barra (o Parra).[6] La fortezza sarebbe stata successivamente riutilizzata dai longobardi.[6]
Nel 1450, durante le contese tra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia, il centro di Galbiate ospitava il castello dei De Ripa, i quali parteggiavano per i milanesi. Del castello sopravvive ancor'oggi una torre.[6]
Simboli
Il comune di Galbiate ha come simboli lo stemma e il gonfalone concessi con decreto del presidente della Repubblica del 3 giugno 1975.[7]
Stemma
«Di rosso, al gallo ardito su di una montagna di verde, caricata da un castello aperto del campo, torricellato di un pezzo centrale, merlato alla guelfa, il tutto al naturale. Ornamenti esteriori da comune.»
(D.P.R. 3 giugno 1975)
Gonfalone
«Drappo rosso riccamente ornato di ricami d'argento e caricato dello stemma comunale, con la iscrizione centrata in argento: Comune di Galbiate. Le parti di metallo ed i cordoni saranno argentati. L'asta verticale sarà ricoperta di velluto del colore del drappo con bullette argentate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma del Comune e sul gambo inciso il nome. Cravatta e nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d'argento completeranno il gonfalone.»
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture religiose
Chiesa incompiuta di San Michele
L'origine di questa chiesa, Chiesa incompiuta di San Michele, situata nella località di San Michele risale all'XI e X secolo in cui recenti studi ipotizzano la sua attribuzione iniziale a uno xenodochio (luogo di ricovero per viandanti di passaggio). La particolarità di questo edificio è la struttura perimetrale orfana del tetto. Viene utilizzata come sala parrocchiale e saltuariamente adibita a mostre ed esposizioni.[8]
Chiesa di San Nicola in Figina (o di San Sigismondo)
Dichiarata monumento nazionale nel 1912, la chiesa venne ingrandita nel XV secolo, al fine di poter meglio servire alle esigenze dei francescani che vivevano nel vicino convento.[6] A questo periodo risale una Madonna del Latte affrescata all'interno della chiesa.[6] La chiesa fu oggetto di rimaneggiamenti anche nei due secoli successivi.[10] Al Seicento sono riconducibili gli affreschi della cappella dedicata a san Francesco di Assisi, dipinti coevi dell'altarmaggiore.[6] Gli affeschi tardobarocchi del presbiterio sono invece databili agl'inizi del Settecento, secolo che si concluse con una provvisoria soppressione del convento (1798); la chiusura definitiva del convitto francescano avvenne nel 1810.[10] Tra gli affreschi settecenteschi collocati sulle pareti interne dell'edificio, un dipinto situato alla base destra dell'arco trionfale raffigura sant'Ambrogio[9] nell'atto di indicare la chiesa sul monte Barro come la località dove far portare una statua mariana.[10] Questa scultura, che la tradizione popolare vuole esser stata donata dallo stesso vescovo milanese, è tuttora conservata all'interno della chiesa.[6] Un leggendario miracolo legato a un tentato furto della statua è raffigurato nell'affresco alla base sinistra dell'arco di trionfo.[10]
Chiesa di San Giovanni Evangelista
Parrocchiale dal 1565, la chiesa, che si presenta con una facciata del XVIII secolo, risale al Quattrocento.[6] Il campanile venne invece eretto nel 1814.[6]
Al suo interno, la chiesa conserva uno Sposalizio della Vergine del Morazzone[6], una serie di dipinti su tela realizzati da Giovanni Battista Crespi[6] e un crocifisso in legno del XV secolo.[6][11] Su indicazione di Federico Borromeo, nel corso del Seicento il crocifisso fu spostato nell'attuale collocazione dall'arco trionfale dove era stato originariamente collocato.[11] Il Crocifisso si trova nell'omonima cappella laterale, situata sul lato destro e anticamente intitolata a sant'Ambrogio[11], il quale è raffigurato in un dipinto seicentesco situato nella cimasa dell'ancona che, anticamente, costituiva l'altare dedicato a questo santo.[12]
Altro
Oratorio di San Bernardino (XV secolo), in mattoni dello stesso colore evocato dalla nome della frazione in cui l'edificio si trova: La Rossa.[6]
Architetture civili
Villa Ballabio Bertarelli
Situato in località Castello[6], è l'edificio civile di maggior pregio di Galbiate. L'attuale fabbricato, le cui prime tracce risalgono al Seicento e Settecento legate alle famiglie dei Gariboldi e dei Villa, è il risultato di contributi diversi succedutisi all'inizio dell'Ottocento quando erano proprietari i banchieri milanesi Ballabio. L'esedra che fronteggia la villa è opera dell'architetto lecchese Giuseppe Bovara[6] mentre la meridiana, la fontana e gli affreschi che conferiscono l'attuale aspetto neo-barocchetto si devono a Piero Portaluppi quando la proprietà passò alla famiglia Bertarelli. Nell'ottobre 2003 la proprietà passò al comune, il Parco del Monte Barro acquistò il giardino storico di circa 7000 m², un'ala della dimora e la dipendenza di 635 m² di superficie utile in cui, dal 2006, ospita la sede centrale del "Centro Flora Autoctona della Regione Lombardia".[13]
Sala al Barro e Bartesate, ex comuni autonomi, divennero frazioni di Galbiate nel 1927, mentre Villa Vergano, anch'esso ex comune autonomo, divenne frazione di Galbiate nel 1937.