Nel 1972 dal suo mare furono riportati alla luce i due celebri Bronzi di Riace, capolavori assoluti dell'arte greca antica e oggi simbolo della Calabria magnogreca, che presero il nome dal paese. Dal Duemila Riace è divenuta famosa in tutto il mondo per il modello di accoglienza e di integrazione dei richiedenti asilo e dei rifugiati, messo in piedi dal sindaco Domenico Lucano, finito poi in burrascose vicende giudiziarie sulla gestione finanziaria del progetto di accoglienza, che si sono concluse con la sua assoluzione e la rielezione a primo cittadino.
Geografia fisica
Il territorio è percorso dai due torrenti, il Riace e il Guardia.
Origini del nome
Il nome deriverebbe dal greco-bizantino Ryaki, ossia "piccolo ruscello".[4]
Secondo alcune teorie, il toponimo potrebbe derivare da lingue del Medio Oriente, portate nell'estrema penisola italiana durante il terzo millennio prima di Cristo. Come Reggio e Roghudi, Riace avrebbe la sua radice nell'amarico ruha (respiro, vento) seguita da un suffisso indicativo di località (-ake, -adi). Riace potrebbe leggersi come "Ruha-ake" , il posto del vento. Strabone (Geografia VI, 7) spiega la denominazione di località vicine (il promontorio Zefirio, Capo Spartivento, e l'antico attributo di Locri, Epizefiria) con il frequente vento occidentale (zefiro) che caratterizza queste località, molto rilevante per un popolo di marinai.[5]
Storia
La prima attestazione
Il primo documento che parla dell'esistenza di Riace risale al 1562, in merito alla morte del riacese Cristoforo Crisostomo e della sua probabile proclamazione a santo[6].
La campana della Chiesa dell'Assunta riporta poi scritto: Hanc fundere fecit campanam Confraternitas s.mi Sacramenti, A.D. 1596[6].
In quei tempi, la città disponeva di una cinta muraria e di tre porte d'accesso: la Porta di Santa Caterina, la Porta di Sant'Anna e la Porta dell'Acqua.
Nei pressi della costa, a 8 km, fu edificata la Torre di Casamona, per prevenire le incursioni turche, di cui si attesta la presenza dal 1583[6]. Tale torre era composta da un cannone, da una terrazza merlata e proponeva due ampie stanze sovrapposte.[7] Rappresentava un importante presidio difensivo che, nel XVI secolo, era parte di una ''cellula'', compresa nel Codice Romano Carratelli. Faceva, quindi, parte di un unico nucleo di difesa, rappresentato da una serie di altre torri presenti sulla costa ionica, aventi lo scopo di sorvegliare e prevenire l'assalto turco e barbaresco proveniente da est.[8]
Tra XVII e XVIII secolo
Nel 1640 la comunità di Riace ammontava a 400 persone.
In questo periodo e fino al 1811 fece parte del regio demanio di Stilo, in qualità di suo casale, e ne seguì le vicende[6].
Nel 1756 si documentavano 1 001 persone presenti nel casale[6].
Nel 1773 nella zona costiera di Riace fu edificata la Cappella di San Biagio, oggi definita monumento nazionale[6].
Il terremoto del 1783, che sconvolse tutta la Calabria meridionale, causò a Riace un morto e 20 000 ducati di danni[6].
L'autonomia amministrativa
Dopo essere stato in gran parte ricostruito dal terremoto, Riace seguì le vicende inerenti lo scoppio della rivoluzione giacobina a Napoli: nel 1799, infatti, il generale francese Championnet, gran difensore della Repubblica partenopea, diede ai territori dell'ex-Regno borbonico un nuovo ordinamento amministrativo. Il paese calabrese si trovò così ad essere un comune indipendente, incluso nel cantone di Satriano. Fu però un'autonomia effimera, dato che i sanfedisti restaurarono poco dopo i Borbone sul trono. Riace dovette attendere la nuova cacciata di Ferdinando IV di Borbone e la messa sul trono di Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone, per vedere un nuovo e stabile riassetto amministrativo, attuato con la legge del 19 dicembre 1807, consecutiva all'eversione della feudalità dell'anno precedente. In base a ciò, Riace divenne un Luogo, aggregato al Governo di Stilo, mentre con la successiva legge amministrativa del 4 maggio 1811, promulgata dal nuovo re Gioacchino Murat, ebbe il rango di Comune e rimase sotto la giurisdizione di Stilo, ora divenuto sede di Circondario[9]. Questa suddivisione sarà mantenuta anche dopo la restaurazione borbonica e l'Unità d'Italia.
Il 16 agosto 1972 tre ragazzi riferirono a Stefano Mariottini (un giovane subacqueo dilettante romano) di aver visto sott'acqua, a ca. 200 m dalla costa, un braccio che spuntava dal fondo sabbioso.[senza fonte] Successivamente, il subacqueo romano si immerse nel mar Ionio, a 230 metri dalle coste di Riace Marina, rinvenendo, a otto metri di profondità, le statue dei due guerrieri che sarebbero diventate famose come i Bronzi di Riace.[10]
Per sollevare e recuperare i due capolavori, i Carabinieri del nucleo sommozzatori utilizzarono un pallone gonfiato con l'aria delle bombole. Il 21 agosto fu recuperata la statua B, mentre il giorno successivo toccò alla statua A (che ricadde sul fondo, prima d'essere portata al sicuro sulla spiaggia)[10].
È pubblicata la denuncia ufficiale depositata il 17 agosto 1972, con Protocollo n. 2232, presso la Soprintendenza alle antichità della Calabria a Reggio, in cui Stefano Mariottini: «…dichiara di aver trovato il giorno 16 c.m. durante una immersione subacquea a scopo di pesca, in località Riace, Km 130 circa sulla SS Nazionale ionica, alla distanza di circa trecento metri dal litorale e alla profondità di dieci metri circa, un gruppo di statue, presumibilmente di bronzo. Le due emergenti rappresentano delle figure maschili nude, l'una adagiata sul dorso, con viso ricoperto di barba fluente, a riccioli, a braccia aperte e con una gamba sopravanzata rispetto all'altra. L'altra statua risulta coricata su di un fianco con una gamba ripiegata e presenta sul braccio sinistro uno scudo. Le statue sono di colore bruno scuro salvo alcune parti più chiare, si conservano perfettamente, modellato pulito, privo di incrostazioni evidenti. Le dimensioni sono all'incirca di 180 cm».
la Chiesa Matrice o Chiesa di Santa Maria Assunta (a sinistra) e la Chiesa dello Spirito Santo (a destra).
Nonostante il paese abbia dato il nome alle due statue bronzee (due tra le cinque al mondo originali,fabbricate con questo materiale, giunte sino ad oggi), esse non vi rimasero a lungo: dopo un periodo di restauro a Firenze e una breve mostra a Roma, i due bronzi sono esposti al Museo Nazionale di Reggio Calabria, divenendo un vero e proprio brand regionale calabrese nel mondo[11].
Il Paese dell'accoglienza
Dal 2004 al 2018 la cittadina calabrese ottenne notorietà anche in ambito internazionale, in virtù del suo programma di accoglienza a rifugiati e migranti, promosso in particolar modo da Domenico Lucano, attivista eletto per tre volte sindaco di Riace. Il sistema di accoglienza in vigore nel comune nel corso di questi quindici anni, giornalisticamente definito modello Riace, si articolava in diverse azioni: adesione al sistema SPRAR, ottenimento di fondi regionali o mutui finalizzati alla ristrutturazione delle case dismesse, offerta di ospitalità a migranti e richiedenti asilo anche tramite il loro impiego in laboratori artigiani di tessitura, lavorazione del vetro e confettura.[12] Da segnalarsi anche la creazione dell'"euro di Riace", una moneta locale in tagli da 1, 2, 10, 20, 50 e 100 euro utilizzabile anche dai turisti.[13] Nel 2017 risultavano 550 migranti ospitati a Riace, ma è stato stimato che per la cittadina ne siano transitati almeno 6 000.[14]
Dall'ottobre 2017, la gestione dell'accoglienza fu oggetto di indagini giudiziarie a causa di alcuni illeciti[15][16], sfociate nell'arresto di Lucano e nella sua sospensione da sindaco, avvenute nell'ottobre 2018.[17][18] Il 30 settembre 2021 si è avuta la condanna in primo grado di ventitré persone, fra cui l'ex sindaco Lucano (tredici anni e due mesi di reclusione), ma l'11 ottobre 2023 la sentenza di appello vede la condanna ridotta a 1 anno e 6 mesi, con pena sospesa, limitatamente al reato di falso in atto pubblico, mentre lo vede assolto (con gli altri coimputati) o prescritto, per quanto concerne le altre accuse.[19]
Monumenti e luoghi d'interesse
• Palazzo Petrolo: una dimora storica settecentesca situata in Piazza del Carmine. Il portale ottocentesco in granito, d’accesso al palazzo, è inserito nel Catalogo dei Beni Culturali.
Secondo i dati ISTAT, al 31 dicembre 2017 i cittadini stranieri residenti a Riace erano 470, il 26,2% della popolazione. Le nazionalità maggiormente rappresentate erano:[21]
La cultura riacese è assai legata alla festa, celebrata i giorni del 25, 26 e 27 settembre, dei santi medici Cosma e Damiano. I devoti che vengono dai paesi limitrofi (e non solo) hanno l'usanza di raggiungere il santuario a piedi, come segno della loro fedeltà, e ringraziano ogni volta i santi con doni, canti e danze. Viene festeggiato anche il braccio di san Cosma, la seconda domenica di maggio.
Cultura
Riace Film Festival, manifestazione annuale cinematografica che si tiene i primi di agosto[22]
Media
Un paese di Calabria, documentario del 2016 incentrato sulla storia recente del comune.
All'interno della frazione di Riace Marina passa la SS 106 Ionica, dalla quale si dirama la SP94, che collega il paese di Riace con i vicini Comuni di Camini e di Stignano.
L'economia riacese si basa essenzialmente sull' agricoltura, con produzione di cereali, olive, uva da vino, cotone e agrumi, oltre che sull'allevamento bovino e avicolo. Vi è sviluppato anche un buon turismo estivo nella frazione di Riace Marina. Dagli anni Duemila, coincidenti con la sindacatura di Mimmo Lucano, il centro storico di Riace, che si stava spopolando a causa dell'emigrazione, ha vissuto una nuova stagione grazie ai progetti di accoglienza e integrazione dei migranti e dei richiedenti asilo, che hanno permesso il ripopolamento del borgo e l'apertura di nuove attività economiche (cooperative agricole e per lo smaltimento dei rifiuti) e laboratori artigianali (lavorazione del legno, del vetro e delle confetture).
^Eligendo Archivio - Comunali 23/04/1995, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali. URL consultato l'8 ottobre 2023.
^Eligendo Archivio - Comunali 13/06/1999, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali. URL consultato l'8 ottobre 2023.
^Eligendo Archivio - Comunali 12/06/2004, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali. URL consultato l'8 ottobre 2023.
^Eligendo Archivio - Comunali 07/06/2009, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali. URL consultato l'8 ottobre 2023.
^Eligendo Archivio - Comunali 25/05/2014, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali. URL consultato l'8 ottobre 2023.
^Eligendo Archivio - Comunali 26/05/2019, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali. URL consultato l'8 ottobre 2023.
Bibliografia
Chiara Sasso, Riace, Terra di accoglienza, Gruppo Abele, 2012, ISBN978-8865790250.
Antonio Rinaldi, Riace il paese dell'accoglienza. Un modello alternativo di integrazione, Imprimatur, 2016.
Tiziana Barillà, Mimì Capatosta. Mimmo Lucano e il modello Riace, Rubbettino Editore, 2017, ISBN978-88-6044-505-6.