Oltre ad alcuni studi di letteratura greca (legati al magistero torinese di Augusto Rostagni), pubblicò in quegli anni numerosi lavori di storia greca e romana, contribuendo ad importanti dibattiti storiografici, che lo videro precocemente contrapposto all'altro grande allievo di De Sanctis, Arnaldo Momigliano: così nel discutere sulle cause della seconda guerra punica, oppure sulla natura e il significato della libertà nella Grecia antica.
Sotto il fascismo
Il lavoro di ricerca era però condizionato dalla situazione politica. Già nel 1925 fu espulso dal Liceo Manzoni di Milano.
In contatto con il fecondo ambiente dell'Ufficio Studi della Banca Commerciale Italiana guidato dal cugino Antonello Gerbi (sotto la supervisione di Raffaele Mattioli), al giornalismo continuò a dedicarsi anche in patria, con recensioni, elzeviri, ritratti e articoli memoriali, nei quali riversò l'esperienza ricchissima di una vita.
Ancora pochi giorni prima della morte, rievocava in un'intervista su “La Stampa” il duello che nel 1915 aveva opposto il padre Claudio Treves a Benito Mussolini: "Non credo vi siano mai state due persone più antitetiche. Mio padre era fondamentalmente un uomo di cultura, odiava la demagogia, la retorica vana, il gonfiarsi le gote, insomma tutto ciò che caratterizza il cosiddetto 'villan rifatto'. Questo era precisamente Mussolini, il quale si faceva bello di una cultura che non aveva...".[4]
Riprese allora con più continuità anche la pubblicazione di lavori di argomento storico: di particolare rilievo le ricerche sul mito di Alessandro Magno e sul rapporto tra cultura e politica in età ellenistica (Euforione e la storia ellenistica).
Ampie energie dedicò allo studio di alcuni amati autori dell'Ottocento italiano: ne derivarono edizioni commentate di Carducci (Poesie scelte, Novara, Edizioni per il Club del libro, 1968), Pascoli (L'opera poetica, Firenze, Alinari, 1980), e degli Scritti Letterari di Carlo Cattaneo (2 voll., Firenze, Le Monnier, 1981).
Ma l'ambito al quale Treves si dedicò più di ogni altro, meritandosi fama di eruditissimo, fu la storia degli studi classici in Italia, di cui delineò la vicenda con taglio originale e attenzione anche a episodi e figure minori.
Stese numerose voci per il Dizionario Biografico degli Italiani, e pubblicò scritti sulla storia del Novecento, riuniti postumi in volume (Scritti novecenteschi).
Una testimonianza
Osserva Alberto Cavaglion, nell'introduzione agli Scritti novecenteschi:
«non fu uno storico del Novecento, anche se gli scritti raccolti in questo volume, peraltro tutti pubblicati dopo il 1945, documentano la vastità delle sue conoscenze, la finezza dei giudizi su personaggi ed eventi del XX secolo. Per quanto concerne l’emancipazione degli ebrei, per il tramite del socialismo paterno, Piero Treves percepì la possibilità che le leggi di eguaglianza offrivano agli ebrei: una speranza non puramente irenica e verbale, ma sorretta da un sano realismo, dalla convinzione che comunque si trattasse di conquista provvisoria, da difendere con le unghie e con i denti, nell’eventualità, non remota, che alle vecchie “interdizioni israelitiche” ne subentrassero, prima o poi, delle nuove»
Gli ultimi anni
Attivo sino alla fine nonostante le complicazioni della malattia di Parkinson, Treves curò personalmente l'allestimento di due raccolte di studi, uscite nel 1992 (Ottocento italiano fra il nuovo e l'antico; Tradizione classica e rinnovamento della storiografia).
Nel 2011 ha visto la luce per i tipi di Nino Aragno Editore una scelta di scritti di storiografia classica (Le piace Tacito?), compresa l'importante prolusione triestina su Cento anni di storie della storia greca.
Le piace Tacito? Ritratti di storici antichi, a cura di Carlo Franco, Torino, Aragno, 2011.
Note
^Paolo Treves, Quel che ci ha fatto Mussolini, Torino, Einaudi, 1945.
^A. Amico, «Piero mio» – «mio caro, caro maestro»: un rapporto sull’orlo dell’abisso. Uno sguardo al carteggio tra Gaetano De Sanctis e Piero Treves, Rationes Rerum, 2018.
^testimonianza di Paolo Treves in Quel che ci ha fatto Mussolini, Torino, Einaudi, 1945.
^Piero Treves, Ma perché quel giorno non infilzò Mussolini?, La Stampa, 30 giugno 1992, pag.19 = Piero Treves, Scritti novecenteschi, Bologna, Il Mulino, 2006, pp. 182-184.
^I libri di Piero Treves; catalogo a cura di Annamaria Trama e Maurizio Tarantino; con una presentazione di Marcello Gigante, Napoli, nella sede dell'Istituto, 1998.
Piero Treves dal 1930 al 1996, a cura di C. Franco, Napoli, Enchiridion I.U.O., 1998. Una bibliografia aggiornata degli scritti compare, sempra a cura di C.Franco, in Piero Treves tra storia ellenistica e storia della cultura, a cura di Anna Magnetto, Pisa, Edizioni della Normale, 2021, pp. 223-307).
Roberto Pertici, Piero Treves storico di tradizione, in “Rivista Storica Italiana”, a. CVI 1994, pp. 651–734 (= R. Pertici, Storici italiani del Novecento, Roma, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, 1999, pp. 199–257, con un'appendice su Treves in Inghilterra 1938-1955: un osservatore politico, pp. 259–64). Importante inquadramento storico-critico, con ampia bibliografia.
C. Franco, Piero Treves: tradizione italiana e cultura europea, in "Storiografia" a. XVI, 2010, pp. 23-54.
Piero Treves tra storia ellenistica e storia della cultura, a cura di Anna Magnetto, con la collaborazione di Davide Amendola, Pisa, Edizioni della Normale, 2021, pp. ix-361.