La base idronimica è *-auf[4][5] oppure un più antico *oudh, col significato di ‘ricco, abbondante’ e assegnato a un ambito linguistico risalente al "paleoeuropeo", con successiva evoluzione dh > f (come in buona parte dell'area italica).[6] Rohlfs lo assegna al sostrato osco.[7]
Storia
Nell'Italia antica il fiume Ofanto fu conosciuto con il nome di Aufidus ed è celebre per vari motivi: nei pressi dell'Aufidus fu combattuta la battaglia di Canne; fu celebrato più volte nelle sue liriche da Quinto Orazio Flacco. Lungo il corso di questo fiume sorgevano antiche città che furono protagoniste di molti eventi storici importanti, possiamo citarne alcune: Compsa (attuale Conza della Campania), Canusium (attuale Canosa di Puglia), la rocca di Canne (dove fu combattuta una sanguinosa battaglia[8]), e Venusia (l'odierna Venosa).
Una delle prime citazioni storiografiche del fiume Aufidus è riportata da Polibio. Lo storico greco menziona il fiume riportando gli eventi che caratterizzarono la battaglia di Canne.
Lucio Emilio il giorno seguente, non approvando la risoluzione di combattere, né però potendo di là ritirare l'esercito, con le due parti delle truppe si accampò in riva al fiume Aufidus, il quale è l'unico fiume che attraversa l'Appennino (in greco «εἰς δὲ τὴν ἐπαύριον ὁ Λεύκιος οὔτε μάχεσθαι κρίνων οὔτε μὴν ἀπάγειν ἀσφαλῶς τὴν στρατιὰν ἔτι δυνάμενος τοῖς μὲν δυσὶ μέρεσι κατεστρατοπέδευσε παρὰ τὸν Αὔφιδον καλούμενον ποταμόν, ὃς μόνος διαρρεῖ τὸν Ἀπεννῖνον»).[9]
Il paragrafo poi continua con un particolare importante, infatti, l'Aufidus risulta essere l'unico fiume del Mezzogiorno che ha le sorgenti sul lato tirrenico degli Appennini:
Quella catena di monti [gli Appennini] che forma uno spartiacque di tutti i fiumi italiani che scorrono da ovest al Tirreno o da est all'Adriatico. Questa catena è attraversata dall'Aufidus, che nasce nel versante vicino al Tirreno, e sfocia nell'Adriatico (in greco «τοῦτο δ᾽ ἔστιν ὄρος συνεχές, ὃ διείργει πάσας τὰς κατὰ τὴν Ἰταλίαν ῥύσεις, τὰς μὲν εἰς τὸ Τυρρηνικὸν πέλαγος, τὰς δ᾽ εἰς τὸν Ἀδρίαν: δι᾽ οὗ ῥέοντα συμβαίνει τὸν Αὔφιδον τὰς μὲν πηγὰς ἔχειν ἐν τοῖς πρὸς τὸ Τυρρηνικὸν κλίμασι τῆς Ἰταλίας, ποιεῖσθαι δὲ τὴν ἐκβολὴν εἰς τὸν Ἀδρίαν — τῷ δὲ τρίτῳ πέραν»).[9]
Da Barium al fiume Aufidus, lungo il quale i Canusiti hanno stabilito il loro emporio, ci sono 400 stadi. Risalendo il fiume, l'emporio si trova a 90 stadi (in greco «ἐκ δὲ Βαρίου πρὸς τὸν ποταμὸν Αὔφιδον, ἐφ᾽ ᾧ τὸ ἐμπόριον τῶν Κανυσιτῶν, τετρακόσιοι: ὁ δ᾽ ἀνάπλους ἐπὶ τὸ ἐμπόριον ἐνενήκοντα»).[10]
Anche Orazio menzionò più volte l'Aufidus e lo celebrò come il fiume presso il quale egli era nato:
Ne forte credas interitura quae / longe sonantem natus ad Aufidum / non ante volgatas per artis / verba loquor socianda chordis.[11]
Il fiume viene nominato anche nel poema epico di Publio Virgilio Marone la famosa Eneide (libro XI, verso 405); durante la guerra che contrappone Enea e i suoi compagni ai popoli indigeni, all'arrivo dei Troiani esuli sulle coste dell'Italia:
...dal mar se ne torna per paura l'Àufido indietro.[12]
«Sic tauriformis voluitur Aufidus, qui regna Dauni praefluit Apuli, cum saeuit horrendamque cultis diluuiem meditatur agris, ut barbarorum Claudius agmina ferrata uasto diruit impetu»
(IT)
«Così irrompe l'Ofanto tauriforme, che attraversa i regni dell'Apulo Dauno, quando inferocisce e trama un'orrenda alluvione sui campi coltivati, come Claudio abbatté con impeto tremendo le schiere dei barbari coperte di ferro»
L'Alto Ofanto attraversa un territorio con una intrinseca fragilità geologica, con frequenti fenomeni di dissesto idrogeologico e forte grado di sismicità, inoltre, interessante è anche l'andamento pluviometrico: si registra una piovosità media pari a 790 mm annui, con punte di 1 100-1 200 mm. Il Medio Ofanto è la parte che lambisce il Vulture e il Subappennino dauno. Il Basso Ofanto si presenta diverso geologicamente ed è caratterizzato da una minore piovosità (pari a circa la metà di quella che si registra nella parte irpina del fiume), tipica della Puglia.
L'Ofanto ha un regime marcatamente torrentizio con piene notevoli in autunno e inverno per le precipitazioni e magre notevolissime in estate. A dispetto poi della notevole lunghezza ed estensione di bacino la sua portata media alla foce è abbastanza scarsa (circa 15 metri cubi al secondo)[13].
Bacino e affluenti
Il bacino idrografico dell'Ofanto occupa un'area di 2 764 km²[2] risultando così uno dei più estesi del Mezzogiorno. In esso abitano 422 423 persone.
Oltre al corso principale del fiume comprende anche svariati affluenti tra i quali ricordiamo:
All'interno del bacino dell'Ofanto sono presenti alcuni invasi idrici indispensabili per la popolazione e per l'economia a causa della scarsità d'acqua soprattutto nelle zone delle Murge.
Questi invasi hanno ridotto notevolmente la portata d'acqua del fiume, non più ricca e abbondante come quella di un tempo, ma garantisco soprattutto nella stagione estiva una adeguata capacità idrica alla Puglia.
I Comuni attraversati, lambiti o interessati dal fiume partecipano alle Ofantiadi, manifestazione sportiva multidisciplinare.
Inoltre, è anche intitolata con nome omonimo la vicina coppia di aree di servizio sulla autostrada A16 nei pressi di Cerignola, comune attraversato anche dal fiume.
La fauna ittica del fiume Ofanto non è dissimile da quella di tutti i principali fiumi irpini. Si trovano principalmente le seguenti specie di pesci autoctone: la trota fario (Salmo trutta), l'anguilla (Anguilla anguilla), la tinca (Tinca tinca) e il cavedano italico (Squalius squalus).
^Giovanni Alessio, Āpulia et Calabria nel quadro della toponomastica mediterranea, in Atti e memorie del VII Congresso Internazionale di Scienze Onomastiche (Firenze-Pisa, 4-8 aprile 1961), I: toponomastica, Firenze, 1962, p. 71, SBNIT\ICCU\SBL\0144351.
^Gerhard Rohlfs, Dizionario toponomastico e onomastico della Calabria: Prontuario filologico-geografico della Calabria, Ravenna, Longo, 1974, pp. 543-545, SBNIT\ICCU\SBL\0599146.