Memorial (Мемориал in russo) è un'associazione che ha sede a Mosca ed opera nelle ex Repubbliche dell'Unione Sovietica. Fondata nel 1989, rappresenta la più importante organizzazione di denuncia dei crimini del regime sovietico, svolgendo una funzione fondamentale sia sul piano della ricerca storica sia come centro impegnato attivamente nella difesa dei diritti umani.
L'associazione ha una sede anche in Italia, aperta il 20 aprile 2004.[1]
Nel 2021 la Corte Suprema russa ne decreta lo scioglimento dopo che dal 2016 era classificata come "agente straniero".[2]
La creazione di Memorial fu una risposta alla crescente consapevolezza pubblica degli abusi storici all'interno dell'Unione Sovietica durante gli anni '80, nonché alla preoccupazione per i diritti umani di quegli stessi anni.[senza fonte] Ciò avvenne nel contesto della perestrojka (ristrutturazione) e della glasnost' (trasparenza), politiche perseguite dal presidente Gorbačëv (1985-1991) che portarono ad una maggiore apertura del governo verso la società civile. Una precedente dichiarazione degli obiettivi poi perseguiti da Memorial fu fatta dai dissidenti dell'era Brežnev (1964-1982) nel febbraio 1974, in seguito all'espulsione dall'URSS dello scrittore dissidente Aleksandr Solženicyn.[16] Essi chiesero la pubblicazione in URSS del libro Arcipelago Gulag di Solženicyn, l'apertura di tutti gli archivi della polizia segreta relativi al passato e l'insediamento di un tribunale internazionale per giudicare i crimini della polizia segreta sovietica.
Alcuni di questi obiettivi divennero realizzabili alla fine degli anni 1980, quando diversi attivisti come Lev Ponomarëv, Jurij Samodurov, Vjačeslav Igrunov, Dmitrij Leonov e Arsenij Roginskij proposero di commemorare le vittime dello stalinismo attraverso la creazione di un monumento, un museo, un archivio e una biblioteca.
Con l'avvento di Vladimir Putin alla Presidenza della Russia (2000), l'atteggiamento delle autorità verso Memorial si è fatto repressivo ed è stata ostacolata la sua attività.[17]
Il 28 dicembre 2021 la Corte Suprema della Russia ha ordinato a Memorial International di cessare l'attività (per violazione della legge sugli agenti stranieri)[18][19], con una decisione di cui la Corte europea dei diritti dell'uomo ha chiesto la sospensione in via interinale[20].
La vera ragione della chiusura di Memorial è emersa dalle dichiarazioni rese dall’ufficio del procuratore generale di Mosca, secondo cui l’associazione avrebbe «creato una falsa immagine dell’Unione sovietica come Stato terrorista», denigrando «la memoria della seconda guerra mondiale» e «gli organi di potere»[21].
Jan Račinskij, che presiedeva l'organizzazione al momento del riconoscimento del massimo premio Nobel, ha rivelato il 10 dicembre 2022 che le autorità russe lo hanno invitato a non ritirare il premio[22].
Proteggi le mie parole (2022), a cura di Sergej Bondarenko e Giulia De Florio.
Finanziamenti
Memorial, secondo i suoi dipendenti, non riceve finanziamenti governativi ed esiste grazie a donazioni derivate da sponsorizzazioni, attività editoriali e commerciali, nonché entrate da titoli, ecc. Durante la presidenza di Boris El'cin, nel Paese non esistevano meccanismi per sponsorizzare le organizzazioni per i diritti umani. Il primo tra gli sponsor stranieri della società è stata la George Soros Foundation, seguita dalla Charitable Foundation for Cultural Initiatives (Mikhail Prokhorov Foundation), la Dmitry Zimin's Dynasty Foundation for Non-Profit Programs, l'Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale e l'Università di Oxford.[26][27]
Le fonti di finanziamento erano precedentemente indicate sul sito web dell'organizzazione nella sezione "I nostri partner e donatori":[28]
Fondo globale per la prevenzione dei conflitti (ambasciata britannica);
Movimento «Dignità Civile» (Движение «Гражданское достоинство»);
Istituto per le questioni della società civile (Институт проблем гражданского общества);
Front Line Defenders.
Nell'ultimo rapporto annuale di "Memorial" per il 2020[29], le seguenti organizzazioni sono menzionate tra partner e donatori: Commissione europea, Amnesty International, Human Rights Watch, Federazione internazionale per i diritti umani, Comitato Helsinki norvegese, Partenariato internazionale per i diritti umani, Oak Foundation, Civil Rights Defenders, UNCHR, nonché ambasciate e consolati di Germania, Gran Bretagna, Francia, Paesi Bassi, Svezia, Norvegia, Corea del sud.
^ Zoja Svetova, Gli innocenti saranno colpevoli. Appunti di un idealista. La giustizia ingiusta nella Russia di Putin, a cura di Vittoria Massimiani, traduzione di Vittoria Massimiani, Roma, Castelvecchi, 2019.