Nacque a Venezia il 6 febbraio 1900. Due anni dopo la famiglia si trasferì ad Ancona, dove lui visse quasi tutta la sua adolescenza. Appassionato di pittura sin da piccolo, appena maggiorenne, abbandonò gli studi per coltivare il suo talento, trasferendosi presso l'Accademia di belle arti di Urbino, che frequentò come uditore esterno. Nel 1921 tornò ad Ancona, dove ebbe modo di conoscere alcuni membri del giornaleL'Ordine Nuovo che gli pubblicarono alcune vignette. Due anni dopo incominciò a frequentare i corsi di Urbano Polverini e dopo pochi anni su consiglio di un amico, si trasferì a Roma, per realizzare alcuni set cinematografici.
Soggiorno a Milano
Nel 1926, si trasferì a Milano, ancora in precarie condizioni, e incominciò l'attività di paesaggista. I protagonisti delle sue opere furono per lo più le campagne del posto, che lui amava definire "paludi" e alcuni personaggi di Milano, che dipinse in forma futurista. L'anno successivo conobbe un mercante d'arte che gli fornì vitto e alloggio in cambio di alcuni dipinti su commissione. Durante il biennio 1928-1929, partecipò a svariate mostre, tra cui quella al Teatro degli Arcimboldi, insieme con artisti quali Aligi Sassu e Gian Emilio Malerba, di cui diventò grande amico. In questo periodo subì una forte influenza anche il suo modo di dipingere: sperimentò infatti il ritratto e la caricatura.
Nel 1934 conobbe la pianista Army Gallieni, con cui incominciò un periodo di convivenza.
Seconda guerra mondiale
Allo scoppio della seconda guerra mondiale, realizzò una mostra a La Permanente di Milano e successivamente partì per Savona, dove espose una seconda volta. Nel 1940 morì la compagna ed egli venne licenziato dal servizio militare a causa di una frattura.
L'anno successivo incominciò a lavorare per i conti Castelbarco Erba, che gli misero a disposizione l'ultimo piano del loro palazzo in via Solferino, con un bellissimo giardino d'inverno, adibito a studio pittorico. Nel 1943, in pieno conflitto, lo studio venne colpito dai bombardamenti. In questo anno sposò Vittoria Pezzoli dalla quale ebbe una figlia, Giuliana (1944), che seguirà le orme del padre come pittrice.
Dopoguerra
Nel 1947 partecipò all'esposizione artistica annuale di Cernobbio. Nei due anni successivi, espose alla galleria Molteni e al Circolo Zenit. Il 1950 è l'anno della definitiva residenza a Milano, portandovi con sé anche la famiglia e, soprattutto, lo studio di una nuova forma d'arte. I primi anni cinquanta lo videro continuamente tormentato e depresso. Nel 1951, infatti, la moglie venne ricoverata in sanatorio poiché ammalata di tubercolosi. Nonostante il non felice periodo, riuscì comunque a svolgere altre mostre, implementando in esse quella che era la sua nuova tecnica pittorica. Essa consisteva nell'imprimere la carta o la tela con macchie di colore, ricavando da queste macchie i volti e le forme dei suoi soggetti. Questo suscitò molto interesse in molti giornali dell'epoca che ne diedero immediata notizia, dedicandogli intere testate, attraverso articoli e immagini.
Nel 1955 guarita la moglie, ritornò ad Ancona, dove espose alla galleria Puccini e alla vetrina d'arte.
Nel 1957 fu la volta di altre due mostre, a Seregno, presso Palazzo Mariani, e a Busto Arsizio.
Anni Sessanta e Settanta
Gli anni sessanta furono caratterizzati da altre mostre collettive e personali. Nel 1961 viene invitato al salone degli Indipendenti di Parigi dove inviò 2 opere surrealiste. Il critico d'arte parigino Armand Nacache gli dedicò alcuni scritti, lodandone la tecnica, lo stile innovativo e soprattutto la finezza cromatica e la spiritualità. Nel 1962 espose alla Galleria Mazzini di Verona con ottimo successo. Qui trascorse alcuni mesi ed ebbe modo di frequentare alcuni ambienti culturali della bella città e di realizzare nuove amicizie. Nel 1966 realizzo una bella mostra all'Istituto Europeo di Storia dell'Arte di Milano, gestito da Gabriele Mandel, che ne curò personalmente la presentazione critica. Nel 1967 fu invitato a esporre alla Galleria Il Giorno di Milano (appartenente al giornale Il Giorno) con un buon successo di critica e di pubblico. Agli inizi degli anni settanta il Comune di Milano gli allestì una personale presso la Villa Reale di Monza, che gli garantì un enorme successo.
Malattia e morte
Affetto da anni di depressione, col passare degli anni incominciò a dipingere sempre di meno. Nel 1977 fece l'ultima mostra all'Arte Club di Piazza della Repubblica. Gli ultimi anni furono caratterizzati dal suo convinto rifiuto di cure. Si spense il 19 gennaio 1984 a Milano.