Le prime notizie riguardo alla carriera artistica di Bramer sono relative al suo soggiorno in Francia ed in Italia, che iniziò nel 1614[1] e terminò nel 1628[2]. In Francia visitò Arras, Amiens, Parigi, Aix-en-Provence e Marsiglia. Mentre si trovava ad Aix-en-Provence, contribuì con un disegno ed una composizione poetica, datati 15 febbraio 1616, all'Album Amicorum del compatriota Wybrand de Geest[1]. Questo disegno, la sua prima opera conosciuta, consiste in un paesaggio con tre figure, che presenta similarità con le opere di Adriaen van de Venne. Per questo motivo quest'ultimo fu considerato maestro di Bramer, anche se ciò è piuttosto improbabile per motivi anagrafici. Inoltre Bramer è stato considerato erroneamente un seguace di Rembrandt[1].
Dipinse soprattutto quadri di genere e soggetti storici. Attinse a una gran varietà di influenze per i suoi più caratteristici dipinti, piccole scene notturne con vividi effetti luminosi[2], spesso determinati dalla luce di candele[3], tanto da guadagnarsi la reputazione di artista indipendente e difficilmente classificabile[2].
Utilizzava la matita in modo lieve ed espressivo ed il colore in modo peculiare, distendendolo in uno strato sottile tanto da ricoprire appena il pannello, particolarmente per le parti in ombra e i marroni. Così riusciva a dare ai suoi dipinti una notevole trasparenza. Aveva buone capacità di gestione del chiaroscuro e colorava in modo brillante e vivace, in particolare nei vasi, che amava introdurre in ogni soggetto che lo consentisse e tratteggiare con un fine rilievo[4]. Tra le sue opere migliori vi sono: La resurrezione di Lazzaro, che presenta un buon utilizzo del chiaroscuro, San Pietro che rinnega Gesù, Piramo e Tisbe, una piccola pittura su rame[4].
Durante il suo soggiorno romano, ebbe modo di lavorare per Agostino Tassi, che si occupava di pittura illusionistica, e ne subì l'influenza, tanto che alcune sue opere sono state alternativamente attribuite anche al Tassi, in particolare vedute del mare in tempesta[2].
Bramer fu anche uno dei pochi pittori olandesi a dipingere a fresco nei Paesi Bassi, in particolare decorò parecchi soffitti, ma queste sue opere non sopravvissero nel medio termine[2].
Fu uno degli artisti a cui Frederik Hendrik commissionò le decorazioni per il suo casino di caccia a Honselaarsdijk e ricevette anche molte altre importanti commissioni[2]. In Italia lavorò per il Principe Mario Farnese, in patria oltre che dal Principe d'Orange, ricevette commissioni dal Conte di Nassau ed altri esponenti della nobiltà[5], ma anche da locali borgomastri ed assessori[6].
Nel 1629 entrò a fa parte della Corporazione di San Luca di Delft e ne fu ripetutamente a capo. Ricoprì anche il ruolo di sergente nella Guardia Civica ed acquisì il contratto per il mantenimento dei dipinti nell'edificio del Doelen (Guardia Civica). Affrescò il Prinsenhof di Delft[6].
Molti dei lavori di Bramer datati a partire dal 1640, raffigurano figure più grandi in scala rispetto ai precedenti. Questo fatto riflette la sua attività di pittore muralista a corte e l'influenza esercitata su di lui da Gerard van Honthorst e da altri pittori caravaggisti, inclusi i seguaci di Delft, Willem van Vliet e Christiaen Couwenbergh[2].
Parecchi suoi schizzi eseguiti tra il 1642 ed il 1654 e relativi a dipinti delle collezioni di Delft furono raccolti nel famoso Album Bramer, conservato a Leida[6].
^ Anna Caputi, Raffaello Causa, Raffaele Mormone (a cura di), La Galleria dell'Accademia di Belle Arti in Napoli, Napoli, Banco di Napoli, 1971, p. 102, SBNNAP0178087.
Matthew Pilkington, Johann Heinrich Füssli, A Dictionary of Painters: from the revival of the art to the present period, Londra, 1805, pag.77
Haldane Macfall, A History of Painting: The Dutch Genius part five, 2004, pag.142
Shearjashub Spooner, A biographical history of the fine arts, or, Memoirs of the lives and works of eminent painters, engravers, sculptors and architects, J.W.Bouton, New York, 1865, pag.1088