CAESAR, un elefante (simbolo di Cesare) avanza verso destra e calpesta un serpente;
Sono rappresentati alcuni oggetti come un simpulum (attingitoio), un aspergillum (rametto di alloro o ulivo), una securis (scure) ed un apex (copricapo).
La Legio V Alaudae, nota anche come V Gallica o semplicemente V, fu una legione romana, creata da Giulio Cesare nel 52 a.C., composta da nativi della Gallia Transalpina. Il soprannome Alaudae (“allodole”) deriva dall'alta cresta, tipica dei guerrieri Galli, che decorava gli elmi dei legionari. La stessa parola usata in francese per indicare l'allodola (alouette) deriva dal latino alaudae, a sua volta un prestito dalla lingua dei Galli.
La V Alaudae o V Gallica di Cesare, fu la prima legione romana composta da soldati provinciali, arruolati tra i nativi della Gallia transalpina. Inizialmente Cesare pagò i legionari con i suoi averi, ma la legione fu poi riconosciuta dal Senato romano. Prima di venire trasferita in Spagna,[4] la V Alaudae partecipò alle guerre galliche fino al 49 a.C., dando prova di essere una delle legioni più coraggiose di Cesare. Si racconta, infatti, che nel corso della battaglia di Tapso nel 46 a.C.,[2] dopo aver sostenuto e respinto con grande coraggio una carica di grandi pachidermi africani, alla stessa fu dato come simbolo, proprio l'elefante.[5]
La V Alaudae si trovava in Italia al momento della morte di Cesare ed era previsto il suo scioglimento; dopo il cesaricidioMarco Antonio la radunò lungo la via Appia e si congiunse con altre due legioni provenienti dalla Macedonia per prendere parte, agli ordini del luogotenente di Cesare, alla Guerra di Modena. La V Alaudae divenne la formazione più affidabile di Marco Antonio e si distinse nella battaglia del 21 aprile 43 a.C.; successivamente venne trasferita in Grecia e prese parte alla battaglia di Filippi contro i cesaricidi e alle campagne di Antonio in Oriente fino al 31 a.C.; probabilmente, partecipò anche alla battaglia di Azio. Dopo il suicidio di Antonio, la legione entrò a far parte dell'esercito di Augusto (30 a.C.).