La legio XXV di Cesare era un'unità militare romana di epoca tardo repubblicana, la cui origine è da collegarsi all'inizio della guerra civile, quando venne costituita da emissari di Gaio Giulio Cesare (inizi del 49 a.C.).[2] È una delle cinque legioni, insieme alle legio XXVI, XXVIII, XXIX e XXX arruolate tra i cittadini italici. Una tra queste legioni sarebbe stata rinominata in seguito Legio Martia come sostiene lo studioso britannico Lawrence Keppie.[5]
Storia
La sua formazione è da collegarsi allo scoppio della guerra civile. Venne formata da emissari di Cesare con cittadini romani inquadrati da esperti soldati delle legioni che avevano combattuto in Gallia.[6]
Questa formazione sembra sia stata costituita interamente da cittadini Marsi che erano considerati valorosi e combattivi guerrieri. Giulio Cesare l'avrebbe ribattezzata Legio Martia, sia per la sua provenienza sia per il coraggio dimostrato in battaglia.[5] Il nome dei Marsi e della loro terra Marsia indica appunto l'appartenenza a Marte Dio della Guerra, nome dato dai Romani a questo popolo, gli italici mai conquistati, l'unico insediamento romano che si affacciava alle terre della Marsia è stato Alba Fucens nel 304/303 a.C.
La legio Martia servì Cesare fino alle idi di marzo. Fu probabilmente una di quelle legioni che parteciparono sotto uno dei legati di Cesare, Gaio Trebonio, all'assedio di Marsiglia (19 aprile - 6 settembre del 49 a.C.). In seguito partecipò anche alla campagna in Africa di Cesare ed alla vittoriosa battaglia di Tapso.[1][3][4]
Dopo la morte del dittatore (15 marzo del 44 a.C.), fu assegnata a Marco Antonio.[1]
È possibile che poco dopo abbia disertato per passare dalla parte di Ottaviano. Sappiamo inoltre che nella guerra di Modena la legio Martia, con la quale la legio XXVI potrebbe identificarsi,[1] si distinse per tenacia e valore nella battaglia di Forum Gallorum; successivamente rimase in gran parte distrutta nell'affondamento delle navi che la stavano trasportando in Grecia per combattere contro i cesaricidi.[5]
Note
- ^ a b c d e f g h i Gonzalez 2003, p. 425.
- ^ a b Parker 1928, p. 59.
- ^ a b Bellum Africum, 60.
- ^ a b Parker 1928, pp. 60 e 67; Keppie 1998, pp. 111 e 200.
- ^ a b c Keppie 2000, p. 71; Keppie 1998, p. 201.
- ^ Cesare, De Bello civili, I, 11 e 87; AE 1931, 95; Keppie 1998, pp. 104-105; Parker 1928, p. 59.
Bibliografia
- Fonti antiche
- (LA) Ottaviano Augusto, Res gestae divi Augusti. (testo latino e traduzione inglese ).
- (GRC) Appiano di Alessandria, Historia Romana (Ῥωμαϊκά), libro V. (traduzione inglese Archiviato il 20 novembre 2015 in Internet Archive.).
- (LA) Cesare, Commentarii de bello Gallico, libri VII-VIII. (testo latino e versione italiana del Progetto Ovidio oppure qui).
- (LA) Cesare, Commentarii de bello civili, libri I-III. (testo latino e versione italiana del Progetto Ovidio).
- (GRC) Plutarco, Vite parallele, Vita di Cesare e Vita di Pompeo. (testo greco e traduzione inglese).
- (LA) Pseudo-Cesare, Bellum Alexandrinum.
- (LA) Svetonio, De vita Caesarum libri VIII, Cesare. (testo latino e traduzione italiana).
- Fonti storiografiche moderne
- T.A.Dodge, Caesar, New York, 1989-1997.
- J.R.Gonzalez, Historia del las legiones romanas, Madrid, 2003.
- L.Keppie, The making of the roman army, Oklahoma, 1998.
- L.Keppie, Legiones and veterans: Roman Army papers 1971-2000, Stuttgart, Franz Steiner, 2000.
- H.Parker, Roman legions, Cambridge, 1928.
- (DE) Lemma Wikisource in tedesco, E.Ritterling, in Paulys Realencyclopädie der Classischen Altertumswissenschaft, vol. I-II, Stoccarda, 1893 segg., col. –Legio.