I Barigozzi erano una famiglia di origine veronese specializzata nella fusione di campane in bronzo. La fonderia fu attiva dall'inizio del XIX secolo alla fine del XX dominando il mercato della fusione di campane sul territorio italiano e straniero.
Ermanno e Prospero, figli del capostipite Domenico che aveva un laboratorio presso Villafranca, cominciarono la attività fusoria gettando in bronzo cinque campane per il Santuario della Bozzola, a pochi chilometri della fonderia di Garlasco (PV) e nel 1841, un concerto di tre campane presso il Santuario della Beata Vergine del Boschetto di Dorno (PV); dopodiché cominciarono a sperimentare varie sagome, tra cui quella definita ultraleggera, capace di arrivare a fondere campane gravi[3] con poco peso rispetto alle altre fonderie, facendo quindi risparmiare ai committenti parecchi soldi. Il risultato sonoro scadente portò gli eredi della fonderia, nel frattempo trasferitasi a Milano, a progettare una nuova sagoma. La succursale di Locarno (Canton Ticino) si aggregò a quella di Milano, e nel capoluogo meneghino venne sperimentata la sagoma che regalò diversi concerti-capolavoro a tutta la Lombardia. Tra di essi i concerti di Rho (santuario), Corbetta, Vedano Olona (VA), Colnago di Cornate d'Adda, Chiasso, Morbio Inferiore, Paderno Dugnano, Carate Brianza, Sartirana Briantea (santuario).
Dopo la seconda guerra mondiale l’attività riprese con la produzione di campane per le missioni religiose in diversi paesi del mondo (Congo, Somalia, Kenya, Rodesia, India, Birmania, Giappone).
La fonderia, chiusa ufficialmente nel 1975, continuò a fondere sporadiche campane in subappalto presso la ditta di Roberto Mazzola in Valduggia (VC), con le sagome disegnate da Gian Luigi Barigozzi.