Milanese di nascita, spese la maggior parte della propria carriera professionale a Napoli, dove sotto il regno di Ferdinando II di Borbone e negli anni successivi realizzò una serie di opere che tuttora caratterizzano il tessuto urbano della città.
Oltre all'attività quale architetto, l'opera di Alvino è stata fondamentale nel dettare l'assetto urbanistico della città, realizzando l'importante asse viario denominato Corso Maria Teresa (oggi corso Vittorio Emanuele) tra il 1852 e il 1860; ridisegnando il quartiere di Santa Lucia (1862) e la Villa Comunale di Napoli, per la quale realizzò la Cassa Armonica.
con alcuni collaboratori, partecipò alla sistemazione della villa Reale, detta poi "nazionale", e oggi comunale, con numerosi progetti che ne prevedevano il ridisegno con la correlata creazione di una litoranea parallela alla Riviera di Chiaia;
Colonna della Vittoria, in memoria dei martiri delle rivoluzioni napoletane del 1799 e del 1848;
Via della Pace (1853), odierna via Domenico Morelli.
In passato è stato ritenuto erroneamente progettista della vecchia stazione centrale di Napoli, demolita negli anni cinquanta del XX secolo.[1]
Note
^ Antonella Marciano, Architettura e dibattito critico sulla Stazione Centrale di Napoli fra Otto e Novecento, in Gregorio E. Rubino (a cura di), Costruttori di opifici/Millwrights, Napoli, Giannini Editore, 2005, ISBN88-7431-295-4.