Durante la dominazione veneziana sull'isola, la sede era nota con il nome di diocesi di Calamona o diocesi di Retimo.
Storia
La diocesi greca di Lappa/Kalamòn
Lappa (o Lampa), le cui rovine si trovano nei pressi del villaggio di Argyropoli[1] nell'unità periferica di Retimo, è stata un'antica sede vescovile di Creta, suffraganea dell'arcidiocesi di Gortina.
Sono documentati diversi episcopi Lappae o Lampae dal V all'VIII secolo. Paolo e Demetrio presero parte ai concili ecumenici di Efeso (431) e di Calcedonia (451). Prosdocio sottoscrisse nel 458 la lettera dei vescovi di Creta all'imperatore Leone in seguito all'uccisione del patriarca alessandrinoProterio. Nel 667 nell'isola si tenne un concilio, presieduto dal metropolita Paolo, nel quale il vescovo Giovanni di Lappa fu dichiarato colpevole e imprigionato; riuscito a fuggire, si appellò a papa Vitaliano, il quale, in un sinodo romano, lo riconobbe innocente.[2] Lo stesso Giovanni prese parte al concilio di Costantinopoli del 680. Infine il vescovo Epifanio partecipò al secondo concilio di Nicea nel 787.
Nell'820 Creta fu conquistata dagli Arabi, che vi fondarono un emirato sopravvissuto fino al 961, quando l'isola venne ripresa dai Bizantini; questi restaurarono le strutture cristiane, che erano state soppresse durante il periodo arabo, e le antiche sedi vescovili. In questa fase della storia ecclesiastica dell'isola, la sede di Lappa è nota con il nome antico, ma anche come "diocesi di Calamona"[3]; con questo termine, durante la dominazione veneta, si indicava un territorio del quale faceva parte anche l'antica città di Lappa.[4] Probabilmente, la distruzione dell'antica città episcopale ad opera degli Arabi aveva imposto la scelta di una nuova sede per i vescovi di Lappa, sempre all'interno del territorio dell'antica diocesi.[5]
Questa variazione nel nome della diocesi sembra essere documentata anche dalle Notitiae Episcopatuum del patriarcato di Costantinopoli: infatti le Notitiae del IX e del X secolo hanno il nome di Lampai o Lampé, mentre in alcune recensioni della Notitia del XII secolo si trova il titolo di Kalamòn, ma non quello di Lampé.[6]
Non sono noti vescovi del secondo periodo bizantino.
La diocesi latina di Calamona/Retimo
In seguito alla conquista veneziana dell'isola (1212), le diocesi greche esistenti furono amministrate da vescovi di rito latino e sottomesse al metropolita latino dell'arcidiocesi di Candia. Anche Calamona divenne un vescovato di rito latino, il quale tuttavia è documentato solo sul finire del XIII secolo con il vescovo Leone, episcopus Chalamonensis[7], il cui nome appare in una bolla del 1287 concessa alla cattedrale di Veroli.[8]
Sede vescovile era il villaggio rurale di Meghàli Episkopì, dove si trovava la cattedrale di San Nicola.[9] Nel XV secolo tuttavia la sede episcopale fu trasferita nella città di Retimo «più rispondente ai rinnovati bisogni dell'isola». Incerta è la data di tale trasferimento; solo a partire dal 1445 nei documenti coevi si trovano entrambe le dizioni, diocesi di Calamona o diocesi di Retimo.[10]
Nella nuova città episcopale funse da cattedrale probabilmente la chiesa di San Marco, documentata dal 1357, e poi la chiesa di San Nicola all'interno del castello veneziano. Quando però castello, cattedrale ed episcopio furono distrutti da un'incursione turca, si dovette provvedere alla costruzione di un nuovo centro diocesano in un luogo più sicuro. Nel 1583 iniziarono i lavori per la costruzione della nuova cattedrale, dedicata anch'essa a San Nicola, all'interno di una rocca fortificata su un'altura nei pressi della città, lavori che furono ultimati nel 1585. Tuttavia il vescovo Giulio Carrer non volle assolutamente trasferirsi nella nuova sede e preferì rimanere nella "città bassa", dove di fatto funse da cattedrale la chiesa di Santa Caterina fino alla fine della dominazione veneziana. Quando gli Ottomani conquistarono Retimo, distrussero il castello e la cattedrale di San Nicola, erigendovi al suo posto la moschea del Sultano Ibrahim.[11]
Nel 1616 a Retimo viveva una comunità di circa 400 fedeli di rito latino; la cattedrale aveva un capitolo composto di 8 canonici.[12] Nella città episcopale sono documentate almeno 36 chiese greche[13], ma anche diverse chiese di rito latino, oltre alle già citate cattedrali: le chiese francescane di San Francesco, Sant'Atanasio e Santa Barbara, la chiesa agostiniana di Santa Maria e quella domenicana di Santa Maria Maddalena.[14]
Conformemente alla politica veneziana di soppressione delle piccole diocesi rurali dell'isola, le diocesi di Ario (nel 1551) e di Milopotamo (nel 1641) furono soppresse ed il loro territorio incorporato in quello della diocesi di Retimo.
Verso la metà del XVII secolo Creta fu conquistata dagli Ottomani: ebbero così fine tutte le strutture cattoliche dell'isola, mentre venne contestualmente restaurata la gerarchia greca. Oggi la Chiesa ortodossa di Creta è presente sul territorio con due diocesi, che evocano le antiche sedi: la "metropolia di Retimo e Aulopotamo" con sede a Retimo[15] e la "metropolia di Lambi, Syvritos e Sfakia", con sede a Spili di Retimo.[16]
A partire dalla seconda metà dell'Ottocento[17], gli elenchi delle sedi titolari cattoliche riportano la sede di Lampa, assegnata per la prima volta nel 1905 a Athanasius Götte, vicario apostolico dello Shensi settentrionale. Il titolo Lampensis fu modificato in quello Lappensis con la nomina del vescovo Bartolomé Pascual Marroig nel 1936.
Carlos de la Trinidad Borge y Castrillo † (14 aprile 1945 - 22 luglio 1973 deceduto)
Note
^Da non confondere con l'ex comune greco di Lappa, soppresso nel 2011.
^(FR) Karl Josef von Hefele, Histoire des Conciles d'après les documents originaux, vol. III, 1, Paris, 1909, p. 306.
^Il vescovato di Kalamòn è documentato in due atti bizantini di novembre e dicembre 1196. (FR) Vitalien Laurent, Le Synodicon de Sybrita et les métropolites de Crète aux Xe-XIIIe siècles, in: Échos d'Orient, 172 (1933), p. 395. L'autore tuttavia nega l'identificazione Lappa/Kalamòn e sostiene l'ipotesi che Kalamòn potrebbe essere una nuova sede istituita dai bizantini, e che quando arrivarono i veneziani questi soppressero la diocesi di Lappa mantenendo quella di Kalamòn.
^Gerola, Monumenti veneti nell'isola di Creta, II, p. 62.
^Gerola, Per la cronotassi dei vescovi cretesi…, p. 2.
^La sede titolare di Lampa è assente nell'Annuario pontificio del 1882, mentre è presente in quello del 1886.
^Nominato per la morte del predecessore Bartolomeo.
^Secondo Eubel e Gerola, questo vescovo potrebbe essere il medesimo Antonio, olim episcopus Calamonensis che aderì al partito dell'antipapa Benedetto XIII e che fu nominato arcivescovo di Candia nel 1416.
^La nomina di Alberto Pasquale fu cassata dal pontefice e trasferito alla sede di Chioggia.
^Nella bolla di nomina del successore, Vincenzo Querini è indicato ancora come "vescovo eletto", indizio che probabilmente non ricevette mai la consacrazione episcopale benché avesse l'età canonica per riceverla.
(LA) Michel Le Quien, Oriens christianus in quatuor Patriarchatus digestus, Parigi, 1740, tomo II, coll. 268-269; tomo III, coll. 921-924
(LA) Flaminio Corner, Creta sacra sive de episcopis utriusque ritus graeci et latini in insula Cretae, Venetiis, 1755, vol. I, pp. 250–252; vol. II, pp. 138–148