Il territorio si estende su una superficie di 3.009 km² ed è suddiviso in 117 parrocchie.
Storia
Incerte sono le origini della diocesi di Zara. La tradizione riferisce che furono san Luca, san Paolo e il discepolo Tito ad evangelizzare la Dalmazia. Altre tradizioni non documentate asseriscono che il primo vescovo sia stato san Donato, morto martire durante le persecuzioni, e che Carlo Federico Bianchi, nella sua Zara cristiana[1], confonde con l'omonimo vescovo di Eurea di Epiro.
Il primo vescovo storicamente documentato è Felice, che presiedette il concilio di Aquileia del 381 e fu presente al concilio di Milano del 390. La diocesi era suffraganea dell'arcidiocesi di Salona, come attesta la presenza del vescovo Andrea ai sinodiprovinciali del 530 e del 533.
Nel VII secolo la regione fu invasa dalle tribù slave e poi conquistata dai Croati che vi fondarono il loro regno. Salona fu distrutta e i diritti metropolitici trasferiti a Spalato, nuova sede metropolitana dalmata, di cui Zara fu suffraganea. Tuttavia alcune città costiere, tra cui Zara, furono conquistate dai bizantini, che le tennero fino ai primi decenni del X secolo. In questo periodo si distinse il vescovo Donato, venerato come santo a Zara, che cercò di conciliare la Chiesa occidentale con quella d'Oriente; da un suo viaggio a Costantinopoli portò a Zara le reliquie di sant'Anastasia, che divenne titolare della cattedrale zaratina.
Nei primi decenni del X secolo Zara fu conquistata dai Croati, ma entrò stabilmente a far parte del loro regno solo con la metà dell'XI secolo. In questo periodo fu edificata la nuova cattedrale di sant'Anastasia.
Verso la metà dell'XI secolo Zara cedette una porzione del proprio territorio per l'erezione della diocesi di Zaravecchia, città eretta a propria sede dal re Casimiro. Quando però la città fu distrutta dai Veneziani nel 1126, la maggior parte del suo territorio ritornò a Zara, anche se la sede vescovile non fu soppressa, ma trasferita a Scardona.[2]
Con la bollaLicet universalis del 17 ottobre 1154[3] la diocesi fu elevata al rango di arcidiocesimetropolitana e dal 1155 subordinata al patriarca di Grado, nominato da papa Adriano IV primate della Dalmazia.[4] La provincia ecclesiastica di Zara comprendeva 3 diocesi: Ossero, Arbe e Veglia.[5] Inizialmente alla provincia ecclesiastica di Zara apparteneva anche la diocesi di Lesina, ma già nel 1180, in seguito ai dissidi tra i vescovi di Lesina e gli arcivescovi di Zara, divenne suffraganea di Spalato in seguito ad un arbitrato condotto dal legato pontificio Teobaldo.
Nel 1202 il doge di Venezia Enrico Dandolo, durante la Crociata, deviò le sue armate su Zara, che conquistò, portando morte e distruzione. La cosa suscitò la dura reazione di papa Innocenzo III, che scrisse una lettera di rimprovero al doge e fulminandolo con la scomunica per aver assalito e distrutto una città cristiana. In seguito venne ricostruita la cattedrale, già dedicata a San Pietro e ora a Sant'Anastasia, che fu consacrata il 27 maggio 1285[6]
L'arcivescovo Bernardo Florio fondò il seminario per la formazione teologica dei preti, che fu aperto nel 1656. Nel 1748 fu aperto un secondo seminario per la formazione dei preti in lingua slava, voluto dall'arcivescovo Vicko Zmajević (1713-1745), che morì prima di vedere realizzato il suo progetto. Il primo seminario fu chiuso nel 1797, mentre il seminario Zmajević durò fino al 1821, quando fu sostituito, nel 1826 da un seminario unico per tutta la Dalmazia.[7]
Il 30 luglio 1828, con la bolla Locum beati Petri di papa Leone XII, furono riviste completamente le circoscrizioni ecclesiastiche della Dalmazia e dell'Istria. Per volere del governo austriaco, Zara divenne l'unica sede metropolitana di tutta la Dalmazia, e la sua provincia ecclesiastica comprendeva le diocesi di Spalato-Macarsca, Ragusa, Sebenico, Cattaro e Lesina. Con la stessa bolla fu soppressa la diocesi di Nona e il suo territorio annesso dall'arcidiocesi di Zara. Le antiche diocesi di Ossero e di Arbe, che facevano parte della provincia ecclesiastica di Zara, furono anch'esse soppresse e unite alla diocesi di Veglia, che nel 1830 divenne suffraganea di Gorizia.
Il 1º agosto 1932, in seguito alla bolla Pastorale munus di papa Pio XI, la provincia ecclesiastica di Zara fu soppressa e l'arcidiocesi perse il rango di sede metropolitana diventando una sede arcivescovile immediatamente soggetta alla Santa Sede. Inoltre il territorio dell'arcidiocesi fu limitato ai soli possedimenti italiani della regione, ossia alla provincia di Zara, che comprendeva la città di Zara e le isole di Cherso e Lussino, già appartenute alla diocesi di Veglia, e l'isola di Lagosta, già appartenuta alla diocesi di Ragusa. Gli altri territori dell'arcidiocesi di Zara in territorio jugoslavo furono ceduti in amministrazione ai vescovi di Sebenico.
Il 1º marzo 1948 i confini della diocesi furono riportati alla situazione precedente le variazioni territoriali del 1932.