La diocesi, che copre una superficie di 1.841 km², è suddivisa in 115 parrocchie, raggruppate in 10 zone pastorali: Cuneo città, Cuneo Oltregesso, Cuneo Oltrestura, Valle Colla, Valli Gesso e Vermenagna, Valle Stura, Valle Grana, Fossano città, Fossano nord-est e Fossano sud-ovest.[2]
Santuari diocesani
Sono riconosciuti come santuari diocesani i seguenti edifici religiosi:[3]
La presente diocesi nasce il 1º giugno 2023 dall'unione di due precedenti sedi episcopali: la diocesi di Fossano, eretta il 15 aprile 1592, e la diocesi di Cuneo, istituita il 17 luglio 1817.
Fossano
La diocesi di Fossano fu eretta il 15 aprile 1592 con la bollaCum Principatus Pedemontium di papa Clemente VIII, su istanza del duca di Savoia Carlo Emanuele I; lo stesso giorno il papa indirizzò ai fedeli e al popolo di Fossano la lettera Hodie ex certis con la quale annunciava l'erezione della nuova diocesi, il cui territorio venne costituito da quindici località sottratte all'arcidiocesi di Torino e da quattro località della diocesi di Asti.[5] La collegiata di Santa Maria, risalente al XIII secolo, divenne la cattedrale della nuova diocesi, che fu resa suffraganea dell'arcidiocesi di Torino.
Fu chiamato a reggere la nuova diocesi Camillo Daddeo, vescovo di Brugnato, il quale, appena giunto a Fossano, compì una visita pastorale della diocesi, al termine della quale, nel 1595, indisse il primo sinodo diocesano per la realizzazione dei decreti di riforma del concilio di Trento.
Il seminario vescovile fu fondato dal vescovo Tommaso Piolatto nel 1608, ma spesso, nel corso del Seicento, dovette chiudere i battenti a causa dell'insufficienza dei mezzi necessari al suo funzionamento. In questi casi, i seminaristi frequentavano i corsi nel collegio aperto dai padri Somaschi a Fossano durante l'episcopato di Federico Sandri Trotti (1627-1646). Il seminario venne definitivamente riaperto da Maurizio Bertone (1678-1701), che pose mano anche alla costruzione del nuovo vescovado; mentre si deve a Carlo Giuseppe Morozzo, tra il 1771 e il 1777, la costruzione di un nuovo edificio per il seminario, adiacente al palazzo vescovile, e l'edificazione della nuova cattedrale, i cui lavori si iniziarono nel 1778 e si conclusero nel 1791.
Durante il periodo napoleonico la diocesi fu soppressa il 1º giugno 1803 e il suo territorio aggregato a quello della diocesi di Mondovì.[6] Fu poi ristabilita da papa Pio VII il 17 luglio 1817 con la bolla Beati Petri; contestualmente furono ridefiniti i confini diocesani, ridimensionati rispetto al territorio precedente, con la cessione di otto parrocchie alla nuova diocesi di Cuneo e quattro a quella di Saluzzo, e l'acquisizione del comune di Centallo dall'arcidiocesi torinese.[7]
Il primo vescovo della restaurata diocesi fu Luigi Fransoni, che si impegnò in particolare per ricostruire le strutture diocesane, andate perse nel periodo francese; nominato metropolita di Torino, continuò a governare la sede fossanese come amministratore apostolico fino al 1836. La seconda metà dell'Ottocento, dopo un ventennale periodo di sede vacante, fu segnata dall'episcopato di Emiliano Manacorda, che governò la diocesi dal 1871 al 1909: «vescovo intransigente, compì una dettagliata visita pastorale, convocò un sinodo e ricostruì il santuario diocesano di Cussanio che fu dedicato, ricordando le apparizioni del Cinquecento, a "Maria, Madre della Divina Provvidenza". Fondò il settimanale diocesano "La Fedeltà", edito tuttora come settimanale cattolico fossanese.»[7]
Nel 2004 fu inaugurato, nei locali dell'ex seminario fossanese, il museo diocesano d'arte sacra.
La diocesi comprendeva per intero i comuni di Centallo, Cervere, Fossano, Genola, Salmour, Villafalletto e Vottignasco e parte di quello di Savigliano.[8] Prima dell'unione definitiva con Cuneo nel 2023, il territorio diocesano si estendeva su 275 km² ed era suddiviso in 33 parrocchie, raggruppate in 3 zone pastorali:[9]
la zona pastorale di Fossano-Città comprendeva 10 parrocchie nel centro di Fossano e nelle sue frazioni di Boschetti, San Martino e Tagliata;
la zona pastorale sud-ovest comprendeva 13 parrocchie nei comuni di Centallo, Villafalletto e Vottignasco, e nelle frazioni fossanesi di Gerbo, Maddalene, Mellea, Murazzo, Piovani, San Sebastiano Comunia e San Vittore;
la zona pastorale nord-est comprendeva 10 parrocchie nei comuni di Cervere, Genola e Salmour, nelle frazioni Levaldigi e Tetti Roccia di Savigliano, e nelle frazioni Loreto, Sant'Antonio Baligio e San Lorenzo di Fossano.
Cuneo
In epoca napoleonica, in seguito all'invasione francese, il Piemonte venne annesso alla Francia diventandone una regione con il nome di Au delà des Alpes, suddivisa in cinque dipartimenti (1802). Come era già avvenuto sul suolo francese, anche in Piemonte Napoleone Bonaparte impose una riduzione delle diocesi, confermata da papa Pio VII con il breveGravissimis causis del 1º giugno 1803.[10] Con la Restaurazione e la fine del regime napoleonico, fu ripristinata la situazione precedente, con l'erezione tuttavia di nuove diocesi.
Il 25 novembre 1814 il consiglio comunale di Cuneo aveva incaricato il conte Carlo Pascale d'Illonza e il marchese Paolo Della Valle di Clavesana, patrizi cuneesi, di convincere re Vittorio Emanuele I a elevare a sede di vescovato la città di Cuneo.[11] Questo tentativo ebbe successo quando Pio VII pubblicò la bollaBeati Petri il 17 luglio 1817, con la quale il pontefice restaurava le antiche diocesi piemontesi soppresse nel 1803, e al contempo istituiva la nuova diocesi di Cuneo, ricavandone il territorio dalla diocesi di Mondovì.
Primo vescovo fu Amedeo Bruno di Samone dei conti Bruno di Tornaforte che fece il suo ingresso solenne in diocesi il 15 ottobre 1817. Il palazzo vescovile fu legato dal conte Francesco Bruno di Tornaforte ed è ancora oggi sede della curia diocesana. Il 23 dicembre 1826 venne approvata dal consiglio comunale di Cuneo la proposta del vescovo Amedeo che eleggeva san Michele Arcangelo quale Patrono della città e della diocesi; con la stessa bolla il beato Angelo Carletti veniva eletto speciale protettore e difensore della città. Nel 1831 il vescovo Amedeo fece erigere il santuario della Madonna della Riva, prodigandosi negli anni del colera (1835), affinché venissero soccorse le popolazioni cuneesi. Al vescovo Amedeo si deve inoltre l'istituzione del seminario vescovile e la celebrazione nel 1827 del primo sinodo diocesano, preceduto da una visita pastorale di tutte le parrocchie.
Durante l'episcopato di Amedeo Bruno di Samone, il canonico Bartolomeo Manassero fondò nel 1831 la congregazione delle Suore di San Giuseppe di Cuneo, approvata definitivamente dalla Santa Sede nel 1948.
Nel 1844 fu nominato vescovo di Cuneo il superiore generale dei carmelitani scalzi, Clemente Manzini, a cui si deve la costruzione del nuovo seminario, nei pressi della cattedrale, inaugurato nel 1845; nel 1853 aprì anche il seminario minore affidato ai Gesuiti.
A fine Ottocento, la diocesi fu retta dal vescovo Teodoro Valfrè di Bonzo, molto attivo nell'opera di rinnovamento del clero e del laicato; dopo essere stato trasferito alla diocesi di Como, fu creato cardinale nel 1919. Il suo successore Andrea Fiore (1895-1914) celebrò il secondo sinodo diocesano (1901), istituì gli oratori nelle parrocchie della città di Cuneo, diede impulso all'Azione Cattolica e al quotidiano cattolico Lo Stendardo.
Il vescovo Quirico Travaini fondò nel 1929 la rivista diocesana cuneese e promosse la celebrazione a Cuneo nel 1931 di un congresso eucaristico mariano.
Il vescovo Guido Tonetti (1957-1971) prese parte al concilio Vaticano II e, sulla spinta del rinnovamento ecclesiale introdotto da questa assise conciliare, riorganizzò le varie strutture pastorali della diocesi promuovendo in successione l'anno eucaristico mariano, l'anno liturgico, l'anno biblico e l'anno del Concilio; portò a termine i lavori di restauro nella cattedrale; promosse in particolare la pastorale giovanile, anche grazie all'istituzione di giornate di studio sulla catechesi degli adolescenti e dei giovani.
Sotto l'episcopato di Carlo Aliprandi (1971-1999) fu promossa una capillare opera di formazione permanente del clero e dei laici che aiutò ad interiorizzare il rinnovamento del Concilio Vaticano II e a prendere consapevolezza delle trasformazioni ecclesiali, in particolare della crisi delle vocazioni agli ordini sacri e alla vita consacrata diventata acuta alla fine del secolo. Tale percorso trovò una sintesi nel Quarto Sinodo diocesano, celebrato tra il 1995 e il 1998.
A fine settembre 2012 fu inaugurato il museo diocesano d'arte sacra, ospitato nel complesso monumentale di San Sebastiano, che per l'occasione subì una notevole opera di restauro e di recupero delle varie strutture, comprensive della chiesa di San Sebastiano e delle sue adiacenze.
Prima dell'unione definitiva con Fossano nel 2023, il territorio della diocesi di Cuneo si estendeva su 1.566 km² ed era suddiviso in 82 parrocchie, raggruppate in 7 zone pastorali:[14]
la zona pastorale città di Cuneo per un totale di 8 parrocchie;
la zona pastorale Oltre Stura comprendeva 14 parrocchie nei comuni di Cervasca e Vignolo e in alcune frazioni del comune di Cuneo (Cerialdo, Confreria, Madonna dell'Olmo, Passatore, Roata Rossi, Ronchi, San Benigno e San Pietro del Gallo);
la zona pastorale Valle Colla comprendeva 5 parrocchie nel comune di Boves;
Durante l'episcopato di Quirico Travaini (1926-1934), le diocesi di Cuneo e di Fossano furono unite per la prima volta in persona episcopi. Tale tipologia di unione fu ripristinata il 1º febbraio 1999.
Con il vescovo Piero Delbosco è iniziato l'iter giuridico che ha portato alla plena unione delle diocesi di Cuneo e di Fossano,[15] culminato con la celebrazione di un Sinodo unico per le due diocesi: è stato indetto il 28 maggio 2021[16] e concluso, dopo cinque sessioni di lavoro, il 24 giugno 2022. Dal 1º ottobre seguente è in funzione un'unica curia diocesana, presso il vescovado nuovo di Cuneo;[17] il 31 ottobre sono stati costituiti unici il Consiglio presbiterale, il Collegio dei consultori e il Consiglio diocesano per gli affari economici,[18] mentre verranno riuniti i due istituti diocesani per il sostentamento del clero nella nuova sede nell'episcopio di Fossano.[19]
Il 1º giugno 2023papa Francesco ha stabilito la piena unione delle due diocesi con la bolla Omni cum diligentia;[20] contestualmente la circoscrizione ecclesiastica ha assunto il nome attuale. Tale unione, già preannunciata l'8 maggio dello stesso anno dal nunzio apostolico in Italia, Emil Paul Tscherrig, durante una celebrazione presieduta nel duomo di Fossano, è entrata in vigore anche agli effetti civili il 1º luglio seguente.[21]
Cronotassi dei vescovi
Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
Vescovi di Fossano
Camillo Daddeo † (15 aprile 1592 - 24 settembre 1600 deceduto)
Pedro de León † (4 marzo 1602 - prima di maggio 1606 deceduto)
Tommaso Piolatto (Biolato), C.R.L. † (prima di maggio 1606 succeduto - 14 novembre 1620 deceduto)
Agostino (Agaffino) Solaro di Moretta † (29 marzo 1621 - 18 giugno 1625 deceduto)[22]
^Lettera apostolica Gravissimis causis, pubblicata in edizione latina e traduzione francese in: Bulletin des lois de l'Empire français, quarta serie, tomo terzo, pp. 58-69. A seguire la lettera esecutoria del cardinale Caprara, pp. 69-92, dove si trovano gli elenchi dei comuni appartenenti ad ogni singola sede vescovile.
^Testo del breve, in latino e in francese, in: Bulletin des lois de l'Empire français, quarta serie, tomo terzo, pp. 58-69. A seguire la lettera esecutoria del cardinale Caprara, pp. 69-92, con l'elenco dei borghi e dei paesi facenti parte di ciascuna diocesi.
^Elenco delle parrocchie suddivise per zone pastorali: Elenco Zone pastorali, su new.diocesicuneo.it (archiviato dall'url originale il 3 settembre 2018).
^Secondo la cronotassi proposta dal sito web della diocesi, fu trasferito nel 1625 alla sede di Saluzzo, ma morì prima di prendere possesso della nuova diocesi. In Eubel non v'è traccia di questo trasferimento, e la nomina del successore Federico Sandri Trotti è dovuta alla morte di Agostino Solaro di Moretta.
^Dopo il ripristino della diocesi fu nominato vescovo il canonico sardo Pietro Sisternes, che rifiutò. Morì nel 1828. Cfr. Marcello Derudas, Il Convitto Nazionale Canopoleno di Sassari. Una finestra aperta su quattrocento anni di storia, Sassari, Carlo Delfino, 2018, ISBN 978-88-9361-071-1, p. 182