Le precipitazioni si concentrano nei periodi compresi tra marzo e maggio, con un leggero calo nei mesi estivi e un riacutizzarsi nel periodo compreso tra ottobre e novembre inoltrato.
Detta in epoca romana Forum Iulii, la tradizione la indica come fondata da Giulio Cesare: «Forum Iulii ita dictum, quod Iulius Caesar negotiationis forum ibi statuerat»[10]. In epoca longobarda, fra il VI e l'VIII secolo, venne chiamata CivitasFori Iulii. Nel X secolo, essendo ubicata nella parte orientale del regno di Lotario, cominciò a chiamarsi Civitas Austriae. Abbreviando il nome ufficiale, la popolazione la denominò Civitate(m), da cui discesero i nomi locali di Cividât, Zividât, Sividât e successivamente, intorno al XV secolo quello di Cividal d'Austria e finalmente, solo dalla guerra fra Venezia e la Lega di Cambrai si iniziò a usare la denominazione attuale di Cividale del Friuli.[11]
Dai primi abitatori ai celti
La presenza umana nella zona dove sorge Cividale risale a epoche piuttosto antiche, come attestato dalle stazioni preistoriche del Paleolitico e del Neolitico trovate appena fuori della città; ad esse si aggiungono abbondanti testimonianze dell'Età del Ferro e della presenza veneta e celtica risalenti sino al IV secolo a.C.
Epoca romana
La strategica posizione di questo primitivo insediamento indusse i Romani a stabilirvisi, fondando forse già nel II secolo a.C. un castrum, di ovvia natura militare, il quale fu in seguito elevato da Giulio Cesare a forum (mercato) e per tale motivo la località assunse il nome di "Forum Iulii" poi divenuto identificativo di tutta la regione. Successivamente la località fu elevata a municipium, venendo ascritta alla tribù romana Scaptia e assurse infine al rango di capitale della Regio X Venetia et Histria allorché Attila rase al suolo Aquileia nel V secolo[12].
Nel 568 giunsero dalla Pannonia i Longobardi, di origine scandinava, il cui re Alboino elesse subito la romana Forum Iulii a capitale del primo ducato longobardo in Italia e ponendovi duca il proprio nipote Gisulfo. Ribattezzata la propria capitale Civitas Fori Iulii, i longobardi vi eressero edifici imponenti e prestigiosi; nel 610 Cividale venne saccheggiata e incendiata dagli Avari, chiamati dal re longobardo Agilulfo (allora con sede a Milano) per punire la riottosità del duca "friulano" Gisulfo II. Nel 737, durante il regno di Liutprando e per sfuggire alle incursioni bizantine, il patriarca di AquileiaCallisto decise di trasferire qui la propria sede, così come già fece il vescovo di Zuglio che venne scacciato dallo stesso Callisto. La città ebbe così aumentato il suo ruolo anche grazie a quest'importante presenza ecclesiastica.
Il Sacro Romano Impero e il Patriarcato di Aquileia
Nel 775 il Ducato del Friuli fu invaso dai Carolingi e i longobardi, col loro duca Rotgaudo in testa, impugnarono per l'ultima volta le armi fronteggiando l'arrivo dei Franchi. Sconfitti gli antichi dominatori, i Carolingi istituirono la marca orientale del Friuli, mantenendo come capitale Civitas Austriæ. Quest'ultima divenne sede di un'importante corte, soprattutto durante il marchesato di Eberardo che attirò uomini di cultura da tutt'Europa. Nel 825 l'imperatore Lotario I promulgò il capitolare di Corteolona[13][14][15] che costituì le scuole imperiali, oltre a Pavia capitale del Regno d'Italia, anche Cividale ebbe la scuola pubblica di diritto, di retorica e arti liberali; dalla sede di Cividale dipendevano tutti gli studenti della Marca del Friuli[16].
Dalle famiglie che ressero la marca ebbero i natali importanti uomini politici tra cui l'imperatore Berengario, figlio dello stesso Eberardo. Nel X secolo, ossia in epoca ottoniana, la marca friulana venne declassata a contea (o contado) e inserita dapprima nella marca di Verona e quindi in quella di Carinzia (quest'ultima facente dapprima parte del Ducato di Baviera per poi assurgere essa stessa a Ducato). Resa meno potente da questa rivalutazione dei ruoli La Marca antica assusne in nome provvisorio di Bacudia, per circa 18 mesi.[senza fonte] La ricomposizione dei poteri a livello centroeuropeo e norditaliano lasciò un importante spazio ai patriarchi, i quali accrebbero i propri beni e il proprio potere sin dall'inizio del X secolo e nel 1077 divennero liberi feudatari del Sacro Romano Impero su un vasto territorio. Sorse così lo Stato patriarcale durato sino al 1419[12].
Cividale rimase comunque il massimo centro politico e commerciale di tutto il Friuli, rivaleggiando dal XIII secolo con Udine, la quale era in forte ascesa grazie a una più congeniale posizione geografica, tanto che il patriarca Bertoldo di Andechs-Merania nel 1238 vi trasferì la propria sede. La città vide sorgere monasteri e conventi, palazzi e torri, qui posero residenza le più importanti casate parlamentari del Friuli e ne fiorirono di altrettanto dignitose. In quella stessa epoca, Cividale fu protagonista delle lotte intestine friulane, durante le quali la città era spesso alleata dei conti di Gorizia e dei nobili castellani contro Udine: uno dei momenti più eclatanti si consumò nel 1350 allorché a Cividale si ordì assieme ad alcuni castellani l'assassinio del patriarca Bertrando di San Genesio. Dopo che il successore di quest'ultimo, Nicolò di Lussemburgo, operò una sanguinosa repressione, nel 1353 l'imperatore Carlo IV concedette a Cividale l'apertura dell'Università. In quello stesso secolo, Cividale fu anche teatro di varie dispute tra casate cittadine e castellane[17].
Le lotte intestine friulane trovarono via via una più serrata intensità sino a concludersi convulsamente nel 1419, quando Venezia si decise a invadere la regione. Cividale si diede per prima alla Serenissima, stipulando una solenne pace e una contestuale alleanza. Nei decenni successivi alcuni nobili progettarono di aprir le porte allo spodestato patriarca Ludovico di Teck, tornato nel 1431 alla testa di 4000 ungari[12], ma il progetto fallì.
Dalla dominazione veneziana al Regno d'Italia
Scongiurato dopo quasi un trentennio il pericolo dei turchi, i quali pure in queste zone compirono razzie e violenze sino al 1499, nel primo Cinquecento scoppiò la guerra tra Venezia e la Lega di Cambrai e l'Impero tentò di occupare la città assediandola con le armate del duca Enrico VII di Brunswick nel 1509, ma dopo un'epica lotta i cividalesi riuscirono a far desistere l'esercito alemanno. Quest'ultimo, tuttavia, riuscì comunque a occupare Cividale nel settembre 1511, ma solo per poche settimane, dovendo abbandonare la città di fronte all'intervento veneziano. Attorno al 1530 la città perdette la gastaldia di Tolmino e le annesse miniere di mercurio d'Idria: ciò ne decretò un'inesorabile decadenza economica oltre a una marginalizzazione geografica e in seguito viaria dalla quale non ebbe mai più modo di riprendersi. Più di una volta si tentò di riportare a Cividale la sede del patriarcato d'Aquileia ma invano, con l'eccezione di Nicolò Donà nel 1497[12].
Nel 1553 Cividale ebbe istituito da Venezia un proprio provveditore ordinario, scelto dal Senato nel novero del patriziato veneto, e nel 1559 venne finalmente sancita la sua autonomia e del proprio territorio dalla Patria del Friuli, svincolandosi in tal modo dall'invisa Udine. Tra il 1598 e il 1599 si sviluppò una drammatica epidemia di peste. Tra la fine del Cinquecento e l'inizio del Seicento, Cividale fu teatro di una lunga faida che coinvolse pressoché tutte le famiglie nobili locali creando non pochi grattacapi ai rettori veneti. Nello stesso periodo, alcuni cividalesi si distinsero con le armi non solo durante la guerra di Gradisca (1615-1617), combattuta ovviamente anche in questo territorio, ma pure in varie armate d'Europa. Malgrado il drastico ridimensionamento politico ed economico, qui ebbero i natali parecchi uomini di cultura, talvolta di rilevanza internazionale, nonché importanti uomini d'arme e di chiesa e non si cessò mai di abbellire i palazzi e le chiese avvalendosi di celebri nomi quali il Palladio, Palma il Giovane e così via[12].
Sul suo territorio si consumò non solo la guerra civile ma altresì un drammatico episodio di lotta tra partigiani osovani e garibaldini (comunisti e socialisti, agli ordini del IX Korpus jugoslavo): nel Bosco Romagno i Gappisti comunisti uccisero diversi combattenti Osovani (tra cui il fratello di Pier Paolo PasoliniGuido) precedentemente catturati alle malghe di Porzûs. Furono diversi gli episodi di scontro tra Osovani e Garibaldini filo-titini. Una situazione dovuta al fatto che gli Jugoslavi non nascosero mai il loro desiderio di annettere i territori italiani slavofoni, in virtù di una storica presenza di popolazioni slave. Questo provocò una netta contrapposizione tra Osovani e Garibaldini.
Nel secondo dopoguerra, Cividale è stata la sede del comando e di alcuni reparti della Brigata meccanizzata "Isonzo", posta a difesa della frontiera orientale in caso di invasione da parte del patto di Varsavia, dove alcune componenti della Fanteria d'arresto custodivano diverse opere difensive, tra cui la Galleria di Purgessimo. La particolare posizione in tale contesto storico e geopolitico portò alla presenza in zona dell'Organizzazione Gladio, - articolazione nazionale della Stay-behind della NATO - a cui aderirono principalmente alpini ed ex alpini addestrati ad organizzare una resistenza armata sul territorio in caso di invasione sovietica. La Città e il territorio subirono alcuni danni nel terremoto del 1976, ma le ferite vennero presto rimarginate.
«Accogliendo l'appello del C.L.N.A.I. che, il 14 giugno 1944, invitava gli italiani a passare decisamente all'azione, le brigate partigiane operanti tra il Natisone e il Torre, costituirono la Zona libera orientale del Friuli, comprendente i sei Comuni di Attimis, Faedis, Lusevera, Nimis, Taipana, Torreano, nonché Frazioni di Povoletto e di Tarcento. Le formazioni partigiane avevano l'appoggio delle popolazioni locali e di quella di Cividale che, per la sua tradizione patriottica e antifascista, assecondava con entusiasmo i combattenti impegnati a realizzare e a difendere, nella regione, di fatto annessa al Terzo Reich, un lembo di Patria Italiana. Tale impegno costò dolorosi sacrifici di vite umane, indicibili disagi per i reparti del C.V.L. e per le popolazioni locali, che assistettero a eccidi, incendi di interi paesi a saccheggi e ad indiscriminate deportazioni. I quattrocentoquattro caduti, partigiani e civili, sono il prezzo pagato. Fin dal settembre 1943, la Città di Cividale sorresse e alimentò con i suoi figli migliori gli sforzi generosi dei reparti partigiani fino alla vittoriosa insurrezione popolare della primavera 1945. Cividale del Friuli, 8 settembre 1943 - 1º maggio 1945» — Roma, 5 aprile 1979
Monumenti e luoghi d'interesse
Tra le testimonianze artistiche e architettoniche della città spiccano:
Architetture civili
Palazzo Comunale, un edificio gotico di mattoni frutto di rimaneggiamenti effettuati tra il 1545 e il 1588 al preesistente edificio del XIII secolo; all'interno del cortile sono stati rinvenuti i resti di una domus romana risalente al I-II secolo d.C.[21];
Casa medievale, in Borgo Brossana, risalente al Trecento[22];
Dimore nobiliari: palazzo de Nordis (sec. XVI); palazzo Paciani (sec. XVI); castello Craigher-Canussio (secc. XIV-XIX); palazzo Pontotti-Brosadola (sec. XVIII); palazzo Bonessa de Pollis (secc. XV-XVIII); palazzetto de Puppi (secc. XVII-XVIII); palazzo de Portis (secc. XV-XVIII); palazzo della Torre (secc. XIII-XVI); palazzo Cossio-Nussi (sec. XVIII); casa Pisenti-Levrini (sec. XVI); villa Foramiti-Moro (sec. XVIII); palazzo de Claricini (sec. XVIII); villa Gàbrici (sec. XIX); villa Gattorno-Di Lenardo (sec. XIX).
Ipogeo celtico, ambiente scavato nel sottosuolo; diverse sono le interpretazioni sull'origine e la funzione: se ne ipotizza una funzione funeraria e in seguito quella di carcere in età romana e longobarda;
Monastero di Santa Maria in Valle (sec. VII)[24], il complesso monastico sorse alla metà del VII secolo per ospitare le monache benedettine, ed oltre al monastero si compone della chiesa di San Giovanni in Valle (sec. VII), del chiostro e della sala del refettorio; sul lato sud della costruzione è possibile vedere le strutture murarie più antiche che in parte inglobano il Tempietto longobardo (sec. VIII), sorto successivamente come cappella del monastero, straordinario compendio di architettura e scultura altomedievale;
Chiesa di San Francesco, edificata nel XIII secolo, ora sconsacrata ed utilizzata per mostre temporanee e manifestazioni;
Chiesa di San Giovanni in Xenodochio, che sorge dove esisteva una chiesa paleocristiana alla quale venne successivamente aggiunto un ospizio per i pellegrini;
A Cividale del Friuli, accanto alla lingua italiana, la popolazione utilizza la lingua friulana. Ai sensi della Deliberazione n. 2680 del 3 agosto 2001 della Giunta della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia, il Comune è inserito nell'ambito territoriale di tutela della lingua friulana ai fini della applicazione della legge 482/99, della legge regionale 15/96 e della legge regionale 29/2007[30]. La lingua friulana che si parla a Cividale del Friuli rientra fra le varianti appartenenti al friulano centro-orientale[31]. Cividale è altresì compresa nell'elenco dei comuni nei quali si applicano le misure per la tutela della minoranza di lingua slovena, a norma dell'articolo 4 della legge n38 del 23 febbraio 2001[32] "Norme per la tutela della minoranza linguistica slovena della regione Friuli-Venezia Giulia". Questa appartenenza è stata criticata da quanti sostengono che non vi sarebbero prove di una presenza slovena nella città di Cividale.[33][34][35] Infatti, secondo il censimento del 1971, meno dell'1% della popolazione era slovena.[36]
Religione
La maggior parte della popolazione comunale, come per il resto dell'Italia, appartiene alla Chiesa cattolica. A Cividale del Friuli ha sede la forania di Cividale, suddivisione dell'arcidiocesi di Udine e costituita da 18 parrocchie gestite da 16 sacerdoti[37]. Nel comune sono presenti le parrocchie di:
Il gioco del Truc è un antico gioco che si svolge a Cividale del Friuli nei giorni di Pasqua e Pasquetta.[39] Un manoscritto conservato nel Museo archeologico nazionale di Cividale del Friuli fa risalire il gioco al XVIII secolo.
Si svolge solo nelle piazze cividalesi. Giochi analoghi si svolgono nel Veneto, in Emilia Romagna ed anche in Lusazia (Germania) dove si pratica il Waleien[40] che ha strutture e regole come il Truc.
Il vocabolo che dà il nome al gioco è onomatopeico. Imita il suono di oggetti che si toccano. Il gioco consiste in un grande catino ovale riempito di sabbia in cui si fanno scendere uova colorate, secondo precise regole, con lo scopo di farle toccare tra loro.[41]
Regole del gioco
Viene utilizzato l'uovo, perché è simbolo di rinascita. Si utilizzano solo uova sode di gallina. L'uovo deve essere colorato con coloranti naturali come tè o caffè e l'utilizzo di erbe e fiori con cui si avvolge l'uovo prima di immergerlo nell'acqua per la bollitura. L'uovo deve essere lasciato andare posizionandolo su una tegola. Chi riesce a colpire uno o più uova ha diritto ad un altro lancio. Il proprietario dell'uovo colpito deve pagare con una moneta il proprietario dell'uovo che ha effettuato il tiro e mettersi in coda per tornare a giocare. Chi si ritira dal gioco deve lasciare una moneta per poter riprendersi l'uovo. Se l'ultimo giocatore non colpisce alcun uovo, il gioco riprende dal primo giocatore che è rimasto in attesa.[42]
La cucina cividalese è tipica della valle del Natisone e del Friuli orientale. Particolarmente importanti i vini, i formaggi e la pasticceria: la Gubana, un tipicodolce delle valli del Natisone, a base di pasta dolce lievitata con un ripieno di noci, uvetta, pinoli, zucchero, scorza grattugiata di limone, dalla forma a spirale e cotto al forno, le gubanette, simili alla gubana ma più piccole, e gli strucchi, pasta dolce fritta o lessa ripiena con uvetta, pinoli, noci e nocciole. Oltre a questi piatti c'è il frico, un preparato di cipolle, patate e formaggio fuso in parte fritto attraverso il grasso del formaggio stesso.
Sport
Cividale ha una tradizione sportiva legata soprattutto alla pallacanestro, con la squadra UEB Gesteco Cividale che milita nella Serie A2 nazionale, organizzata dalla Lega Nazionale Pallacanestro, disputando le sue gare interne al PalaGesteco, che ha ospitato per un breve periodo anche le gare della APU Udine, e con la Longobardi Cividale, che nel 2020, a 16 anni di distanza dalla mitica Longobardi degli anni '90, ha riportato una prima squadra targata appunto "Longobardi" (che ora milita nella C Silver regionale) alla palestra Martiri della Libertà.
Dal 1991 è sede del festival internazionale di teatro, musica, danza e marionette Mittelfest, che ogni estate ospita i più importanti artisti e le più rilevanti realtà dello spettacolo dal vivo mitteleuropee[44].
Istruzione
Nel comune sono presenti le seguenti scuole[45][46]: 4 scuole dell'infanzia, 4 scuole primarie, 2 scuole secondarie di 1º grado, 5 scuole secondarie di 2º grado, 1 centro di formazione professionale[47], 1 sede didattica della scuola di specializzazione in beni storico-artistici dell'Università degli Studi di Udine[48].
^Nel corso dell'Ottocento, il governo del Regno Lombardo-Veneto aveva fregiato con il titolo di città minori della Venezia i comuni di Adria, Asolo, Badia (oggi Badia Polesine), Ceneda, Chioggia, Cividale (oggi Cividale del Friuli), Cologna (oggi Cologna Veneta), Conegliano, Este, Lendinara, Lonigo, Montagnana, Oderzo, Pordenone, Portogruaro, Sacile, Schio e Serravalle. Per quanto riguarda Ceneda e Serravalle, poco dopo l'unità d'Italia sono state unificate nel nuovo comune di Vittorio Veneto, trasferendo a quest'ultimo il titolo. Vedi Ruggero Simonato, Roberto Sandron, Portogruaro nell'Ottocento: contesto storico e ambiente sociale, Nuova Dimensione Editrice, 1995, pp. 18/21 Portogruaro nell’Ottocento: contesto storico e ambiente sociale - Google Libri
^Opera del XV secolo di Everardo da Villaco e ricostruito nel 1917. La tradizione vuole che i cividalesi non fossero stati in grado di costruire un ponte sul Natisone in un punto considerato troppo pericoloso. Allora ricorsero all'aiuto del diavolo, che promise di risolvere il problema in cambio dell'anima del primo che avesse attraversato il ponte. I cittadini accettarono questa condizione e il diavolo costruì rapidamente il ponte facendosi aiutare da sua nonna diavolessa, che portò nel suo grembiule il grande masso che sta al centro del fiume, tre le arcate. I cividalesi però non erano sciocchi: facendo attraversare il ponte ad un cane ingannarono il diavolo, che dovette accontentarsi dell'anima dell'animale
Giusto Grion, Guida storica di Cividale e del suo distretto, Whitefish, Kessinger Publishing, 2010 [1899], ISBN1-167-52875-1.
Valentino Ostermann, La vita in Friuli, seconda edizione riveduta da Giuseppe Vidossi, 1940, Del Bianco Editore.
Anton von Mailly, Leggende del Friuli e delle Alpi Giulie, tradotto da Karin Hensel, 1986, Editrice Goriziana.
Amelio Tagliaferri, Cividale. Guida Breve, in collab. con M. Brozzi, Cividale, 1970, pp. 78
Amelio Tagliaferri, Cividale del Friuli. Introduzione e Guida all'arte e ai monumenti della città ducale, Udine, Del Bianco Editore, 1982, pp. 90
Amelio Tagliaferri, Storia e immagini di una città del Friuli (Cividale), Milano, Giuffrè Editore, 1983, pp. 337
Amelio Tagliaferri, Il Cantore di Cividale in età napoleonica (1805-1813), Udine, 1990, pp. 94
Amelio Tagliaferri, Cividale prima di Cesare - Da Castrum a Forum, Pordenone, 1991, pp. 80.
Claudio Mattaloni, Il tradizionale gioco del truc a Cividale del Friuli, Cividale del Friuli, Associazione culturale-ricreativa "Amis di Grupignan", 2002.
Edy Bortolussi, Il Truc di Cividât: curiosant pai paîs, in Friuli nel mondo, n. 656, 57 (2009), p. 14.