I cistercensi della stretta osservanza, o trappisti (in latinoOrdo Cisterciensis Strictioris Observantiae), sono un ordine monastico di diritto pontificio. I monaci trappisti pospongono al loro nome la siglaO.C.S.O.[1]
Rancé ricevette la benedizione abbaziale a Séez il 13 luglio 1664 e il giorno successivo prese possesso dell'abbazia di Notre-Dame de la Trappe: riprese i tentativi di riforma sorti in reazione al rilassamento dell'antica disciplina e ristabilì numerose osservanze della primitiva regola, alle quali aggiunse nuovi regolamenti particolarmente rigidi: impose la pratica del silenzio e il lavoro manuale, eliminò vino e pesce dal vitto comune, soppresse le ricreazioni, limitò la corrispondenza.[2]
L'espansione della riforma
La riforma introdotta da Rancé venne approvata con i brevi papali del 2 agosto 1677 e del 23 maggio 1678. I monaci di La Trappe aumentarono di numero, ma Rancé non volle fare nuove fondazioni: ciò nonostante, altre prestigiose abbazie cistercensi adeguarono le loro regole al modello di La Trappe, come Sept-Fons, Orval e Tamié. Solo nel 1704, su invito del granduca Cosimo III de' Medici, il nuovo abate di Notre-Dame de La Trappe, Jacques de la Cour, inviò dei monaci in Toscana per ridare vita all'abbazia di Buonsollazzo, da cui trasse nuova linfa anche quella di Casamari (1717).[2]
Con la rivoluzione francese ai monaci di La Trappe venne proibito di ricevere nuovi novizi: per evitare l'estinzione dell'ordine, Agostino de Lestrange (1754-1827), maestro generale dei novizi, inviò una supplica al senato di Friburgo che il 13 marzo 1791 l'autorizzò a fondare una comunità di non più di ventiquattro membri in territorio elvetico: Lestrange e i suoi compagni lasciarono La Trappe nascosti in un carro il 1º giugno 1791 e raggiunsero clandestinamente la Svizzera, dove si insediarono nella certosa abbandonata della Valsainte. La Valsainte venne eretta in abbazia il 30 settembre 1794 e divenne casa madre di numerose altre fondazioni: di Santa Susanna in Aragona, del Monte Bracco e di Sordevolo, in Piemonte, di Westmalle, in Belgio, di Lulworth, in Inghilterra; a Sembrancher venne fondato il primo monastero di religiose trappiste.[3]
Nel 1798, mentre la Francia minacciava l'invasione della Svizzera, i trappisti si rifugiarono in Russia dove lo zar Paolo I, in nome della sua amicizia con la principessa Luisa Adelaide di Borbone-Condé (divenuta monaca trappista), concesse ai monaci di creare cinque monasteri. Sotto Napoleone, nel 1805 i trappisti poterono fare ritorno in patria, dove fondarono le abbazie di Grosbot e quella sul Colle del Monginevro, ma poi il 28 luglio 1811 videro soppressi tutti i loro monasteri nel territorio dell'impero (sopravvissero solo i monasteri di Lulworth, Maiorca e Betfade, negli Stati Uniti d'America).[3]
L'autonomia dai cistercensi
Nel 1815, con la Restaurazione, i monasteri trappisti tornarono a diffondersi in Francia ma, sulla base di interpretazioni differenti della medesima regola, all'interno dell'ordine cistercense si costituirono tre diverse congregazioni di trappisti: nel 1892 venne celebrato a Roma un capitolo di unione che decretò la fusione delle tre congregazioni in un unico ordine, definitivamente indipendente da quello cistercense.[4]
I monaci trappisti si dedicano alla vita contemplativa:[1] sono religiosi di clausura dediti alla preghiera, sia individuale che comune, alternano gli studi e il lavoro manuale, specialmente agricolo (alcuni monasteri sono rinomati centri per la produzione di olio, vino e birra). Ogni monastero è canonicamente autonomo, ma tutti sono legati all'ordine per la comune origine e tradizione e per l'osservanza delle stesse costituzioni.
L'abito è costituito da una tunica bianca, simbolo di purezza d'animo, e da uno scapolare nero, simbolo della vita contemplativa, sul quale è indossata una cintura di cuoio, in segno di penitenza: l'abito è, quindi, segno di purezza che deve andare di pari passo con la contemplazione e che non può essere conservata senza penitenza.[5]
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