Il paese si trova in una zona pianeggiante tra il corso inferiore del torrente Curone e le colline che separano la Valle Staffora dalla Val Curone, ad un'altezza media di 150 m s.l.m.
Storia
Un insediamento risulta già presente in età preistorica, come dimostrato da ritrovamenti archeologici aferenti alla Cultura dei vasi a bocca quadrata. Inoltre sono state trovate tracce della coltivazione della vite già all'inizio del IV millennio a.C.[4]
L'antica Nocetum era situata lungo un'antica strada, nell'attuale località di Casale vecchio, e le sue origini risalirebbero all'epoca romana.
In documenti fra il 700 fino al 1200 vengono citate Casale e Nocetum come di due località con attribuzioni diverse.
Nocetum nel 972 viene confermato all'abbazia di San Colombano di Bobbio dall'imperatore Ottone I, il quale nello stesso anno in una donazione al monastero di San Pietro in Ciel d'Oro di Pavia citava Casale.[5]
Nel XIV secolo il paese è coinvolto nelle lotte tra Guelfi, dalla cui parte si schiera la vicina Tortona, e Ghibellini, per cui esso parteggia e per questo nel 1373 viene completamente distrutto dalle truppe di Giovanni Acuto, per poi essere ricostruito nella posizione attuale per ordine di Galeazzo Viscontiduca di Milano.[4]
Nel 1523Carlo V lo concede in feudo ai conti Spinola di Los Balbases, aggregandolo al contado di Tortona e quindi al Ducato di Milano[6].
Nel 1707, in seguito all'accusa di partigianeria nei confronti di Filippo V, furono sequestrati tutti i beni agli Spinola, tra cui Casalnoceto, di cui rientreranno in possesso dal 1725[7] al 1797, anno di soppressione dei feudi.
Nel dicembre 1798 si costituì come municipalità repubblicana.
Lo stemma del Comune di Casalnoceto, concesso con D.P.R. del 10 luglio 2000, si blasona:
«Campo di cielo, al centro abitato di Casalnoceto, simboleggiato dalla chiesa, munita di campanile, e da sei case, il tutto di rosso, mattonato di nero, con finestre dello stesso, esso centro uscente dal fianco sinistro e racchiuso da mura merlate alla guelfa, di rosso, mattonate di nero, esse mura circondate dal fossato colmo d'acqua, di azzurro, protetto dalla stecconata di legno al naturale, e aperte con arco, posto a sinistra, unito al ponte levatoio di legno al naturale, fornito di due catene di nero, poste in banda, il tutto sostenuto dalla campagna anomala di verde, più alta a destra, e accompagnato a destra dal noce con il tronco al naturale e la chioma di verde, il centro abitato unito alla catena di monti di azzurro uscenti dai fianchi, fondata a destra sulla campagna, il campo di cielo attraversato da due case, dal campanile e dal noce. Ornamenti esteriori da Comune.[9]»
La chiesa di San Rocco è ricavata da una torre del XIV secolo, residuo dell'antica cinta muraria. All'interno, merita una menzione la volta affrescata dall'artista genovese Lazzaro Tavarone.
Di fronte alla chiesa di San Rocco si trova uno dei palazzi più notevoli del centro abitato, facente ora parte della tenuta Vaccari e adibito a sito per eventi: l'ala padronale di questo edificio (voluto da Paolo Spinola nel 1687, progettato dall'architetto Giuseppe Quadrio e adattata a residenza estiva dalla famiglia Vaccari e dai suoi discendenti) ha ospitato per circa un secolo le monache di clausura appartenenti all'ordine delle Carmelitane. Fa parte del sistema dei "Castelli Aperti" del Basso Piemonte.
Alcune stanze custodiscono affreschi religiosi d'epoca del già citato Tavarone e oggetti d'arredamento, a testimonianza di un vissuto che si rinnova nel quotidiano con la presenza degli ospiti.
In località Rosano, la chiesa di S. Maria, risalente al XIII secolo, è quanto resta di un antico convento francescano. Rimaneggiata nel XVII secolo, conserva nella cripta le tombe di dodici esponenti della famiglia Spinola, tra cui l'Ambrogio Spinolagovernatore di Milano all'epoca dei fatti narrati nei Promessi Sposi.