Cagno sorge sulle colline prealpine che delimitano la Valmorea, la vallemorenica attraversata dal fiume Lanza. Il territorio del paese è ancora in buona parte occupato da boschi, prati e campi coltivati, tanto da poter tutt'oggi contare la presenza di alcune aziende agricole.
Non è comunque mancato negli ultimi decenni lo sviluppo di una zona industriale attiva e funzionante.
Origini del nome
Cagno potrebbe derivare da quello di una gens romana, i Canius.
Secondo altre ipotesi, toponimo avrebbe un richiamo al cane, in dialetto locale cagn.
L'ipotesi più quotata sostiene che il nome deriverebbe da cuneatum, cuneus, ovvero un cuneo che si spinge verso la valle.
Storia
Le ricerche su Cagno hanno portato a risalire il corso della storia fino all'età romana. A quest'epoca risale infatti la tomba rinvenuta nel 1976 sul suolo cagnese e ora conservata all'interno del cimitero.
Molte informazioni storiche giungono anche dalle opere architettoniche presenti sul territorio. All'epoca longobarda sembra risalire la fondazione della chiesa di San Giorgio (a fianco della quale sorge tuttora il campanile in stile romanico perfettamente conservato nei secoli) e del primo nucleo della parrocchiale di San Michele, allora situata all'interno del castrum, nucleo del paese costituito da corti chiuse e strette tra loro, corrispondente all'attuale zona di Piazza Castello. E ancora va ricordata la cappella di San Rocco, eretta probabilmente a cavallo tra 1400 e il 1500.
Il periodo comunale caratterizzato dalle guerre tra Como e Milano vede Cagno dalla parte dei lariani[5], anche con personaggi a cavallo tra storia e leggenda, primo fra tutti Pierino da Cagno, al quale si ispira anche lo stemma comunale.
Nel XV secolo il territorio di Cagno fu infeudato alla famiglia Odescalchi.[5]
Nel 1652, Cagno e Concagno figuravano tra i territori messi all'asta dal governo spagnolo dello Stato di Milano per finanziare le spese militari di Filippo IV. All'asta partecipò anche la città di Como, interessata ad evitare che questi e altri territori delle pievi di Uggiate, Fino e Zezio finissero nelle mani di terzi che, in virtù dei diritti feudali concessi al vincitore dell'asta, avrebbero potuto sottrarre gli abitanti di tali territori all'obbligo di versare tasse alla stessa città.[6]
Il "comune de Cagnio" e la chiesa di San Michele, la quale risulta sede di una parrocchia già dalla fine del XVI secolo, sono attestati all'interno della pieve di Uggiate già nella prima metà del Trecento.[7][8] Sempre inserito nella stessa pieve fino al termine del XVIII secolo,[9] nel 1751 il territorio comunale di Cagno risultava estenersi anche i cassinaggi di “Cassina delle Cioche di San Giorgio” e “Molino del Trotto”.[7]
Lo stemma e il gonfalone del Comune di Cagno erano stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 26 novembre 1957.[15]
«Di rosso, a due spade d'argento, guarnite d'oro, poste in croce di Sant'Andrea, accompagnate in capo da un elmo d'argento, posto di profilo, piumato d'azzurro. Ornamenti esteriori da Comune.»
La composizione dello stemma era ispirata al leggendario Pierino da Cagno.
Il gonfalone era un drappo partito di rosso e di bianco.[16]
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture religiose
Da segnalare sul territorio la presenza di numerosi edifici di culto, importanti anche dal punto di vista storico e artistico.
Chiesa di San Giorgio con annesso campanile romanico databile al Mille[17] e numerosi affreschi[18]. Costruita nel XI secolo, la chiesa fu rimaneggiata nei secoli XII[19] e XVIII.[17] Ogni anno, all'inizio di settembre, l'area nei pressi della chiesa ospita la tradizionale festa paesana della Madonna del Ciuchée.
Chiesa di San Michele Arcangelo, dedicata al patrono del paese (festeggiato il 29 settembre) e vecchia parrocchiale[20].
Caratteristiche: il parco è caratterizzato dall'ampio territorio costituito prevalentemente dalla valle in cui scorre il torrente Lanza, che dal confine italo-svizzero si immette poi in località Folla di Malnate nel fiume Olona e lungo il quale sorgono testimonianze storiche e di archeologia industriale quali mulini ad acqua e antichi nuclei industriali. Altre caratteristiche sono zone umide, ampie zone di interesse agricolo-forestale, sentieri e viabilità campestre, sistema idrografico di terrazzamento; elementi di architettura rurale storica, luoghi di culto e interesse culturale.
I suoi abitanti vengono chiamati anche "àsan", cioè asini.[30] Questo soprannome nasce a causa di una leggenda secondo la quale i cagnesi un giorno, vedendo che cresceva dell'erba sul campanile del paese, decisero di far salire in cima ad esso, per mezzo di una carrucola, un asino legato a una corda, affinché mangiasse l'erba che era cresciuta. Tuttavia le cose non andarono come gli abitanti di Cagno avevano sperato, perché l'asino, che era stato legato per il collo, morì strozzato prima di arrivare in cima e "ripulire" il campanile.
La leggenda vuole che i cagnesi chiamarono poi gli abitanti dei paesi limitrofi per cucinare e
mangiare l'asino: arrivarono quindi, in successione, gli abitanti di:
Caversaccio (frazione di Valmorea), che macellarono l'asino, da cui il soprannome di tali abitanti Peraa (che significa scuoiatori);
Bizzarone, che portarono il carbone per far cuocere l'asino, da cui il soprannome di tali abitanti Carbunàtt;
Casanova (frazione di Valmorea), che divorarono buona parte dell'asino, da cui il soprannome di tali abitanti Goss (che significa ingordi);
Binago, che invece di mangiare l'asino direttamente in loco, riempirono i grembiuli con più carne possibile e la portarono a casa, da cui il soprannome di tali abitanti Scusarìtt (che significa grembiulini);
Albiolo, che – essendo giunti in ritardo – trovarono solo pochi resti e vi si buttarono sopra come corvi, da cui il soprannome di tali abitanti Curbàtt (che significa appunto corvi);
Rodero, ultimi, che non trovarono nulla e tornarono a casa a bocca asciutta, da cui il soprannome di tali abitanti Rabiaa (che significa arrabbiati).
Galleria d'immagini
Panorama di Cagno
Panorama di Cagno
Chiesa "nuova" di San Giovanni Paolo II
Chiesa di San Giorgio
Campanile della chiesa di San Giorgio
Grotta della chiesa di San Giorgio
Cappella di San Rocco
Affresco nella cappella di San Rocco
Note
Esplicative
^Per il dialetto comasco, si utilizza l'ortografia ticinese, introdotta a partire dal 1969 dall'associazione culturale Famiglia Comasca nei vocabolari, nei documenti e nella produzione letteraria.
Bibliografiche
^Dato Istat - Popolazione residente al 30 settembre 2018.