Borsalino Giuseppe e Fratello è un'azienda manifatturiera italiana fondata nel 1857 con sede ad Alessandria. All'azienda si deve la creazione di numerosi modelli iconici di cappelli da uomo e da donna contraddistinti dal marchio Borsalino[1][2].
L'azienda è in procedura fallimentare dal 18 dicembre 2017; il marchio è utilizzato da una nuova società, la Haeres Equita, che ha preso in affitto il ramo d'azienda dal 2015 garantendo la prosecuzione dell'attività anche successivamente alla dichiarazione di fallimento.[3] Nel luglio 2018 la Borsalino è stata acquisita all'asta fallimentare proprio dalla Haeres Equita[4].
Con il trattato di Utrecht Alessandria passò dal Ducato di Milano al Regno di Sardegna. Nei decenni successivi assunse una nuova connotazione con una forte impronta di difesa militare. In questo nuovo assetto politico-militare, grazie alla sua posizione geografica, alla tradizionale vocazione commerciale si affiancarono la produzione agricola e quella manifatturiera.
Fino agli anni trenta dell’ottocento i cappellai alessandrini occupavano uno spazio modesto nel panorama artigianale alessandrino, non superando le ventiquattro realtà manifatturiere durante il periodo napoleonico. Tuttavia, rivestivano un ruolo importante relativamente alla ricchezza complessiva del territorio: nell'anno 1810 tra i sette più ricchi manifatturieri della città tre erano cappellai. Tra questi Luigi Bernabè, figlio di Giuseppe, che proseguì l'attività paterna e nel 1845 impiegava 45 operai. Tra gli operai di Bernabè lavorava Sebastiano Camagna, marito di Angela Bernabè, sorella di Luigi. Sebastiano deciderà di mettersi in proprio aprendo un cappellificio che ospiterà un giovane Giuseppe Borsalino alle prime esperienze di lavoro.
Giuseppe e Teresio Borsalino
Il 4 aprile 1857Giuseppe Borsalino avviò in via Schiavina ad Alessandria un laboratorio specializzato nella produzione di cappelli in feltro. Il laboratorio crebbe fino a diventare industria, e nel 1888 l'azienda si trasferì nella nuova manifattura di corso Cento Cannoni, progettata da Arnaldo Gardella.
La Borsalino produceva 2 500 cappelli al giorno, e il Grand Prix, un importante attestato di qualità vinto all'Esposition Universelle di Parigi del 1900, diffuse la fama del marchio in tutto il mondo[5][6].
La successione di Giuseppe Borsalino fu complicata: l'erede designato Teresio Borsalino[7] venne osteggiato dal cugino Giovanni Battista, figlio di Lazzaro, fratello e socio di Giuseppe, che inaugurò una nuova fabbrica di cappelli utilizzando il nome di famiglia[8].
Borsalino Antica Casa e Borsalino Fu Lazzaro si fecero la guerra ingaggiando i migliori illustratori dell'epoca: Giorgio Muggiani, Gino Boccasile e Marcello Dudovich realizzarono manifesti che fecero la storia della pubblicità. Dopo anni di dure battaglie commerciali la spuntò Teresio e il nome Borsalino tornò ad essere uno solo[9].
Con rogito del 22 dicembre 1905 si costituì in Alessandria una nuova società denominata “Antica casa Borsalino Giuseppe e fratello Fabbrica di Cappelli in Alessandria fondata nel 1857” avente per scopo sociale l’acquisto e l’esercizio degli stabilimenti dell’Antica Casa Borsalino fondata nel 1857. Alla vigilia della prima guerra mondiale Borsalino produceva annualmente circa 2 000 000 di cappelli e dava impiego a oltre 2 500 dipendenti, rappresentando una notevole risorsa nell'economia della città piemontese. La produzione dei cappelli di qualità imponeva l'uso esclusivo di feltro di pelo di coniglio che influì positivamente sull'economia rurale che vide l'affermarsi di allevamenti domestici, in genere affidati alle donne e ai ragazzi.
All'estero il marchio si diffuse ovunque, conquistando i mercati più importanti: quello britannico e tradizionale della City londinese, con le bombette a marchio Borsalino, ma soprattutto quello statunitense, dove i cappelli prodotti ad Alessandria vennero adottati dallo starsystem hollywoodiano.[10][11][12]
Nel 1939 la ditta aveva una produzione giornaliera di circa 3000 cappelli e quindi era retrocessa ai livelli del primo novecento. Il ridimensionamento coincise con l'inizio della caduta in disuso dei copricapi formali.
Da Teresio Usuelli agli anni 2000
Alla morte di Teresio Borsalino, che guidò l’azienda dal 1900 al 1939, gli subentrò Teresio Usuelli, nipote di Rosa Borsalino, sorella di Giovanni. Quest’ultimo guidò l’azienda fino al 1979, quando gli succedette Vittorio Vaccarino, nipote di Paola Borsalino, sorella del senatore Teresio. Nei primi anni novanta la Borsalino fu acquistata dalle famiglie Gallo e Monticone di Asti e la produzione venne trasferita in un nuovo stabilimento a Spinetta Marengo. Nel 1997 fu acquistato lo storico cappellificio Sabino d’Oria e figli di Lecce e costituita la Borsalino Sud. Nel 1998 venne costituita la Borsalino America Inc. e nel 2007 la Borsalino Japan[13].
Nonostante i cambi di proprietà, la situazione andò via via peggiorando; neppure il tentativo di utilizzo del marchio in altri settori, come profumi[14], occhiali[15], abbigliamento[16], caschi[17], orologi[18] e gioielli è riuscita a evitare la richiesta di concordato preventivo con la società coinvolta nel crac finanziario da 3 miliardi di euro dell'imprenditore Marco Marenco[19].
La procedura è stata poi trasformata nel 2016 in "concordato in continuità" e l'azienda viene da allora gestita da Haeres Equita, fondo partecipato da investitori italiani e stranieri[20][21][22] con presidente esecutivo l'imprenditore italo-svizzero Philippe Camperio.
Nel 2017, in occasione del 160º anniversario aziendale, il Ministero dello Sviluppo Economico ha riconosciuto Borsalino tra le Eccellenze del sistema produttivo, dedicandole un francobollo del valore di 0,95 €.[23][24]
Il 18 dicembre 2017 il Tribunale fallimentare di Alessandria ha respinto una seconda richiesta di concordato preventivo e ha decretato il fallimento della Borsalino Giuseppe e Fratello Spa.[25][26]
Haeres Equita, titolare di un contratto d'affitto di ramo d'azienda, garantisce la continuità delle attività per ciò che riguarda produzione, promozione e distribuzione delle collezioni Borsalino, mantenendo la manifattura e i dipendenti ad Alessandria.[27] Il 12 luglio 2018, all'asta guidata dai curatori fallimentari, Haeres Equita si è aggiudicata per 6,4 milioni di euro la Borsalino con lo stabilimento di Spinetta, 130 contratti di lavoro e i diritti delle nove boutique di vendita al dettaglio.[4]
La produzione
La manifattura Borsalino è rimasta negli anni fedele a un processo produttivo che, tramandato di generazione in generazione, rappresenta il valore culturale dell'azienda. I cappelli continuano a essere prodotti ad Alessandria coniugando prospettiva industriale e spirito artigianale. Per i modelli in feltro, creati a partire dalle fibre di pelo, sono necessari più di 50 passaggi manuali e 7 settimane di lavorazione; la realizzazione dei modelli in paglia, intrecciati manualmente, può richiedere fino a 6 mesi per ogni singolo cappello.[28][29]
Nel 2016 la regista indipendente Enrica Viola ha dedicato un documentario al rapporto fra Borsalino e Alessandria, Borsalino City[34][35][36], che è stato presentato ai festival cinematografici di Torino, Barcellona e Melbourne.
Tavola genealogica di base dei cappellai alessandrini
Su iniziativa del Comune di Alessandria e della Borsalino S.p.A. nella primavera del 2006 è stato inaugurato un museo per ricordare le varie fasi storiche che hanno caratterizzato l'industria del cappello Borsalino.
Collocato nella storica Sala Campioni del Palazzo Borsalino, il Museo del cappello Borsalino[38][39] comprende i campioni di tutti i copricapo prodotti dallo stabilimento a partire dal 1857, anno di fondazione, sino ai nostri giorni. L’esposizione (estremi cronologici: 1857 - 2000)[40] propone ai visitatori circa 2 000 cappelli delle più diverse forme e colori esposti negli storici armadi in stile Chippendale disegnati da Arnaldo Gardella. Sono stati catalogati e scelti gli oggetti che hanno segnato le fasi della produzione, con la consapevolezza e l'intento di tutelare negli anni la storia, il patrimonio estetico e culturale dell’azienda.
Nel 2017 il museo è stato chiuso in attesa di trasferimento[41].
Il 4 aprile 2023, nel 166º anniversario della fondazione della manifattura, è stato inaugurato il nuovo "Borsalino Museum". Ospiti d'onore sono stati Anthony e Paul, rispettivamente figli di Alain Delon e Jean-Paul Belmondo protagonisti del film iconico Borsalino[42][43].
^Nel 1906 venne dunque fondata la “Società in accomandita G.B. Borsalino fu Lazzaro e C.“. Con rogito del 1 marzo 1925, l’accomandita si trasformò in anonima e successivamente, dopo un lungo periodo di crisi industriale, il 23 maggio 1933, Giovanni Battista Borsalino conferì l’azienda industriale da essa gestita in Alessandria alla “Società Feltro. Fabbrica Italiana di Cappelli” costituita ad hoc per esercirne gli stabilimenti. Per riflesso, con deliberazione del consiglio del 23 maggio 1933, la “Società Feltro. Fabbrica Italiana di Cappelli” deliberò di acquistare gli impianti, il nome ed i marchi della Società anonima G.B. Borsalino fu Lazzaro e C. per l’importo di 4 500 000. Nello stesso giorno, nel corso di un’assemblea straordinaria, dopo aver ratificato gli accordi intervenuti e già consacrati nell’atto di concentrazione a rogito dott. Guasti del medesimo giorno, la Società Feltro deliberò di modificare la propria ragione sociale assumendo quella di “GB. Borsalino fu Lazzaro & C. Fabbrica Italiana di Cappelli”. Infine con rogito Guasti del 19 giugno 1937, la “Società Anonima G.B. Borsalino fu Lazzaro & C. Fabbrica Italiana di Cappelli” cedette alla “Società Anonima Antica Casa Borsalino Fabbrica di Cappelli in Alessandria fondata nel 1857 tutta l’azienda. L’assemblea della società concentrata ria, in data 30 giugno 1937, ratificando l’operato del Consiglio, ne deliberava lo scioglimento senza dar luogo a liquidazione, non avendo più la Società passività da sistemare ed essendo l’attivo interamente liquido. Con tale deliberazione, la Società Anonima “G.B. Borsalino fu Lazzaro & C. Fabbrica Italiana di Cappelli venne estinta. SIUSA/1.
^Come si crea un cappello Borsalino?, su Samsung | Maestros Academy. URL consultato il 3 ottobre 2017 (archiviato dall'url originale il 3 ottobre 2017).
Luciano Ciravegna, I cappelli del Senatore, Alessandria, Comune di Alessandria, 2003.
Alberto Ballerino, L'altra Borsalino, in Rassegna Economica della Provincia di Alessandria, n. 2, Alessandria, Camera di Commercio della Provincia di Alessandria, 2006, pp. 39-45.
Alberto Ballerino, La storia nel cappello - Alessandria e il Museo Borsalino, in Rassegna Economica della Provincia di Alessandria, n. 3, Alessandria, Camera di Commercio della Provincia di Alessandria, 2006, pp. 31-34.
Andrea Montanari, Borsalino dice addio all'abbigliamento uomo, su mffashion.com, 5 maggio 2009. URL consultato il 27 ottobre 2017 (archiviato dall'url originale il 27 ottobre 2017).
Orologi Collezione BORSALINO, su ilblogdegliorologi.com, 18 maggio 2008. URL consultato il 27 ottobre 2017 (archiviato dall'url originale il 27 ottobre 2017).