Via della mano sinistra e via della mano destra sono due locuzioni che si riferiscono a una dicotomia tra due opposte filosofie, presente nella tradizione esoterica occidentale, che si estende su diversi gruppi coinvolti nell'occulto e nella magia cerimoniale. In alcune definizioni, il sentiero della mano sinistra è identificato con la magia nera, quello della mano destra con benevola magia bianca.[3]
Origine del termine
Questa terminologia venne introdotta in Occidente nel XIX secolo per opera dei teosofi e fa la sua prima comparsa negli scritti di Helena Blavatsky,[4] sebbene la sua simbologia risalga ad antichissime tradizioni sapienziali: in Occidente apparteneva infatti alla Ypitagorica, raffigurante una strada o un tronco che si divide in una biforcazione tra due sentieri di destra e di sinistra, due scelte dalla valenza morale alternativa: quella di destra conduceva alla virtù, quella di sinistra invece al vizio e alla perdizione, o comunque alla tentazione.[1]
Il significato pitagorico della Y era conosciuto anche da Virgilio, secondo la testimonianza di Servio, un commentatore dell'Eneide,[5] il quale ne attribuisce la tipica forma biforcuta al ramo d'oro ricercato da Enea, che gli consentirà la discesa nell'oltretomba Averno.[6]
La via teosofica delle due mani intendeva rifarsi inoltre alla filosofia indiana, in particolare a quelli che nel tantrismo sono chiamati Vama Marga e Dakshina Marga, ossia gli approcci rispettivamente alla mistica e alla sadhana, apparentemente differenti per metodologia e morale, la cui meta ultima tuttavia è la stessa: la Moksha, ossia la liberazione dalla sofferenza.[8][9][10]
Tale rilettura occidentale, dove il concetto di "sinistra" (vama, dal sanscrito) è stato inteso come «il Male»,[4] è stato poi ripreso da altri autori quali l'esoterista Aleister Crowley, Dion Fortune, Arthur Edward Waite e il contemporaneo Kenneth Grant, che ne hanno rielaborato il significato in maniera più o meno simile al concetto originale indiano, trasformandolo così in un termine che, alla lunga, ha preso una sua indipendenza totalmente svincolata dal tantra e varia a seconda di chi ne parla.
Via della mano destra
Nella rilettura magica teosofica, la via della mano destra (o via longa, anche nota con l'acronimo VMD, o RHP dall'inglese Right Hand Path, contrapposta a quella della mano sinistra) è ritenuta la forma più sicura ed elevata di magia con cui innalzarsi al divino, sebbene sia più lunga e richieda tempo e costanza per essere percorsa.[11] Essa comprende le pratiche e i rituali comuni ai maggiori gruppi religiosi, seguendo linee definite di codice morale ed etico.
Alcuni esempi di metodi della mano destra sono i seguenti:[11]
Rispetto del libero arbitrio altrui e di ogni forma di vita;
Fiducia e apertura verso le indicazioni di angeli e spiriti guida.
La natura superiore della via della mano destra è significativamente evidenziata da Gesù Cristo nella sua ammonizione: «Quando fai l'elemosina, non sappia la tua mano sinistra ciò che fa la tua destra».[12]
Sulla base degli insegnamenti cristiani, le posizioni della destra rappresentano la via sicura e collaudata del «Bene», essendo la destra la via «retta» e «giusta» per antonomasia,[13] e anche in politica esse saranno identificate, sin dai tempi della rivoluzione francese, con quelle del mantenimento dell'ordine e della buona tradizione.[14]
In alchimia la via della mano destra corrisponde alle qualità della cosiddetta «via umida», basata sull'acqua,[15] sebbene questa sia maggiormente di natura lunare.[16]
Via della mano sinistra
I due lati della mano sinistra, raffigurati nel Compendium about magic (1775)
Nella rilettura teosofica la via della mano sinistra (o via brevis, anche conosciuta con l'acronimo VMS, o all'inglese LHP da Left Hand Path, contrapposta a quella della mano destra) costituiva il percorso cosiddetto «delle acque corrosive»,[17] cioè un insieme di pratiche, anche di natura violenta, per indurre una rapida evoluzione della coscienza.
Pur trattandosi di un sentiero molto più breve e veloce rispetto a quello di destra, espone chi lo segue a svariati pericoli, anche letali, per la sua salute fisica e mentale, o per il rischio di venire sopraffatti da forze troppo grandi da gestire.[11]
Comprende infatti metodi capaci di suscitare stati repentini di autocoscienza che, senza una lunga e adeguata preparazione, l'organismo non è in grado di sostenere.[18]
Per questo la via della mano sinistra è stata generalmente associata al satanismo e alla magia nera, sebbene tale identificazione sia solo parzialmente giustificabile, poiché il sentiero di sinistra si rivela molto utile se praticato sotto la guida di maestri e sciamani evoluti.[11]
Alcuni esempi di percorsi della mano sinistra sono i seguenti:[11]
I seguaci della via della mano sinistra in Occidente usano solitamente il simbolo del capro o Bafometto, attribuendogli però significati differenti da quello tradizionale alchemico e dalle simbologie che Eliphas Lévi attribuiva al suo becco.[20]
Secondo la dottrina tantrica ripresa da Julius Evola, la via della mano sinistra sarebbe l'unica percorribile dall'uomo contemporaneo nell'epoca di decadenza attuale detta del kali yuga.[21]
In alchimia essa corrisponde alle qualità della cosiddetta «via secca», basata sul regime del fuoco,[15] sebbene questa sia più di natura solare.[16]
Note
^abcChristiane L. Joost-Gaugier, Pitagora e il suo influsso sul pensiero e sull'arte, trad. it. di P. Faccia, pag. 257, Arkeios, 2008.
^Martin Rua, Napoli esoterica e misteriosa, § 5, Newton Compton, 2015.
^Dave Evans, The History of British Magick after Crowley, pag. 152, Hidden Publishing, 2007
^Servio Mario Onorato, Commento all'Eneide, 6, 136, in Servii Grammatici qui feruntur in Vergilii Carmina commentarii, a cura di George Thilo e Hermann Hagen, 3 voll., Lipsia, 1881-87.
^Marcel Gauchet, Storia di una dicotomia. La destra e la sinistra, Anabasi, Milano 1994, p. 10; Dino Cofrancesco, Destra e sinistra, Il Basilisco, Genova 1981, pp. 30 e 31; Stefano Sissa, La “destra” come categoria antropologico-culturale. Per la preistoria di un concetto politico, in Scienza & Politica. Per una storia delle dottrine, anno XXII, n. 42, Bologna gennaio-luglio 2010, pp. 81-101 (pp. 91-92)
^Salvatore Brizzi, La Porta del Mago. La magia come via di liberazione, parte III, Anima edizioni, 2009.
^Così ad esempio Abraxa, un membro del Gruppo di UR, metteva in guardia dal ricorso a queste pratiche: «[...] potrai eventualmente usare con frutto, come ausiliaria, qualche acqua corrosiva, espressione alchemica per i metodi violenti (sostanze tossiche, uso di vino e di sesso, sospensione del respiro, ecc.); attaccando la compagine naturale, esse daranno al nucleo fisso ed atto già costituito una possibilità di espandersi, di più energicamente irrompere – ma se tale nucleo invece non fosse già costituito, esse per dissoluzione ti condurrebbero non sopra, ma sotto la condizione da cui sei partito» (Abraxa, La triplice via, in Introduzione alla magia, vol. I, pag. 62, a cura del Gruppo di Ur, Roma, Mediterranee, 1987).
^Nel romanzo Brida di Paulo Coelho, ad esempio, si fa cenno esplicitamente ai due divergenti e contrapposti percorsi di iniziazione alla magia, sebbene diretti entrambi a un medesimo fine, denominati «Tradizione del Sole» e «Tradizione della Luna» (Paulo Coelho, Brida, § 1, traduzione di Rita Desti, Milano, Bompiani, 2008).