Nel corso del suo incarico da capogruppo ha dimostrato capacità organizzativa e gestionale, di saper conquistare la fiducia dei compagni di partito, oltre che il pregio di aver intrattenuto ottimi rapporti con tutti i suoi colleghi a Palazzo Madama, dal Partito Democratico fino alla Lega, con i quali ha lavorato bene nel governo giallo-verde[3][5][9][10], anche se non si risparmia da replicarli o attaccarli quando attaccano lui o il suo partito, com'è successo con Matteo Salvini o Matteo Renzi.[11][12]
Dopo la fine dell'esecutivo con la Lega, Patuanelli è stato fra i principali animatori e negoziatori del passaggio del Movimento 5 Stelle alla coalizione con il Partito Democratico e Liberi e Uguali, venendo designato il 4 settembre da Giuseppe Conte, rimasto alla guida dell'esecutivo, come ministro dello sviluppo economico[2]. Il giorno della sua designazione ha ribadito la continuità nella gestione del suo predecessore.[13]
Durante la crisi di governo del governo Conte II innescata da Matteo Renzi e la sua Italia Viva, viene considerato sui giornali, per le caratteristiche di essere ben visto da un largo ventaglio di forze politiche presenti in Parlamento, per sostituire Giuseppe Conte alla guida dell'esecutivo, ma lo stesso Patuanelli è intervenuto in prima persona affermando: «Pensano di poterci usare contro Conte, ma si sbagliano».[5]
Nel corso del primo Consiglio dei ministri in cui Patuanelli presenzia, il governo approva su sua iniziativa il decreto che affida alle autorità statali il "golden power" nelle operazioni concernenti i rami strategici del settore tecnologico.[3]
Le azioni principali adottate nel suo mandato sono state il Piano Nazionale Transizione 4.0, giudicato come evoluzione e miglioramento del vecchio piano Industria 4.0[21], il cosiddetto "Superbonus 110%" sulle ristrutturazioni edilizie come misura strutturale[22] seppur con un décalage a seconda dell'effettivo tiraggio degli incentivi[23] (che nella versione originale all'art.119 del Decreto Rilancio sarebbero dovuti finire nel dicembre 2021[24]), la riforma del Fondo Centrale di Garanzia per le PMI, che ha rilasciato oltre 200 miliardi di Euro di garanzia statale ai prestiti delle imprese[25], e la riduzione dei tavoli di crisi del ministero passati da 150 a 99.[3]
All'interno dell'esecutivo Patuanelli si caratterizza tra i ministri politici con rapporti distanti, o addirittura in divergenza, dal premier Draghi, per via degli screzi avuti con alcuni provvedimenti come quello del Superbonus 110%, oltre per essere considerato un uomo di massima fiducia di Giuseppe Conte.[26]
Risposta alla direttiva Ue
Dopo l’avvio della procedura di infrazione da parte dell’Unione europea contro l’Italia, per non aver recepito entro il 1º maggio 2021 le norme comunitarie che vietano sedici pratiche commerciali sleali utilizzate dai grandi acquirenti nella filiera della catena alimentare, propone, assieme alla collaborazione del Ministro degli Affari esteri Luigi Di Maio, un decreto legislativo che recepisce la direttiva Ue 2019/633, che viene approvato in Consiglio dei ministri, adeguamento molto atteso e sollecitato da Coldiretti[27]. Il decreto riguarda i ritardi nei pagamenti e annullamenti di ordini dell’ultimo minuto per prodotti alimentari deperibili, passando per le modifiche unilaterali o retroattive dei contratti e il rifiuto di quelli scritti, fino al divieto di pagare al di sotto dei prezzi di produzione.[27]
In vista sia della candidatura a patrimonio UNESCO assieme a Napoli, che dei rincari delle materie prime e dell'energia con un aumento dei costi del 40%, sostiene la filiera del caffè di Trieste, anche perché la filiera gioca un ruolo cardine con il suo porto, il primo porto commerciale del caffè da sempre, proponendo come soluzione l'accompagnamento strutturale delle imprese ad autoprodurre l'energia che consumano e spostare gli oneri di sistema dalla bolletta alla fiscalità generale, oltre al bisogno di sganciare il costo dell'energia elettrica dal gas.[29][30]
Da ministro delle politiche agricole, si è occupato del percorso di attuazione del PNRR per i nuovi bandi destinati al settore dell'agricoltura, con la disponibilità economica di 1 miliardo e 200 milioni per i contratti di filiera[31][32]. Inoltre si è occupato di proporre cinque eco schemi, di cui uno importante dal punto di vista della tutela della biodiversità, ossia degli insetti impollinatori, sulle piante mellifere, con una densità economica bassa nel Piano strategico nazionale (Psn) e nell’ambito della nuova Politica agricola comune (PAC).[33]