Fiorentino di nascita, era figlio di Guido dei Salterelli e fratello di Lapo, giudice e uomo politico giudicato corrotto da molti suoi contemporanei, tra cui Dante Alighieri che lo cita nella sua Divina Commedia (Pd. XV, 128). Appartenente all'Ordine dei frati predicatori, per cui svolse l'attività di procuratore generale e fondò un ospedale nei pressi di Montelupo Fiorentino, Simone fu consacrato vescovo di Parma nel 1316 e vi rimase fino al 1323, quando fu promosso arcivescovo di Pisa. Allontanato dalla sede toscana nel 1328 ad opera di Ludovico il Bavaro, che impose lo pseudo-arcivescovo Gherardo Orlandi, vi fece ritorno sei anni più tardi. Morì nel 1342.
Il Setaioli[1] lo annovera tra i beati della città toscana e ricorda che fu "per la straordinaria affetione fattosi chiamare Pisano". Fu amico intimo dello scrittore e religioso Bartolomeo da San Concordio[2].
Giuseppe Setaioli, Historie dell'antichissima città di Pisa..., Pisa, 1650.
Angelo Fabroni, Memorie Istoriche di più illustri uomini pisani, Pisa, Ranieri Prosperi, 1790-1792.
Pius Bonifacius Gams, Series episcoporum Ecclesiae catholicae quotquot innotuerunt a beato Petro apostolo, Leipzig, Hiersemann, 1931.
Ersilia Masetti, Le Costituzioni sinodali di Simone Saltarelli, arcivescovo di Pisa (1323-1342), tesi di laurea, Pisa, Università degli Studi, anno accademico 1964-65.
Michele Luzzati, Simone Saltarelli arcivescovo di Pisa (1323-1342) e gli affreschi del maestro del Trionfo della Morte, Pisa, Scuola Normale Superiore, 1988.
Giancarlo Petrella, L'officina del geografo, Milano, Vita e Pensiero, 2004.